Sarri sì, Sarri no

Con le insistenti voci su Maurizio Sarri nuovo allenatore della Juventus, tutto il popolo bianconero si sta arrovellando sulle ragioni che porterebbero la dirigenza a scegliere un profilo come il suo, con pro e contro molto ben definiti. Noi abbiamo chiesto alla Redazione: Sarri sì o Sarri no?


Davide Terruzzi: no boh

Premessa d’obbligo. L’attesa messianica che si è creata attorno al tema “prossimo allenatore Juventus” con le smentite non forti e ufficiali (leggi comunicato) ha creato aspettative alte e qualsiasi nome che non sia quello di un top rischia di generare nel breve delusione e disillusione. Ho pochi dubbi sulla bontà del lavori di Sarri sul campo; lo ritengo un allenatore con idee forte e chiare, più in linea con le qualità dei giocatori attualmente a Torino, bravo ad aggiungere più dimensioni al suo gioco. Ho però più dubbi sulla sua capacità di entrare dentro una squadra che genera un macigno di pressione, che ha l’obbligo di vincere e fare meglio in Europa; dubbi anche sulla sua capacità di gestione di un organico con ego forti e sviluppati. In più, se abbiamo giustamente criticato Allegri per le sue ultime uscite comunicative, cosa possiamo dire nei confronti di un allenatore abile negli alibi e con in canna comportamenti rozzi e volgari?


Jacopo Azzolini:

Io penso che il ciclo di Allegri andasse chiuso indipendentemente dal successore, per tante ragioni su cui ci siamo espressi. Oggi non riesco a capire se Sarri sia un Piano A o un Piano B, ma in ogni caso lo accetterei: se non puoi arrivare a un top (che presumo la Juve abbia comunque cercato), si tratta di uno dei nomi più credibili. Una dose di rischio c’è, ma ritengo che sarebbe stata ancora maggiore con alcuni tecnici giovani di scarsa esperienza. Sarri non era forse il sogno di nessuno, penso che tutti sperassero in un top mondo. Rimane comunque un allenatore per me eccellente che alla Juve può consacrarsi e fare il salto di qualità. Per quello che può valere fare analogie, penso che il Sarri del 2019 abbia dimostrato molto di più dell’Allegri 2014, il quale era reduce da annate mediocri al Milan. La Juve storicamente ha fatto diventare grandi gli allenatori: speriamo che sia così anche questa volta.


Antonio Corsa: sì, però

A mio avviso, il problema principale della stagione 2018/19, oltre agli infortuni, è stata la mancanza di intensità (fisica e mentale) durante la stagione. Per troppe gare ci si è accontentati (eravamo i più forti) di giocare 15′-20′ al massimo: sono bastati quasi sempre. Per troppe fasi del match ma direi anche della stagione si è pensato a gestire piuttosto che a dominare, al corto muso piuttosto che a fare i rulli compressori. Questo, in una stagione particolare e con un campionato durato tre mesi, ha spento mentalmente i giocatori e, quando questo avviene, non sempre basta premere un pulsante a comando (in Champions) per riattivare l’intensitometro e spingere il pedale al massimo. È per questo che le gare precedenti alle quattro ad eliminazione di Coppa le ho sofferte tantissimo: hanno contribuito per me alla quasi eliminazione con l’Atletico e a quella con l’Ajax forse più degli infortuni e della prestazione stessa degli avversari, con buona pace delle dichiarazioni (di facciata) di Agnelli. Per questo, non mi sono disperato alla notizia dell’esonero di Allegri e alla scelta di cambiare. Tra i sostituti di Max, avrei visto bene Conte, uno che sull’intensità è ossessivo e che avrebbe dato tutto per riconquistare i tifosi e la stessa società. C’è stato però un veto, lo capisco, c’è da prenderne atto e quindi è inutile continuare. Tolto Conte, e dato per scontato in caso di arrivo di Sarri che non si sia riuscito a raggiungere un top dei top (Pep, Klopp), la scelta del tecnico toscano non mi dispiacerebbe. L’ho scritto per tempo, il 16 maggio, prima che il suo nome uscisse sui giornali. C’è bisogno di cambiare e, con Sarri, si cambierebbero i metodi di lavoro, si sceglierebbe un allenatore top nella preparazione e nella gestione degli infortuni (tallone d’Achille nostro) e si darebbero stimoli diversi ad un gruppo che evidentemente – i cicli finiscono – non ne aveva più. Sarebbe una sfida (le sfide si possono vincere ma anche perdere) e capisco benissimo i sostenitori del no, ma non mi ci iscriverei a priori. Sarei curioso, sarei persino tentato. Certo, non lo considererei quel passo in avanti deciso e ambizioso che mi sarei aspettato.


Luca Rossi: no

Posto che il ciclo di Allegri è stato ritenuto concluso, a mio modo di vedere correttamente, il profilo di Sarri non mi soddisfa appieno. Si tratta senza dubbio di un allenatore molto preparato e ritengo che troverebbe la quadra tattica per far esprimere al meglio la squadra sul campo. Lo ha dimostrato a Empoli, Napoli e al Chelsea in contesti molto differenti sotto parecchi punti di vista. Le problematiche sorgono però in relazione alle aspettative e alle pressioni a cui verrebbe sottoposto: obbligo tassativo di vincere lo scudetto quando finora secondi/terzi posti sono stati accolti in maniera più che soddisfacente. Per non parlare poi della Champions League. Inoltre nutro perplessità sulla sua capacità di gestire uno spogliatoio pieno di fuoriclasse che hanno vinto tantissimo in carriera. Si tratta di un rischio e anche alla luce di questa lunga attesa mi aspetterei altro.


Andrea Lapegna: sì, ma boh

Molto probabilmente Maurizio Sarri basterà per conquistare un altro scudetto (e al tecnico le motivazioni certamente non mancheranno); ma desta più di una perplessità in campo europeo. Se la separazione da Allegri è stata giustamente interpretata con la necessità di un upgrade in Champions League, il toscano non sembra collimare con l’identikit di allenatore ideale. La sua proposta di calcio si è molto evoluta ed adattata nell’anno in Premier League, e questa è sicuramente una nota lieta, e anche le qualità della rosa sembrano fatte apposta per lui. Ma che succederebbe se dovesse operare una gestione forte dello spogliatoio? Per di più, Sarri divide anche chi vuol leggere la scelta come un’ulteriore step per il brand Juve: ottimo per “vendere” calcio, ma fuori dal campo? Boh.


Francesco Federico Pagani:

Sono probabilmente il più grande estimatore di Sarri in questa redazione, quindi non posso che rispondere “sì”. Con ciò, però, non nego le perplessità che un suo ingaggio mi farebbe nascere: partendo dalla gestione della rosa un po’ scriteriata mostrata a Napoli (quest’anno sembra migliorato, però!), per arrivare a qualche limite comunicativo mostrato in passato e, più in generale, ad una mancanza del classico physique du rôle che ci si aspetterebbe dall’allenatore della Juventus. Di contro c’è il fatto che Sarri è un grande uomo di calcio, conosce il gioco ed ha principi solidi alla base della propria filosofia. Chi ci ha lavorato prima come calciatore e poi come preparatore mi assicura che già in C i suoi principi ed i suoi meccanismi erano questi e che col tempo li ha “semplicemente” raffinati, sino a portarlo ad un passo da uno Scudetto insperato ed alla vittoria della Europa League. Maurizio Sarri è il volto del calcio dilettantistico, che anima la base del nostro movimento, salito alla ribalta internazionale. Vederlo in un top club come la Juventus sarebbe emozionante, proprio pensando alla sua scalata…!


Alessandra Roversi: no

Nel 2011, l’attuale dirigenza iniziò un percorso per portare la Juventus sul tetto del mondo. Nella prima tappa, c’è stato il rilancio della squadra da un punto di vista sportivo: sei campionati vinti, due double nazionali e due finali di Champions League.

Poi nella stagione 2017-18 iniziò la seconda tappa di questo percorso che prevedeva il rilancio da un punto di vista di brand, iniziando con la rivoluzione del logo, poi portando Cristiano Ronaldo l’estate successiva (un investimento pazzesco a livello di immagine, oltre che sportivo).

A un anno dell’arrivo del portoghese, la Juventus ora si trova senza tecnico e la domanda è: Sarri sarebbe una scelta coerente con tutto questo percorso di internazionalizzazione del brand? A mio avviso no. Non entro nel merito dei suoi pregi e difetti in campo (non è mio compito), ma da un punto di vista d’immagine e di comunicazione, non solo sarebbe un passo indietro, sarebbe proprio un ridimensionamento della Juventus in questo percorso che prevede di competere con il Real Madrid in termini di fatturato entro il 2024.

È certamente vero che la Juve è un’ottima scuola di raffinatezza, ma non vedo come il nome di Sarri possa essere una calamita per nuovi sponsor che, in fin dei conti, sono quelli che faranno raggiungere i propri obiettiviad Agnelli & Co. .


Prof. Kantor: assolutamente no

Parlare di Sarri per me è durissimo, perché è esattamente il tipo di allenatore che incontra di meno i miei gusti; e pensare che possa venire ad allenare la Juventus mi terrorizza letteralmente.

Francamente non riesco a vedere alcun lato positivo nel suo ingaggio; è sicuramente un buon allenatore di campo (ma se è per questo lo è anche Andreazzoli per esempio) ma è di una categoria nettamente inferiore a quella richiesta per allenare la Juventus in questo momento. Inoltre ci sono enormi riserve sulla sua capacità di gestire l’obbligo della vittoria in un top team e ovviamente, sui suoi metodi di allenamento che paiono inadatti a giocatori di alto livello (e già quest’anno al Chelsea, una squadra di livello più basso della Juventus attuale, ha avuto i suoi problemi). Mettere in mano una rosa di primo livello ad un allenatore che di primo livello non è, è un rischio enorme e sarei felice se la Juventus non lo corresse. Oltre tutto ci sono anche considerazioni non sportive da fare; trovo bizzarro non percepire il rischio di mettere un allenatore che si è macchiato di espressioni omofobe e sessiste sulla panchina della Juventus nel 2019. Non siamo più negli anni ’80 in cui di queste cose si poteva anche ridere…


Francesco Andrianopoli:

Per me Sarri sarebbe un sì. Un eremita rientrato da anni di meditazione in qualche luogo remoto, ignaro delle vicende del calcio degli ultimi anni, di fronte alla prospettiva di un allenatore italiano, in arrivo da una delle grandi d’Europa, che fa del calcio offensivo e spettacolare il suo marchio di fabbrica, e che ha appena vinto una coppa europea, sarebbe senz’altro contento della scelta, se non proprio entusiasta. La valutazione “asettica” dell’allenatore può essere solo positiva, visto che ha uno storico di tutto rispetto, uno stile di gioco riconosciuto e riconoscibile, e che quest’anno ha anche avuto modo di affinare la sua esperienza internazionale, riuscendo a tenere le briglie di uno degli spogliatoi più “caldi” e difficili d’Europa. Le uniche reticenze possono essere giustificate da carenze caratteriali del personaggio, che è obiettivamente ruvido e “casereccio” in molti dei suoi comportamenti, ma la Juve è la migliore scuola per poter assorbire e “curare” queste mancanze.


Enrico Ferrari: no

Contro ogni mia previsione, Sarri ha dimostrato che la sua idea di calcio non è così lontana da quella delle grandi d’Europa. Sarri è stato molto bravo a costruirsi uno staff di altissimo livello con dati di efficienza atletica invidiabilissimi. Ha poi dimostrato che ci si può calare in una realtà molto distante dalla propria e ottenere ugualmente risultati importanti perché quando si hanno idee forti nel calcio e le si sanno insegnare, queste spesso funzionano. Sarri è stato in grado, molto più di tantissimi altri bravi allenatori, di diventare un allenatore di altissimo livello, ed è diventato tutto questo sul campo. E il campo non mente mai.

Ad oggi, Sarri è indubbiamente uno dei primi allenatori “di campo” d’Europa. Ed è sicuramente, oggi, molto meglio di quanto non fosse Allegri al suo primo anno alla Juve. Oltretutto, credo che Sarri sia molto vicino all’idea tecnica della società.

Ma per me non basta. Sarri non può essere l’allenatore della Juventus anche perché lui è sempre stato contro la Juventus; so che questa può sembrare una sciocchezza, ma nel calcio queste cose contano molto più di quanto non si possa pensare. Non è nemmeno un uomo copertina che sa assorbire pressioni, e per fare l’allenatore della Juventus dovrebbe essere un allenatore h24, non solo sul campo come piace a lui. Ma Sarri non è Antonio Conte….

Il più delle volte ha dimostrato di aver bisogno di tempo, ottenendo poi comunque ottimi risultati, ma la Juve in questo momento tempo non ne ha perché la scelta Sarri nasconde rischi che la Juve oggi non si può permettere. Per il livello raggiunto oggi non possiamo permetterci il famoso: “bene bene o male male”. Deve essere “bene bene” sempre. Questo Sarri sarebbe servito o potrebbe servire alla causa juventina. Ma non oggi, oggi alla Juve serve qualcosa di diverso. Lo accetterei? Sì, ma il rischio sarebbe altissimo.


Roberta Sacco: no mah

Ho avuto la fortuna di poter assistere molte volte ai suoi allenamenti ad Alessandria quasi dieci anni fa, e Sarri è sicuramente un grandissimo allenatore da campo. Ha il pregio di far giocare le sue squadre in modo semplice ma comunque sempre molto efficacie. Con lui si lavora tanto e bene anche sulla prevenzione degli infortuni: anche al Chelsea col quadruplo impegno sono stati molto di più gli infortuni traumatici rispetto a quelli muscolari. Purtroppo però, per allenare nell’élite europea, non basta essere un fuoriclasse sul campo ma servono almeno altri due ingredienti che Maurizio Sarri non ha: la comunicazione e la gestione del gruppo. Ovunque sia andato ci sono sempre stati scontenti e mi fa paura il fatto che un personaggio del genere possa avere in mano fenomeni come Ronaldo visto quanto è successo al Chelsea anche con Hazard. Ho sempre considerato Sarri un ottimo allenatore che nelle big potesse far parte di uno staff ma con molta difficoltà vedo in lui l’allenatore giusto che ha in mente AA per la sua Juventus del futuro.


Alessandra Fabio: sì mah

Sarri è un professionista evidentemente talentuoso che potrebbe agilmente plasmare una rosa come quella della Juventus in maniera efficace e, dal punto di vista strettamente tecnico, rappresenta a mio avviso una terza scelta ben ponderata (alle spalle di Guardiola e Conte). Le incertezze principali riguardano l’aspetto comunicativo e caratteriale che in un ambiente tanto competitivo non risulterebbero meno gravosi o importanti: uscite plateali o disgreganti all’interno dello spogliatoio sarebbero, per una squadra con tante pressioni ed obiettivi, altamente distruttive. Va comunque detto che se esiste una società all’interno della quale crescere e maturare come comunicatori (ed anche Allegri ne sa qualcosa) è proprio la Juventus e che, seppur non in maniera infallibile, Sarri ha dimostrato durante l’esperienza al Chelsea di possedere capacità di emancipazione tecnica e gestionale.

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