Da McKennie a Lina Hurtig: le battaglie della Juventus fuori dal campo

di Giulia Chiminelli.

Mercoledì 17 marzo compariva sul sito ufficiale della Juventus una video-intervista alla fuoriclasse bianconera Lina Hurtig in compagnia della moglie Lisa, incinta del primogenito della coppia. L’iniziativa del club, oltre ad aver generato grande risonanza su tutti i principali mezzi di stampa, conferma una volta di più la volontà della Vecchia Signora di aprirsi a temi che rappresentano, ancora oggi, veri e propri tabù nel mondo del calcio. Noi come redazione di AterAlbus riteniamo che questi siano argomenti fondamentali da affrontare, ne abbiamo discusso spesso in articoli e podcast e siamo orgogliosamente a fianco della Juventus nella lotta contro ogni forma di discriminazione.


Il codice etico della Juventus, tra i suoi principi generali, recita questo: “Juventus è contraria ad ogni forma di discriminazione incluse quella sociale, di razzismo, di xenofobia, di intolleranza. Si impegna ad evitare ogni discriminazione dalle proprie condotte e a rispettare, nelle relazioni con i propri stakeholder, le differenze di età, genere, orientamento e identità sessuale, etnia, religione, stato di salute, appartenenza politica e sindacale, lingua o diversa abilità.”

Che una SpA quotata in Borsa si sia dotata di un codice etico nel quale dichiari di contrastare ogni forma di discriminazione, è probabilmente un gesto tanto dovuto quanto scontato. Per nulla scontato è invece il fatto che quella stessa società decida di promuovere iniziative e di costruire una strategia di comunicazione indirizzata a realizzare, effettivamente, quanto dichiarato negli atti. Dalle parti della Continassa hanno scelto la via meno scontata.

Il bacio ai Mondiali in Francia nel 2019 diventato virale

“Guarda questo. È davvero carino. Penso dovremmo metterlo nell’angolino dedicato al bambino. Non riesco a credere che avremo una persona così piccola con noi.”

Si apre con queste parole di Lina Hurtig e della moglie Lisa Lantz l’intervista comparsa sui canali sociali bianconeri, nella quale le due ragazze hanno raccontato le varie tappe della loro relazione: dal primo appuntamento, al matrimonio celebrato in segreto. E, adesso, l’emozionante attesa del primo figlio. “Abbiamo deciso di provare ad avere un bambino più o meno lo scorso ottobre, ed è successo tutto molto velocemente. Io ero in Italia – racconta Lina – mentre Lisa si trovava in Svezia. Mi ha chiamata piangendo e mi ha detto: <<Aspettiamo un bambino!>> Eravamo felicissime. Per me stare con Lisa è la cosa più bella del mondo, una cosa naturale. Sarò felice se potrò essere un esempio per altre persone, ma – sorride – non mi reputo un modello per gli altri.”

La Juventus impiega 12 minuti e 43 secondi di intervista per lanciare ai suoi oltre 100 milioni di followers in tutto il mondo (e non solo a loro) un messaggio che rappresenta avanguardia pura nel mondo del calcio. Con una presa di posizione netta, il club si schiera dalla parte della sua fuoriclasse e promuove un’iniziativa mai realizzata da nessun altro in Italia. Proprio questo genere di progetto, oltre a supportare le atlete che già fanno parte della rosa bianconera, potrebbe inoltre ispirare nuove calciatrici straniere ad intraprendere un’esperienza professionale a Torino. Quanto può essere rassicurante per loro sapere di raggiungere un club che le rappresenta, sostiene e rispetta? Fondamentale, quindi, proseguire sulla strada intrapresa non “solo” per scopi sociali, bensì anche sportivi.

Sotto questo aspetto, la Juve aveva già mostrato segnali di grande apertura al tema tesserando, nella stagione 2018-2019, Lianne Sanderson e Ashley Nick, coppia dichiaratamente omosessuale. “La società – raccontava Sanderson – è stata molto corretta nei nostri confronti, accettando che fossimo qua insieme. Qualche problema l’ho avuto in Spagna, con alcune difficoltà ad inserirmi. Ma non si può ridurre tutto alla sfera sessuale.”

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Le reazioni? Gli organi di stampa, sportiva e non, hanno raccontato con fermento l’impegno dalla Juventus: per citare un esempio, la Gazzetta dello Sport ha riservato un trafiletto in prima pagina alla coppia. Traguardo straordinario se pensiamo allo scarsissimo spazio che viene normalmente riservato al mondo del calcio femminile dai principali quotidiani.

Anche sul web la maggior parte delle reazioni sono state estremamente positive: spesso fanno molto rumore i pochi “odiatori”, ma in questo caso risuonano a gran voce i commenti di orgoglio e soddisfazione da parte dei tifosi bianconeri, felici di essere rappresentati da un club che giochi anche questo genere di partite.

Non è la prima volta che la Juventus si schiera apertamente al fianco di un proprio atleta in queste battaglie: ricorderete il video realizzato con Adidas e condiviso dai profili ufficiali del club bianconero qualche mese fa, con protagonista Weston McKennie e la caption “Together with you, Wes, we are #readyforchange.”

Nel video, il centrocampista statunitense racconta di aver subìto un episodio di razzismo durante la sua esperienza in Germania allo Schalke 04: “Una volta, un tizio sugli spalti mi chiamò <<scimmia di merda>> e mimava il gesto. Io ho sempre cercato di non abbassarmi al livello di queste persone, non gli ho mai dato troppe attenzioni. Quella però per me fu la prima volta. Era una cosa surreale e non sono riuscito a capirlo, non mi sono trattenuto e ho reagito. Sono tornato a casa a Dallas e ho paura di guidare di notte, solo perché non so cosa succederà se vengo fermato. Rappresento un paese che forse non mi accetta nemmeno, solo per il colore della mia pelle. È decisamente un po’ straziante.”

In occasione di una delle ultime partite giocate in Germania, pochi giorni dopo la morte di George Floyd, Weston scende in campo con una fascia di capitano dedicata all’afroamericano: “Quando ho indossato la fascia, ho sentito che era un dovere e una responsabilità. Ho sentito il bisogno di portare consapevolezza all’estero, ho ricevuto molto supporto da questo, ma anche odio. Mi dicono: <<Sei un calciatore, non dovresti fare dichiarazioni politiche!>> ma io non vedo affatto come questa sia una dichiarazione politica, una persona ha perso la vita. Non ho intenzione di “stare zitto e dribblare” (citazione di “Shut up and dribble”, l’espressione che la giornalista di Fox News Laura Ingraham usò nei confronti dei cestisti LeBron James e Kevin Durant dopo che criticarono il Presidente Trump). Non voglio essere conosciuto solo come un grande calciatore, voglio essere conosciuto come un grande essere umano, come una grande persona.”

McKennie con la fascia “Justice for George”

Sin dalla conferenza stampa di presentazione di McKennie, era parso subito chiaro come l’appoggio della Juventus al ruolo anche “politico” di Weston fosse totale e incondizionato: “Ho ricevuto sostegno dalla Juventus per la posizione che ho adottato in questo movimento, e questo ha reso la mia decisione di venire in Italia ancora più facile. Anche se sono in un paese diverso, non vuol dire che non possa portare avanti quello in cui credo.”

Lo stesso centrocampista ha poi raccontato di aver ricevuto un regalo con un significato molto speciale dal Presidente Agnelli: un libro di Nelson Mandela. “Voglio che tu prenda questo come segno del nostro impegno al tuo fianco, siamo con te e ti supportiamo. Non sei solo in questa battaglia.”

L’impegno promesso nel codice etico della società è riassunto nel progetto “Juventus Goals”, che racchiude tutte le iniziative a impatto sociale che il club ha intrapreso negli ultimi anni.

Si parte dai banchi di scuola: con “Un calcio al razzismo” il club promuove un percorso educativo gratuito che coinvolge le classi I, II e III delle scuole secondarie di primo grado, iniziato in Piemonte e poi diffuso in tutta Italia. I temi trattati? Stereotipi, pregiudizi, discriminazione e razzismo. Tre sono gli obiettivi: individuare e riconoscere i diversi comportamenti discriminatori; favorire l’ascolto, stimolare la curiosità verso la diversità ed acquisire una nuova consapevolezza positiva di sé e degli altri.

Ancora, dal 12 febbraio va in onda “Sulla razza”: un podcast che vuole tradurre in italiano concetti ed espressioni provenienti dalla cultura angloamericana, ma che spesso si applicano alla realtà italiana. “L’idea nasce dalla necessità di intavolare una conversazione sulla questione razziale in italia, di farlo con un linguaggio aggiornato e di un format in cui questi termini verranno utilizzati, contestualizzati e spiegati dalle autrici.”

Le maglie personalizzate per la Giornata Internazionale contro la discriminazione raziale

Oggi, 21 marzo, si celebra la Giornata Internazionale contro la discriminazione razziale. Anche in questo caso la Juventus risponde presente: in occasione dei match della prima squadra femminile e maschile (Fiorentina – Juventus Women e Juventus – Benevento), le due squadre bianconere indosseranno delle maglie speciali. Nei numeri sul retro, infatti, compariranno delle statistiche associate ad eventi razziali, ad esempio il fatto che in Europa, 1 persona nera su 3 subisce discriminazione razziale, o che in Italia solo il 4% dei crimini per odio è stato condannato.

Da tifosi, ci auguriamo sempre che i successi della Juventus proseguano incontrastati e, soprattutto, ineguagliati. In questo caso, però, non vediamo l’ora che anche tutti gli altri club d’Italia “colmino il gap” e si uniscano alla nostra società per continuare a promuovere la lotta contro ogni forma di discriminazione.

NUMERO VERDE dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali: 800-901-010

NUMERO VERDE Anti-Bullismo: 800-66-96-96

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