Allegri 360°

di Michele Tossani


Fase offensiva, fase difensiva, le preferenze nella composizione del centrocampo e nella costruzione del gioco: l’idea di calcio di Massimiliano Allegri.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]U[/mks_dropcap]na risposta, rivolta a chi gli domandasse cosa avesse introdotto di nuovo rispetto all’allenatore precedente, condensa più di tutto l’Allegri pensiero: «Io non ho cambiato nulla, ho solo aggiunto dei concetti». La domanda – facente parte di un intervista fatta a Massimliano Allegri da Il Nuovo Calcio, nell’agosto 2009 – si riferiva alle difficoltà incontrate dal tecnico livornese nell’imprimere i propri concetti nel Cagliari, alla cui guida Allegri subentrò a Ballardini.

Di tempo ne è passato, ma la logica calcistica allegriana rimane la stessa: agire con semplicità e raziocinio, cambiare senza stravolgere ciò che funziona. È lo stesso approccio utilizzato da Max Allegri fin dal momento in cui, nel luglio 2014, venne chiamato a sostituire Antonio Conte sulla panchina della Juventus.«Ho trovato una squadra che aveva lavorato in un certo modo, vincendo tre scudetti e due supercoppe, non l’ho cambiata, l’ho sistemata dove pensavo che andasse fatto».

Cambiata con semplicità, come semplice è l’idea di calcio di Allegri. Il suo è un calcio attento alle caratteristiche dei singoli, dove il giocatore, con il suo talento individuale, viene prima dello schema. Con questa base di partenza, Allegri passa poi ad aggiungere le sue soluzioni tattiche, non per cambiare la squadra ma per permettere al singolo di avere a disposizione qualche soluzione in più.

Tutto questo non significa che Allegri si limiti a lavorare su quanto ereditato dal passato ma soltanto che l’allenatore toscano cerca di garantire alla squadra in cui arriva a lavorare una naturale evoluzione. Così, la Juventus di Allegri ha mantenuto alcune delle caratteristiche di quella di Conte, come l’aggressività in zona ultra-offensiva o l’utilizzo della verticalizzazione appena possibile, ma ha anche migliorato la capacità di difendersi bassa e ripartire e aggiunto quella di gestire la palla tramite un sapiente possesso.

Proprio l’aumentata efficacia dei bianconeri nel controllo del pallone ha permesso alla Juventus di evolversi ulteriormente tramite l’utilizzo del possesso palla per controllare la partita e riposare con la palla.

Interessante è poi l’utilizzo della salita palla al piede dalla difesa, già vista con Conte e non così frequente nel calcio italiano. Per quanto riguarda questo secondo punto, se è vero che il sistema base utilizzato da Allegri, il 3-5-2, ha già in sé incorporati i principi della salida lavolpiana, è altrettanto palese come la Juventus si appoggi spesso su Buffon per far partire la manovra dal basso, avendo in questo caso a disposizione un giocatore in più in fase di uscita.

Qualora gli avversari decidano di pressare alti e la Juventus non sia ben disposta per superare la linea di pressione, ecco che si ricorre al lancio lungo per servire gli esterni di centrocampo o direttamente le punte, ricorrendo quindi ad una strategia già presente con Conte.

In questo senso, fondamentale appare il ruolo di Bonucci. Leader della difesa, intelligente tatticamente, il centrale bianconero ha la capacità di calciare palloni lunghi e precisi da dietro, comportandosi come un vero e proprio registra arretrato. In pratica, Allegri ha fatto di lui un Pirlo che gioca alcuni metri più indietro.

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Per quanto riguarda la fase offensiva del gioco di Allegri, anche se non possiamo annoverare il tecnico fra i fautori del gioco di posizione, è indubbio come la sua Juventus abbia una certa predisposizione per il controllo dello spazio e la manipolazione del sistema difensivo avversario tramite il controllo del pallone. Questo controllo, come detto, non è mai prolungato ma, piuttosto, veloce, con lo scopo di disequilibrare la difesa rivale. Il risultato è che, pur non avendo percentuali di possesso guardiolesche, la Juventus riesce a produrre una elevata percentuale di expected goals con una percentuale di realizzazione del 15.2% nelle ultime 26 partite della scorsa stagione (quelle, cioè, che sono coincise con la rimonta juventina). La capacità di gestire la palla, per molto o poco tempo che sia, è fondamentale nel modo di intendere il calcio di Allegri.

E come attacca la Juventus? La risposta è in questa data: 7 luglio 2005, il giorno in cui Allegri ha discusso la sua tesi a Coverciano per prendere il patentino di allenatore di prima categoria. In essa è condensata l’idea di calcio del mister juventino. Già il titolo, Caratteristiche dei tre centrocampisti in un centrocampo a tre, ci fa capire la sua preferenza per sistemi di gioco con tre centrocampisti centrali. Ma c’è molto di più, come la predilezione di Allegri per giocatori che siano in grado di controllare il pallone e, soprattutto, che sappiano cosa farne.

«Molti allenatori danno importanza ad aspetti tattici e cercano di imprimere nei giocatori alcuni schemi di gioco, io invece amo elevare il tasso tecnico dei singolo » questo Allegri scrive sul suo sito. Controllo, tocco e passaggio…in questo c’è molto del suo maestro, quel Giovanni Galeone che lo ha praticamente educato come giocatore. Tuttavia, il gioco di Galeone era più schematico, legato ad un sistema fisso come il 4-3-3, con gli esterni larghi e gli inserimenti degli interni di centrocampo. Allegri invece attacca per concetti, attraverso un sapiente mix di ricerca dell’ampiezza e della profondità. Attaccare per concetti significa non dare degli schemi fissi ai propri giocatori, quanto abituarli a leggere la situazione, operando la scelta migliore nel ventaglio di opzioni che l’allenatore dà loro durante la settimana. Concetti chiari, opzioni semplici quanto efficaci: andare in profondità se c’è spazio, altrimenti cercare l’esterno e la palla dentro.

«Si vuol far passare il calcio per una scienza. È una balla. Nella pallacanestro si gioca in un campo piccolo. Si usano le mani e i piedi servono solo per correre. Cinque secondi per pensare e spesso a pochi secondi dalla fine, la sfera viene data al più bravo per l’uno contro uno. Dal pallone si pretendono schemi che vengano alla perfezione in un contesto sconnesso, tra rimbalzi irregolari e fenomeni atmosferici, anche violenti. È un assurdo. Bisogna dare un’identità e avere a propria disposizione gente disponibile al sacrificio».

In fase difensiva, il calcio di Allegri è basato su una difesa a zona ma orientata sull’uomo. Infatti, i suoi difensori sono pronti a rompere la linea per seguire l’attaccante nella loro zona se questi dovesse ricevere palla. Tutti i giocatori, anche gli attaccanti, sono chiamati a cooperare, secondo le proprie attitudini, in fase di non possesso e questa è una caratteristica che caratterizza l’Allegri allenatore, che nel Milan chiedeva in questo senso collaborazione anche a Ibrahimovic.

Per quanto riguarda la riconquista della palla la Juventus di Allegri è, rispetto per esempio al suo Milan, maggiormente orientata al contrasto rispetto all’intercetto. Infatti, mentre con i rossoneri il Milan lavorava molto sulle traiettorie di passaggio, la Juventus è più equilibrata, tant’è che nella scorsa stagione i bianconeri hanno conquistato la stessa media di palloni a partita (15.9) tramite tackle o intercettamento.

Altra caratteristica è quella di avere una certa fluidità in fase difensiva. Allegri prepara i suoi a difendere sia a 4 che a 3 e questo non soltanto in partenza ma anche a partita in corso, in base alla posizione della palla. Gli allenatori, solitamente, si dividono in due categorie, i gestori e coloro che insegnano qualcosa. Allegri si trova in una via di mezzo: è abile a gestire forti personalità come al Milan e alla Juventus, ma ha anche capacità di trasmettere qualcosa che arricchisca il bagaglio dei suoi uomini.


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di Serena Cellamare


Allegri ama riassumere in 140 caratteri opinioni, emozioni, incoraggiamenti. Leggere i suoi tweet dopo ogni partita è ormai un must per i tifosi bianconeri.


Per tutto il popolo juventino amante dei social network è diventato ormai un appuntamento fisso, quasi un rito liberatorio: leggere il tweet che Mister Allegri pubblica dopo una partita importante, soprattutto una vittoria.

Pur essendo quella di Massimiliano Allegri una presenza social limitata al profilo Twitter e a quello Instagram, possiamo tranquillamente considerarlo l’allenatore più social della Serie A. Del resto anche all’estero non sono tantissimi i colleghi che possono vantare una presenza social ai livelli dell’allenatore juventino. In Europa, tra i più attivi ci sono sicuramente Simeone, Emery e Ancelotti, ma forse anche per un gap generazionale, nessuno di loro può competere con la maggior parte dei calciatori in attività.

Mister Allegri ha aperto il suo account Twitter nel giugno 2014, solo un mese prima di diventare l’allenatore della Juventus. Da quel momento in poi è stato un crescendo e la voce di Max è diventata sempre più “presente”. All’inizio della stagione 2016/2017 il Mister ha inaugurato anche il suo personale profilo Instagram che però, a parte le immagini, riprende interamente i contenuti pubblicati su Twitter.

Ma non solo, Allegri si è spinto oltre arrivando addirittura a coniare un hashtag diventato subito di tendenza, il famigerato #fiuuu, il sospiro di sollievo lanciato in occasione della fondamentale vittoria in Champions League contro l’Olympiacos il 4 Novembre 2014, che ha permesso alla Juve di proseguire il cammino in Europa.

Dopo il primo cinguettio associato dall’hashatag #fiuuu ne abbiamo letti altri nella stagione 2014/2015 che hanno seguito il cammino della squadra verso la vittoria in campionato, coppa Italia e alla conquista della finale di Berlino.

Anche nella stagione 2015/2016 il #fiuuu ha accompagnato l’inizio della rimonta della Juventus in campionato dopo un avvio tormentato.

Quello che ormai appare chiaro è che Massimiliano Allegri ci tiene a far sentire la propria voce e ad esprime le sue opinioni al di là delle occasioni formali rappresentate dalle conferenze stampa e dalle interviste post gara. Con Twitter il Mister può raggiungere molti più tifosi con ironia e semplicità, anche quelli che non sono abbonati alle pay tv e che non possono ascoltare le dichiarazioni rilasciate, a caldo, dopo le partite.

Non sono mancati i momenti, soprattutto all’inizio della scorsa stagione ma anche in occasione di altre sconfitte, in cui Allegri ha criticato fermamente la prestazione della squadra, invitando però tutti ad avere fiducia nel gruppo, consapevole che i risultati sarebbero arrivati, come poi è effettivamente successo.

Ma oltre alla Juventus, quali sono gli argomenti su cui twitta il nostro Mister? Alcuni post sono dedicati ad altri sport come il basket o alle imprese/vittorie di atleti livornesi, concittadini di Allegri. Spazio è dedicato anche a eventi benefici e al Mr. Allegri Junior Camp, l’esperienza estiva che da due anni a questa parte Max organizza a Livorno per i bambini che amano giocare a calcio.

Una curiosità, pochissimi gli account seguiti da @OfficialAllegri, tra cui i profili ufficiali della Juventus, di qualche testata giornalistica sportiva e di sportivi non legati al calcio. Quasi nessun giocatore della rosa attuale tra i 109 “following”. Forse Allegri preferisce mantenersi distaccato e rispettoso della privacy dei sui ragazzi. In queste due stagioni poi, tanti giocatori importanti hanno lasciato la Juventus, solo ad uno il Mister ha dedicato un tweet di saluti: Simone Padoin.

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