Il caso Suarez è solo l’ennesima delusione

È passato ormai un decennio da quando scrivevo articoli di controinformazione per Uccellinodidelpiero. Allora ero più giovane, più incazzato, più genuinamente interessato a capire un mondo, quello del giornalismo calcistico d’inchiesta, che non mi soddisfaceva. Troppa approssimazione, troppi errori, troppe cose date per scontate. La condanna pesantissima in primo grado è stata vissuta come una “vittoria”, quasi liberatoria, per chi portò avanti certe tesi nonostante strafalcioni evidenti, stralci tagliati e decontestualizzati, orari delle telefonate omesse per farne cambiare la percezione, risultati delle partite errati, intercettazioni ignorate e zero voglia di andare oltre Moggi.

Stessa situazioni vissuta anni dopo con Scommessopoli. Una voglia incredibile di dimostrare la colpevolezza di Conte da parte della stampa (o di difenderlo da parte di altra, non è quello il punto), ma zero parole o quasi sui veri fatti di cronaca giudiziaria di cui si sarebbe dovuto discutere. Tipo il fatto che alcuni giocatori accusati ebbero meno di 48 ore per acquisire i due dvd pieni di materiale (600€ costo per una copia), nominare un avvocato e redigere una memoria difensiva.

Zero dubbi su un’inchiesta in cui su 56 deferiti del primo filone 2012 di Cremona, in 52 vennero condannati in primo grado (il 93%). Su 1542 mesi chiesti complessivamente a giudizio da Palazzi, la Disciplinare ne riconobbe 1386 (il 90%), l’Appello 1329 (l’86%). Un invito esplicito al patteggiamento (esempio quello di Conte) poiché di fatto era impossibile difendersi.

Perché vi faccio questa premessa? Perché oggi ci ritroviamo ancora come allora con una stampa sportiva assetata di sangue per il caso Suarez e in gran parte incapace di porsi le giuste domande sul metodo – sempre lo stesso – del far uscire stralci di telefonate decontestualizzate (quale giornalista ha il contesto o le trascrizioni integrali?), del fare da cassa da risonanza alle procure e dell’esprimere giudizi morali (e in alcuni casi giuridici) su inchieste in corso con la Juventus formalmente non coinvolta. Anzi, meglio: su un’inchiesta aperta lo scorso febbraio, riguardante un buco di bilancio di un’università e nella quale al momento né Luis Suarez, né persone riconducibili all’entourage di Luis Suarez, né alla Juventus, risultano indagate essendo finiti nelle intercettazioni e quindi nelle indagini quasi per caso.

Purtroppo è sempre la stessa storia, sempre la stessa approssimazione. Ieri su Sportmediaset si arrivava addirittura a ipotizzare l’esclusione dal campionato (iniziato) della Juventus, che altro non è che clickbait per imbecilli, perché non si può essere seri scrivendo certe cose. Si tratta di sensazionalismo stupido, perché due grandissimi esperti di diritto sportivo come l’avv. Grassani e l’avv. Chiacchio, ad esempio, sostengono come al massimo si possa ipotizzare, allo stato attuale, un’indagine per mancata lealtà (art. 4 comma 1 CGS) che porterebbe semmai ad una ammenda trattandosi comunque di una fase pre-embrionale di un tesseramento nemmeno avvenuto, senza vantaggio materializzato.

Stamattina, già disilluso, ho perciò letto al bar la prima pagina de La Gazzetta dello Sport per capire se ci fosse qualcosa di sostanzioso pubblicato o la solita fuffa. Leggo “Inchiesta Suarez. Spunta Paratici” e per 5 secondi il battito accelera e il cornetto mi va quasi di traverso. “Il ds Juve citato nelle telefonate tra i dipendenti dell’università”. Penso: “Cazzo, è fatta! Avranno parlato di accordi, di favori, di pagamenti, di mandanti!”. È un istinto naturale quello di credere, almeno per 5 secondi, che ad un titolo del genere possa corrispondere una notizia meritevole della prima pagina di un giornale, nonostante il decennio di “esperienza” di cui prima. Poi, esauriti i 5 secondi, il battito torna normale, il cervello si rimette in funzione e ti dici: “Aspetta, conosco i miei polli… fammi andare a leggere all’interno…”. Apro pag. 6 e leggo.

“Nelle intercettazioni ci starebbe il nome del top manager sportivo della Juventus, Fabio Paratici. Ma citato in modo generico in una conversazione fra gli indagati, una circostanza a cui i pm non hanno attribuito un valore tale da poter aprire anche un filone diretto rispetto a possibili responsabilità della Juve”.

Ecco, appunto. Niente, di nuovo.

Su Suarez e su tutta la questione mi riservo di formarmi un’opinione quando tutto sarà un po’ più chiaro, e per chiaro intendo chiarito nelle sedi opportune e non sui giornali. Se qualcuno avrà sbagliato, sarà giusto che paghi. Se. L’opinione su un certo modo di fare giornalismo e buttare fango con articoli sensazionalistici e giudizi senza appello già emessi, però, me la sono già formata e francamente non mi serviva l’ennesima riprova di questa vicenda per continuare a non apprezzare questo modo di fare giustizialismo sui media mettendo tra l’altro in pericolo l’inchiesta, quella seria, che a febbraio aveva spinto ad indagare su tutt’altro.

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