Conte o Allegri? Io voto Agnelli

di Enry Ferrari


I meriti di Conte e i suoi limiti; il lavoro d’Allegri e la sua Juventus. Un capolavoro d’Andrea Agnelli.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap] o dico subito. Per me, come sempre, la verità sta nel mezzo.
Per onestà intellettuale, bisogna sottolineare che la Juve vincente di oggi è in gran parte il frutto del lavoro di Antonio Conte, capace di riportare a Torino mentalità, spirito e cultura del lavoro; fattori che tra festini, scazzottate e un mercato a base di Amauri, Diego e Felipe Melo, la Juventus aveva smarrito, procedendo verso un processo d’interizzazione che sembrava irreversibile. L’influenza dell’ex allenatore juventino è stata più pesante del lavoro della dirigenza, poiché personalmente ritengo che nel suo lavoro vada identificato l’autentico spartiacque: Conte ha persino costretto i dirigenti agli straordinari. Quando Conte parlò di ciclo finito, chiaramente si riferiva al proprio, perché, per il suo calcio, alcuni giocatori non riescono a reggere per più di tre anni ai livelli che richiede, e pretendeva la famosa rivoluzione dei 10 acquisti, rivoluzione che è stata poi posticipato di un anno.
Conte ha costruito, ha dato una nuova carriera a Buffon, Barzagli e Chiellini, valorizzato Bonucci, dato un ruolo a Pogba e Vidal, rigenerato Pirlo, trovato la giusta posizione ad Asamoah e Lichtsteiner, vinto da underdog e imbattuto con Matri e Quagliarella; Conte, a Torino, ha insegnato calcio sul “campo”, perché senza il “campo” questa sarebbe tutta un’ altra storia da raccontare.

Antonio, però, ha commesso degli errori, errori gravi. In primo luogo, di valutazione su alcuni calciatori (Ogbonna, giovinco e altri); inoltre, ha sbagliato la gestione del suo io, rimanendo calciatore e non allenatore nei rapporti con i suoi superiori, perché ad un certo punto non gli è bastato più essere il migliore,  ma voleva essere il capo; le sinistre similitudini con quanto successo a Bonucci non sono forse un caso.
Dello straordinario lavoro fatto sul campo ne ha beneficiato oggettivamente anche chi è venuto dopo, cioè uno dei tre allenatori più vincenti della storia della Juventus (assieme a Lippi e Trapattoni): il grandissimo merito di Allegri è stato quello di non cancellare Conte, ma di migliorarlo. Dovendo fare un lavoro, per me, molto più difficile del primo ha eliminato rigidità tattiche e mentali, donando così nuova linfa al gruppo, portato una mentalità più europea rendendo ancora più forti giocatori che sembravano al capolinea; in più, ha disteso gli animi completando l’iter formativo di una squadra che sapeva tutto di tattica, schemi e sacrificio, ma quasi nulla di fantasia, di 1 vs 1, di consapevolezza della propria forza e di come nel calcio i principi di gioco e le qualità tecniche siano più importanti di qualsiasi altra cosa. Allegri, sul campo, in tre anni ha cambiato la Juventus in meglio, perché i risultati, tanto cari anche a Conte, parlano chiaramente a favore di Max, capace inoltre di non bruciare un giocatore, valorizzando un importante lavoro della società con alcuni investimenti fatti. La Juventus ha sempre riconosciuto i meriti di Conte, ma ha anche dimostrato che Antonio si sbagliava.
Quindi Conte o Allegri? Beh la risposta è semplice: io scelgo Andrea Agnelli che ha saputo scegliere sempre l’uomo giusto al momento giusto, e nel calcio il tempismo è essenziale.

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