Salvate il soldato Kulusevski

Me lo avete chiesto in chat, ed eccolo. Visto che sembra sempre più escluso dai progetti tecnici bianconeri, e visto che si fa ormai fatica a trovarne sostenitori entusiasti del suo acquisto, una carrellata per ricordarci perché un giocatore come Kulusevski meriti di essere “salvato”.

C’è un momento preciso in cui mi sono innamorato di lui. L’84° di Atalanta-Inter, finale del Campionato Primavera 2019. Stavo guardando la gara in tv (era trasmessa da SportItalia) e conoscevo già di fama alcuni dei calciatori in campo. Ad un certo punto, Dejan, che era la stella dei bergamaschi, recupera palla sulla sua trequarti con un anticipo secco, corre come un cavallo, arriva nella trequarti avversaria e piazza d’esterno sinistro un assist senza senso per il compagno Colley, che insacca solo contro il portiere. Vi posto un’immagine, perché spiega meglio di qualsiasi parola la difficoltà del gesto.

Kulusevski d’esterno sinistro pesca il taglio del giocatore più lontano.

L’opzione che un buon trequartista avrebbe scelto in questo caso era servire il primo taglio, quello verso destra di Piccoli. Quella del giocatore con qualcosa di “diverso”, di più, è invece il taglio del giocatore più lontano, Colley. Già vederlo in uno strappo offensivo palla al piede non è cosa da tutti: servirlo d’esterno, rasoterra, a tagliare il campo, è una cosa che ti fa esclamare “Oh, chi è sto ragazzino qui? Fammi approfondire!”.

L’esterno sinistro per l’assist decisivo

Nel tempo, ho approfondito davvero. Mi sono andato a ripescare diverse partite della Primavera dell’Atalanta, l’ho seguito nella sua stagione d’esordio in A al Parma e, ovviamente, nella sua esperienza in bianconero.

Secondo me c’è una percezione sbagliata di quali siano i pregi, ma persino il ruolo di Kulusevski. Probabilmente la stagione a Parma, dove ha di fatto giocato in attacco, spesso in fascia, ha indotto molti a pensare che sia quello il suo ruolo. Dejan, invece, per me è un centrocampista, al limite un trequartista che deve giocare fronte alla porta e servire i compagni in movimento.

La sua dote principale, nonostante lo faccia molto bene, non è correre senza palla, ma con la palla. Non è lui che deve smarcarsi per ricevere in profondità, ma lui è quello che deve servire un compagno che si smarca in profondità.

Vi posto una carrellata di situazioni in cui, ancora a Bergamo, Dejan metteva in mostra la sua visione di gioco e la capacità di servire in qualsiasi situazione (fronte alla porta) i compagni.

Di destro dopo aver tagliato il campo. Tutti lo guardano, lui serve un compagno seduto sul cesso
Visto con il radar: si era appena girato.
Tu corri, che poi ti pesca lui.
Anche qui: la soluzione facile ci fa schifo.
In mezzo a tre, fa niente.
Di prima no look.
Taglio a sinistra, passaggio a destra.
E ciao Juve.

Questo è Kulusevski, per me. Non il giocatore relegato in fascia a correre avanti e indietro senza palla, né la seconda punta che gioca spalle alla porta come fa spesso Dybala, tornando indietro e alleggerendo la manovra offensiva.

Certo, non nego abbia anche diversi difetti, alcuni anche abbastanza gravi per un calciatore di Serie A. Diciamo che nelle giovanili era talmente dominante che non ci ha davvero mai lavorato. Ma ha 21 anni e può ancora farlo. E’ un progetto, un ragazzo che ha bisogno di giocare e che ha bisogno di essere allenato, magari inserendolo in un contesto molto organizzato nel quale riuscire a trovare un ruolo e ad imparare tutto ciò che, senza palla, serve per stare in campo a questi livelli.

Però, e chiudo lasciandovi con un’altra carrellata, ad un giocatore con questa capacità di servire i compagni io ci rinuncerei davvero male.

In corsa, pressato, ma comunque in grado di leggere il taglio di Morata e servirlo.
Tacco di prima per liberare Kean.
Al volo, ricevendo una palla lunga, per l’accorrente Morata.
D’esterno DESTRO per Dybala.
Triangolo equilatero con Chiesa
Di prima, d’esterno, per Rabiot (ha fatto segnare Rabiot!).
Hesitation al limite dell’area, difensore che abbocca e assist facile per il compagno.
Tre su di lui, e hockey assist.
Altro triangolo, rettangolo.
Tempismo perfetto e palla rasoterra in profondità.
Chiudi me? E io ti lancio Gervinho alle spalle.

Ecco. Una diamante così, a 21 anni, per quanto grezzo possa ancora essere e per quanto lavoro necessiti ancora per completarsi come calciatore, resta pure sempre un diamante che, a mio avviso, rimpiangeremmo se cedessimo alla logica del “tutto e subito” e smettessimo di crederci.

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