Cosa ci dice la tesi di Pirlo?

Il Settore Tecnico della Figc ha pubblicato la tesi con la quale Andrea Pirlo ha completato il proprio percorso formativo da tecnico, ottenendo la qualifica UEFA Pro (il livello massimo per gli allenatori europei) a Coverciano. Lo scritto elabora le idee del neo tecnico juventino e offre uno spunto per interpretare le prime partite della Juventus.

La tesi del neo-tecnico della Juventus elabora – a partire dall’analisi del contesto internazionale – la propria idea di calcio nel quale il ruolo ‹‹non è più una posizione, ma una funzione››[1], secondo la definizione data da Antonio Gagliardi, ex match analyst della nazionale e attuale collaboratore tecnico di Pirlo. In pratica, l’idea centrale dell’elaborato è che nel calcio moderno il giocatore non è più qualificato da una posizione fissa ma dalle funzioni che deve assolvere all’interno delle due fasi di gioco (offensiva e difensiva).

Fase offensiva

Dopo una breve introduzione, la tesi va a delineare le caratteristiche dei giocatori che Pirlo vorrebbe per sviluppare il suo ideale di calcio. Fra questi si segnalano il portiere e difensori centrali.

Per quanto riguarda il no.1, Pirlo ritiene che, oltre a qualità classiche nella difesa della porta, il portiere moderno debba anche essere in grado di difendere lo ‹‹spazio in avanti›› e di partecipare attivamente al gioco ‹‹in possesso palla››[2]. In buona sostanza, il portiere nella squadra dell’ex centrocampista di Milan e Juventus deve avere le caratteristiche dello sweeper-keeper in grado di coprire efficacemente le spalle ad una linea difensiva alta. Per quanto riguarda invece il possesso, il portiere diventa a tutti gli effetti un elemento attivo della fase di costruzione della squadra, collaborando in questo con i difensori centrali, ormai assurti al compito di veri e propri ‹‹primi registi della squadra››[3].

In fase di costruzione, l’intento di Pirlo è quello di creare una ‹‹superiorità numerica limitata (+1)›› volta a favorire l’uscita palla da dietro ma senza sprecare troppi uomini sotto palla. La costruzione dal basso (salir jugando desde atrás) nella concezione di Pirlo è importante per il positivo sviluppo dell’azione. Riechieggia qui la teoria dei 15 passaggi di Pep Guardiola[4]. L’ex campione del mondo 2006 marca l’importanza della conduzione[5] come una delle opzioni a disposizione del portatore di palla in costruzione. Conduzione che è una delle armi utilizzate dal Sassuolo di De Zerbi, uno degli allenatori più ammirati dal neo tecnico bianconero.

Stesso discorso vale per il concetto di terzo uomo (sostanzialmente l’idea è quella di passare la palla da A a C per farla arrivare a B) di cui scrive Pirlo[6]. Lo scopo è quello di superare (magari dopo averla attirata tramite l’uso della conduzione palla al piede) la prima pressione avversaria per poi risalire il campo sempre mantenendo la propria struttura. In questo senso, il sistema base avrà assunto un nuovo volto, come visto nell’amichevole contro il Novara.

La costruzione avviene internamente per ‹‹rendere più complicato il pressing avversario›› (che, esternamente, potrebbe giovarsi dell’aiuto naturale fornito della linea laterale) e per ‹‹far uscire una palla di più difficile lettura per gli avversari››[7], secondo l’idea per la quale occupare il centro rende più pericolosa l’azione offensiva.

Attaccare palleggiando significa, per Pirlo, non forzare le giocate ed essere anche pronti (avendo appunto mantenuto la propria struttura) ad affrontare la transizione negativa – cioè il lasso di tempo immediatamente successivo alla perdita della palla – cercando una immediata riaggressione.

‹‹Vogliamo attaccare bene, per difendere bene››.

L’intera fase offensiva è improntata alla costruzione di quattro linee di passaggio per il portatore di palla; alla creazione e occupazione di spazi liberi; al rispetto delle posizioni assunte (la palla deve arrivare al giocatore e non il contrario); al rispetto dei codici di gioco.

Questi ultimi riguardano fondamentalmente i concetti di palla aperta e palla chiusa elaborati da Maurizio Viscidi (coordinatore delle nazionali giovanili maschili azzurre) in base ai quali con palla aperta (cioè non pressata da un avversario) i compagni di squadra del portatore guadagnano spazio in avanti mentre, con palla chiusa (cioè pressata) ci si deve abbassare in aiuto. I concetti di palla aperta / palla chiusa complementano la stessa nozione di fase di non possesso, ovvero quella di palla coperta / palla scoperta, molto più consolidata nella narrazione calcistica.

Lo sviluppo finale in possesso è quello presente nell’immagine qui sotto, estrapolata direttamente dalla tesi di Pirlo.

Sono tre i concetti che maggiormente balzano all’occhio osservando l’immagine in questione. In prima battuta, Pirlo propone una fase offensiva identificabile con un sistema 3-2/4-1 che, scomposto, può essere inteso come un sistema con cinque costruttori e altrettanti invasori.

La seconda considerazione è l’idea del tecnico bianconero di andare a riempire l’ARP, cioè le zone di Ampiezza, Rifinitura e Profondità, concetti base ai corsi di Coverciano. Si nota anche una occupazione simmetrica delle due zone di ampiezza. Infine, i cinque “invasori” così disposti consentono alla squadra di occupare tutti e cinque i corridoi verticali del campo, con i vantaggi che ne conseguono.

Detto questo, i movimenti offensivi non sono fissi. ‹‹In base alle caratteristiche dei giocatori ed al contesto, ci saranno rotazioni diverse: il terzino sinistro si può alzare in ampiezza, l’esterno venire in zona di rifinitura e dunque l’interno arretrare in costruzione››[8].

Fase difensiva

L’obiettivo della fase difensiva è ovviamente quello di non prendere goal. Accanto a questo, Pirlo colloca anche quello di ‹‹recuperare palla il più velocemente e il più alto possibile››[9]. Quest’ultimo punto è stato già ampiamente enunciato da Pirlo come cardine della propria fase di non possesso.

Per far questo è necessario organizzare la meglio la riaggressione e il pressing, scalando in avanti e difendendo uomo contro uomo sul lato forte (dove si trova la palla) mentre, su quello debole (lontano quindi dalla posizione del pallone) si cercherà maggiore copertura e minor marcatura). Ecco allora che risulteranno importanti anche le marcature e coperture preventive dei giocatori in quel momento non più utili in fase offensiva.

Una volta recuperata palla la Juve dovrà, secondo le intenzioni espresse dal suo allenatore, verticalizzare velocemente verso la porta avversaria. Qualora questa azione non risultasse efficace, si procederà al mantenimento del possesso per un successivo attacco posizionale.

Questo approccio difensivo vale ovviamente con palla nella metà campo offensiva. Cosa deve fare invece la squadra qualora la prima pressione fallisse ei si venisse costretti a difendere nella propria metà campo?

In questo caso Pirlo richiede il riposizionamento nelle posizioni di partenza e il passaggio dal ‹‹marco-marco (del pressing)…al marco-copro››[10]. L’idea è quella di non concedere passaggi chiave e filtranti in zona di rifinitura (quella cioè compresa fra le linee di difesa e centrocampo). La difesa agisce secondo il concetto di marcatura a uomo nella zona, in questo operando un cambiamento rispetto alla precedente gestione tecnica quando invece la posizione della palla era il riferimento difensivo principale, anche nella propria zona di competenza (una zona “pura”).

Conclusioni

La proposta di gioco che Pirlo ha in mente è in linea con quanto mostrato nelle ultime stagioni dai top club europei, tanto in generale (nell’idea di voler dettare il contesto tattico sia in possesso che in non possesso, attraverso pressing e gegenpressing) quanto nel particolare (attraverso l’uso di concetti propri del gioco di posizione).

Non è nulla di nuovo nel panorama internazionale ma è qualcosa di ancora quasi inedito a livello italiano, che ricalca quello che si vede a livello nazionale con gli Azzurri di Roberto Mancini, con il Sassuolo di De Zerbi e con l’ultimo Milan di Pioli.

La fluidità del sistema (introdotta in serie A da Paulo Sousa con la Fiorentina), la ricerca dell’occupazione della zona di rifinitura (e la sua difesa in non possesso), l’occupazione dei mezzi spazi, il pressing e la riaggressione sono, come detto, caratteristiche che accomunano il gioco di diverse fra le migliori squadre del calcio europeo. In effetti, l’idea che si ricava dalla tesi è quella di un allenatore che ritiene questa sia la strada più efficace[11] per vincere sia nel contesto nazionale che in quello internazionale.

Vedremo ora come si tradurranno in pratica queste idee, con la rosa che la società metterà a disposizione di Pirlo per la stagione che sta per cominciare.


[1] A. Pirlo, Il calcio che vorrei, p.12.
[2] Ibidem, p.5.
[3] Ibidem, p.6.
[4] M. Perarnau, Pep Confidential: Inside Pep Guardiola’s First Season at Bayern Munich.
[5] A. Pirlo, Il calcio che vorrei, p.8
[6] Ibidem.
[7] A. Pirlo, Il calcio che vorrei, p.9.
[8] Ibidem, p.16.
[9] Ibidem, p. 19.
[10] Ibidem, p.23.
[11] A. Pirlo, Il calcio che vorrei, p.22

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