Champions League, andata ottavi di finale: Juventus – Tottenham 2-2

di Luca Rossi


 Una Juventus decisamente poco brillante si fa sovrastare tatticamente e atleticamente dal Tottenham che riesce a recuperare due gol di svantaggio


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]F[/mks_dropcap]inalmente allo Juventus Stadium si torna a respirare l’atmosfera dell’Europa che conta. L’avversaria della Juventus è il Tottenham, quinta in Premier League ma sorprendente vincitrice del girone di Champions League in cui ha superato la concorrenza di APOEL, Borussia Dortmund e soprattutto Real Madrid. Allegri deve fare i conti con una serie di assenze per infortunio tra cui spiccano Dybala, a breve in gruppo, e Matuidi  ai quali si aggiungono Cuadrado, Barzagli e Lichtsteiner. Nei giorni pre-partita si è discusso su quale schema avrebbe deciso di adottare Allegri e su chi sarebbe capitata l’incombenza di sostituire Matuidi nel centrocampo a tre. Il tecnico livornese però sorprende un po’ tutti schierando, almeno sulla carta , il vecchio 4-2-3-1. Buffon in porta; De Sciglio, Benatia, Chiellini e Alex Sandro nel pacchetto arretrato; Khedira e Pjanić nel doble pivote; Bernardeschi, Douglas Costa e  Mandžukić a sostegno di Higuaìn. Pochettino risponde con uno dei moduli d’ordinanza che è speculare a quello bianconero. Lloris in porta; difesa a 4 con (da destra a sinistra) Aurier, Sanchez, Vertonghen, Davies; Dier e Dembélé  nella mediana a due; Eriksen, Dele Alli e Lamela a supporto dell’incontenibile Kane.

La Juventus inizia nella migliore maniera possibile il match andando in vantaggio dopo poco più di un minuto di gioco grazie a uno schema su punizione ottenuta in seguito a un pressing ben effettuato che ha permesso un recupero alto da pallone. Da apprezzare l’eccellente coordinazione di Higuaìn nel girarsi trovando l’impatto ottimale col pallone. Questo gol mette ovviamente in discesa la gara per i bianconeri e nei minuti appena seguenti la realizzazione è possibile individuare come i due allenatori hanno deciso di impostare la partita. Il Tottenham attua un pressing con marcature orientate sull’uomo interpretato con grande intensità e aggressività. Particolarmente aggressiva è la marcatura sul centrale di centrocampo a cui viene destinato il pallone e molto spesso sia Pjanić ma soprattutto Khedira si fanno anticipare e concedono agli avversari un recupero alto del pallone.

Pressing a uomo e Khedira sovrastato

Gli Spurs inoltre esercitano costantemente una tattica di riaggressione non appena viene perso il pallone in modo tale da non permetterne mai alla Juventus una gestione sicura e tranquilla. In fase di difesa posizionale (che in realtà nel corso della partita il Tottenham non si troverà quasi mai a interpretare) gli inglesi si posizionano col 4-4-2 con Eriksen e Lamela che si sistemano sulla linea dei centrocampisti. In fase di possesso Dembélé  riceve palla tra i due centrali con i terzini che si allargano e talvolta lo stesso Eriksen abbassa il suo raggio d’azione per ricevere e aiutare la costruzione della manovra. Negli ultimi trenta metri è invece compito dei trequartisti muoversi tra le linee e in particolare trovare spazio negli half spaces in maniera da poter mettere in difficoltà la retroguardia bianconera.

La Juventus nei minuti che intercorrono tra il primo e il secondo gol risponde con un pressing abbastanza alto per impedire una costruzione dell’azione troppo semplice agli avversari a cui si affianca il 4-4-2 di difesa posizionale con Bernardeschi e Mandžukić a posizionarsi sulla stessa linea di Khedira e Pjanić. In fase di possesso già in questi minuti si evince la fatica della Juve a uscire in maniera pulita palla terra a causa dell’aggressività e della densità avversaria sul lato palla. È da notare la posizione di Douglas Costa che occupa la zona di centro sinistra e molto spesso abbassa il suo raggio d’azione per aiutare in impostazione.

Douglas Costa fa da raccordo

La partita è senza dubbio intensa e la Juventus è brava a trovare il rigore intorno al minuto 8 dopo un’azione ben costruita proprio da Douglas Costa sul centrosinistra e Mandžukić. Higuain realizza, si va 2-0 e paiono essere posti i presupposti migliori in ottica passaggio del turno.

Da questo momento però la partita cambia radicalmente poiché il Tottenham  prende campo, ottiene il dominio quasi incontrastato del pallone (73% del possesso palla a favore degli inglesi nel primo tempo) e aumenta progressivamente la pressione sulla retroguardia bianconera. In particolare sale in cattedra Eriksen che con i suoi continui movimenti e grazie alle sue eccellenti qualità tecniche e di intelletto crea enorme confusione nello schieramento bianconero. Dall’altra parte la squadra di casa rinuncia pressoché totalmente a esercitare pressing e si affida a una continua fase di difesa posizionale. In quest’ultima fase all’inizio i bianconeri si schierano col 4-4-2 come da piano gara, ma col passare del tempo Mandžukić si abbassa sulla linea dei difensori e Costa lascia Higuain da solo in pressione per posizionarsi come quarto di sinistra a centrocampo.

Ben visibile il 5-4-1

La fase di difesa posizionale però non funziona perché il Tottenham dimostra innanzitutto un’invidiabile intensità ma soprattutto eccellenti capacità tecniche e tattiche che consentono di annullare il centrocampo bianconero e mettere in imbarazzo costantemente la difesa bianconera. In particolare incidono negativamente la totale libertà concessa a Dembélé palla al piede che molto spesso è libero di arrivare indisturbato quasi sulla trequarti e l’inesistente schermatura delle linee di passaggio operata nello specifico da Khedira. I bianconeri non riescono mai a consolidare il possesso palla una volta recuperata sia per il gegenpressing esercitato dagli avversari sia per errori nei passaggi. In quest’occasione non trova successo nemmeno l’alternativa del lancio su Mandžukić per poi conquistare la seconda palla. In questo “nuovo” contesto tattico il Tottenham macina gioco e crea occasioni soprattutto trovando spazio negli halfspaces.

Eriksen eccellente nel posizionarsi nell’half-space sinistro. Riceve solo, può girarsi, centrocampo assente. Kane andrà a colpo sicuro ma troverà Buffon sulla sua strada

Al minuto 35 arriva il gol per via di un Tottenham che recupera il pallone con la Juve in risalita per un contropiede e riesce a bucarla con una certa facilità trovando sostanzialmente tre giocatori liberi tra centrocampo e difesa.  Nonostante il gol subito la Juventus non riesce a trovare la reazione ma Douglas Costa con la sua eccellente qualità (nell’unica circostanza in cui funziona il lancio sul numero 17 bianconero) riesce a procurare un secondo rigore alla causa. Higuain sbaglia e si torna negli spogliatoi.

Dopo uno splendido e inaspettato avvio la Juventus permette in questo primo tempo al Tottenham di imporre il contesto tattico migliore per esprimere il suo gioco:  troppa libertà concessa a Dembélé e Eriksen in fase di impostazione; baricentro troppo basso e pressing pressoché nullo e quindi nessun tentativo di portare il Tottenham all’errore in costruzione; troppi errori nella gestione del pallone che hanno reso perfettamente funzionante il sistema di riaggressione del Tottenham; intensità decisamente inferiore rispetto agli Spurs; centrocampo sovrastato in cui l’assenza di Matuidi ha pesato tantissimo, conseguente uscita continua dei centrali sui trequartisti avversari e quindi destrutturazione della squadra in fase di difesa posizionale. Anche Douglas Costa (uno dei pochi positivi) in posizione centrale non rende poiché fa fatica a trovare spazio e non gli arrivano quasi mai palloni a causa del recupero immediato avversario.   Alla luce di questo quadro non aver realizzato il gol del 3-1 è senza dubbio un grosso rammarico.

Il secondo tempo inizia con gli stessi 22 che sono rientrati negli spogliatoi ma oltre ai giocatori, anche l’andamento del match non cambia per nulla. Il Tottenham fa la partita, trova spazio alle spalle del centrocampo  mentre la Juve lascia totalmente solo Higuaìn davanti che ovviamente da solo non può fare nulla in ripartenza. La sensazione è che i bianconeri riescano a offendere solo per azioni casuali che non rispondono a principi specifici con i quali eludere la tattica inglese. Tutto ciò ovviamente alimenta ancora di più la confusione e accresce le motivazioni e le convinzioni degli avversari che per tutto il secondo tempo non cedono un millimetro nell’esercitare il pressing. Qui la situazione su un fallo laterale. L’unica occasione rilevante la Juventus se la guadagna grazie a una sponda di Mandžukić, a un’ottima gestione del pallone di Higauìn che serve Bernardeschi il quale sbatte contro il muro Lloris. Al minuto 66 Allegri inserisce Bentancur al posto di Khedira nell’ottica di dare più frizzantezza ma soprattutto intensità a centrocampo. Il quadro della situazione però non cambia e il Tottenham 5 minuti dopo ottiene il pareggio su punizione. L’ultimo quarto d’ora che vede Sturaro al posto di Mandžukić non regala grosse emozioni e la partita si chiude sul 2-2.

Il risultato e le prestazione di questo match d’andata non sono senza dubbio positivi. In primo luogo vanno riconosciuti i grossi meriti del Tottenham che ha giocato da squadra forte e matura. Non si poteva pensare di passeggiare contro una squadra del genere. Allo stesso tempo la Juventus ha mostrato un’inconsistenza abbastanza preoccupante e perseverano anche dubbi di natura tattica dettati  dalla collocazione di Dybala e dall’imprescindibilità di Matuidi. Il passaggio del turno ovviamente non è compromesso anche perché gli inglesi hanno dimostrato una vulnerabilità difensiva di cui già eravamo a conoscenza. Sicuramente non sarà facile e sia atleticamente sia fisicamente servirà una prestazione di gran lunga superiore ma la Juventus è in grado di vincere a londra. Ora testa al campionato.

 

Share