7a Serie A: Empoli Juventus 0-3

di Andrea Lapegna


La Juventus vince una partita ampiamente sotto controllo nelle occasioni, nel possesso e nel dominio territoriale. Nel primo tempo affina le armi, nel secondo colpisce. Empoli rinunciatario e affetto dalle croniche difficoltà in attacco.


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Nella vigilia, in conferenza stampa, ad Allegri è stato chiesto se desiderasse semplicemente la vittoria, o qualcosa in più. Quel qualcosa in più è stato individuato nel gioco, nell’applicazione di quei principi che il tecnico toscano va magnificando da oltre un anno: tecnica, controllo, dominio. La partita ad Empoli è cosÌ stata vista come viatico per far passare una “sosta tranquilla” all’allenatore e alla squadra tutta, in vista della settimana di break dovuta agli impegni delle nazionali. Così è stato.

Per ottenere il massimo risultato, Allegri deve però rinunciare in formazione al “minimo sforzo” e, complici gli infortuni in difesa e mediana, si trova costretto a schierare i terzetti titolari siano nel reparto arretrato che a centrocampo, in attesa ovvimente del pieno rientro di Marchisio. L’undici titolare recita: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Cuadrado, Khedira, Hernanes, Pjanić, Alex Sandro; Dybala, Higuaín. D’altra parte, in maniera molto equilibrata, Allegri stesso ha ammesso di preferire un cambiamento a gara in corso, un esperimento da provare a risultato acquisito come contro la Dinamo Zagabria, piuttosto che non una rivoluzione dal primo minuto: sarà ancora 3-5-2. Ma se a sinistra Alex Sandro riprende il suo posto nella casella di esterno, a destra sceglie il brio di Cuadrado all’estravaganza di Dani Alves. Senza il magnete brasiliano sulla destra era dunque lecito aspettarsi una distribuzione di gioco più omogenea sulle due direttrici laterali, come poi è effettivamente successo.

L’Empoli invece si presenta con la sorpresa del giocatore di miglior talento in panchina: a Saponara Martusciello preferisce Krunic per dare più ordine al centrocampo. Per il resto non ci sono sorprese rispetto alla formazione annunciata: Skorupski; Zambelli, Bellusci, Ćosić, Pasqual; Croce, José Mauri, Tello; Krunić; Maccarone, Pucciarelli.

Il piano gara della squadra toscana prevede l’assenza di pressione sul portatore in difesa, ma un’uscita decisa sui centrocampisti bianconeri, per disturbare la ricezione in zone più alte del campo. Al tempo stesso, la difesa a 4 rimane – come da copione – molto stretta e i giocatori esterni della Juve trovano spazio per arrivare ai 30 metri in entrambi i corridoi laterali. Martusciello ha pensato di negare il centro del campo per spingere la Juventus sugli esterni, tanto più che non c’è Dani Alves a catalizzare il pallone e a farlo uscire anche in fascia.

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Centro bloccato, ma qualche metro dietro e accanto ai terzini c’è. Zero spazio per ricezioni tra le linee, nonostante ci siano tre uomini tra la linea di difesa e del centrocampo: Pjanić, Higuaín e Dybala. Le sole soluzioni lasciate ai bianconeri sono dribbling degli esterni, o cambi di gioco (in questa situazione entrambi: Cuadrado non completa il dribbling e poi cambia campo per Sandro)

In particolare, dei nostri esterni Cuadrado è altissimo, il che ha quasi reso il 3-5-2 bianconero un 3-4-3 pesantemente sbilanciato a destra, dove Dybala spesso si accentrava per lasciare pista al colombiano. A Cuadrado è permesso di ricercare la verticalità persino in zone profonde del campo, perché l’atteggiamento tattico della Juventus prevede lo scivolamento a 4 dietro in fase negativa (con Alex Sandro ad arretrare e Barzagli a scivolare più vicino all’out). In ogni caso, fluidità.

Per la prima mezz’ora di match, la difesa dei padroni di casa rimane estremamente attenta a mantenere le distanze con il centrocampo, per limitare il più possibile le ricezioni tra le linee di Dybala e Pjanić. Il che la rende però vulnerabile ai lanci lunghi e alle imbeccate per i tagli centrali delle mezz’ali.

https://vimeo.com/185226101

Quando invece la palla circola lateralmente, gli esterni hanno spazio per andare sul fondo, ma trovano poi il centro ingolfato di maglie blu. Ora, una difesa a 4 la si disordina con i cambi di campo da una fascia all’altra, cosa che la Juventus ha fatto bene per i primi 15/20 minuti di gioco. In questo modo si isola l’esterno sull’altro lato contro il terzino avversario che si trova suo malgrado in situazione di 1vs1. La superiorità in questo caso è tecnica, non numerica né posizionale. Nei minuti successivi tuttavia, errori tecnici hanno limitato la resa di questa strategia in termini di pericolosità offensiva.

Un’altra ragione che spiega il ricorso ai lanci lunghi dalla difesa, è stata l’iniziale staticità del nostro centrocampo, almeno nei primi minuti. Sia Pjanić che Khedira, ma anche Hernanes, chiedono tutti il pallone sui piedi, senza offrire tracce diagonali o tali da permettere di aggirare un avversario. Tanto vale bypassare. Se per Hernanes il ruolo davanti alla difesa richiede meno mobilità in verticale, e dunque meno movimenti dietro il diretto avversario, Khedira e Pjanić si sono nascosti per gran parte del primo tempo, sbagliando il posizionamento e nel caso del tedesco anche il decision-making.

Gli aspetti positivi del gioco bianconero riguardano invece la costanza con cui si è riusciti a creare palle-gol, e la varietà degli strumenti a disposizione degli undici in campo. Oltre ai già citati lanci per Pjanić, Khedira e Higuaín, la Juventus ha ritrovato una piacevole conferma nelle doti offensive di Cuadrado. La difesa empolese ha sbagliato le uscite laterali, lasciando così Pasqual spesso e volentieri all’1vs1 con il colombiano. Deleterio.

Le continue percussioni di Cuadrado, ma anche di Alex Sandro a sinistra (molto più coinvolto del solito) hanno avuto l’unico difetto nell’allungamento dell’intera squadra, dilatando così le distanze tra i giocatori. Un non sempre preciso smistamento del pallone ha quasi dato fiducia all’Empoli, che alla fine della prima frazione ha cominciato a “strappare” verso la porta di Buffon, salvo poi perdersi in un bicchier d’acqua ai 30 metro (leggasi marcature preventive dei tre centrali bianconeri, agevolate oggi dal costante isolamento degli attaccanti in blu). Questo elastico tra un’area di porta e l’altra ha avuto il curioso effetto di allungare le squadre già nel primo tempo, amplificando così il talento di Cuadrado nei duelli individuali in campo aperto. Questo ha portato un altissimo numero di conclusioni verso la porta di Skorupski, già nella prima frazione.

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Il meccanismo di pressione dell’Empoli si è peraltro limitato alle già menzionate uscite sui portatori bianconeri in ricezione, senza mai scombinare più di tanto le trame di costruzione bassa. Il risultato è stato che la Juventus ha potuto sperimentare, provare e riprovare i modi migliori per offendere la retroguardia toscana, senza veramente correre pericoli in difesa (nel primo tempo si sono limitati ad una conclusione a giro di Pucciarelli da fuori area, facile preda di Buffon). Un primo tempo per affinare le armi, una ripresa per chiudere l’incontro.

Nel secondo tempo infatti la Juventus sbaglia di meno: i controlli, gli appoggi, le posizioni e le spaziature sono più rigorosi, e supportano finalmente una costruzione lineare senza togliere nulla al talento dei singoli. La Juventus riesce persino a percuotere centralmente (Dybala, Higuaín, Lemina). Al contempo, l’Empoli cala dal punto di vista fisico, e la difesa non è più capace di reggere le incursioni delle mezz’ali o di francobollare Higuaín senza perdere l’altro argentino. Si aprono le dighe.

I tre gol della Juventus, benché curiosamente distribuiti in un lasso temporale molto stretto, sembrano il naturale proseguimento dell’inerzia della partita. Il primo nasce da un giro palla cui segue una percussione interno-esterno di Alex Sandro, che calamita su di sé due avversari e mezzo (il mezzo è Bellusci), creando così in negativo lo spazio per l’inserimento centrale di Dybala (che – hurrà hurrà – finalente tocca palloni in area di rigore). Controllo e tiro sono velocissimi, stavolta il pur ottimo Skorupski non può nulla.

https://vimeo.com/185223090

Il secondo è sintomatico delle difficoltà fisiche e mentali dell’Empoli a continuare a chiudere il centro del campo. Centrocampo in ritardo, difesa aperta e timorosa, Higuaín indisturbato conclude di sinistro. Perché Zambell non ha accorciato? Vero timore verso il Pipita, paura di dover coprire anche gli accorrenti Dybala e Alex Sandro, o fiducia nel fatto che il suo sinistro non potesse essere così impattante?

https://vimeo.com/185223669

Il terzo gol è un infortunio di Zambelli, ma ancora una volta, l’Empoli aveva staccato la spina già dal primo gol di Dybala. Troppo pesanti le gambe, troppo svuotate le menti dei calciatori dopo aver preso il primo gol. È stato Zambelli, sarebbe potuto essere chiunque altro.

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Le sostituzioni non sconvolgono la struttura tattica della squadra, semmai Lemina ha offerto un upgrade in termini di dinamismo rispetto a Khedira. D’altro canto il primo gol di Higuaín è nato proprio da uno suo break palla al piede. Quello che serviva per far definitivamente crollare l’Empoli.

Nella prestazione collettiva spicca finalmente una distribuzione omogenea dei flussi di gioco: la squadra riesce a coprire tutto il campo in ampiezza e la rete costituita dalle posizioni dei giocatori offre spaziature perfette per il modulo usato e per l’impostazione desiderata. I centrocampisti dialogano molto più tra di loro e la palla circola meno nelle periferie del campo. Il possesso finale sarà del 63%. La buona novella è aver (ri)scoperto che Hernanes in questa Juventus ci può stare, eccome. Ne parleremo più compiutamente con Davide qui sotto, ma la sua prestazione ha fatto sorridere più di un tifoso.

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Tra le fila bianconere, da segnalare la posizione meno defilata del solito di Dybala, che ha avuto ampie libertà di svariare su tutto il fronte d’attacco, per una volta senza confinare il proprio impatto nella zona destra del nostro fronte di attacco. Contemporaneamente, proprio in virtù di quella più equa distribuzione degli attacchi della Juventus, Alex Sandro ha avuto modo di essere più al centro del gioco di quanto non sia normalmente quando beneficia dei cambi di fronte dal lato destro. Il brasiliano conclude il match al Castellani con 5 dribbling riusciti su 6 tentati (meglio di Cuadrado, per dire, fermo a 3 su 6). Ultima nota: le posizioni delle mezz’ali, come usuale da agosto, sono molto più alte del normale, e – con Pjanić e Khedira in campo – si distribuiscono in diagonale rispetto alla direttrice di gioco, con il bosniaco più alto e il tedesco che ha agito spesso accanto ad Hernanes.


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di Davide Terruzzi


Dopo i fischi col Sassuolo, in poche settimane Hernanes ha ribaltato la situazione. Cuadrado conferma quanto di buono visto l’anno scorso. Il focus sulle prestazioni d’entrambi nella trasferta d’Empoli.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]l tempo. Scorre veloce o lento. Prendiamo quanto è successo a Hernanes. Era il 10 settembre quando la Juventus è scesa in campo con il Sassuolo. Verso la fine della partita, Allegri decide di compiere uno degli ultimi cambi e fa entrare in campo il centrocampista brasiliano. Il pubblico mormora, qualcuno fischia. L’ex Inter è l’indesiderato, giudicato come il pacco che è rimasto. Ah, se ci fosse stato almeno un Witsel. Passano tre settimane, Hernanes gioca titolare in Champions, poi viene riproposto a Empoli nell’ultima prima della sosta. In poco più di venti giorni il mondo sembra essersi capovolto. Le prestazioni in campo hanno ovviamente modificato il giudizio di molti, sebbene vada onestamente detto che già nella scorsa stagione il centrocampista aveva mostrato segnali d’adattamento in una posizione che non aveva mai ricoperto, denotando quell’intelligenza che si è mostrata negli scorsi giorni quando in un’intervista ha affermato che anche lui si sarebbe fischiato. Nella partita con l’Empoli c’è la dimostrazione dei continui miglioramenti: Hernanes già l’anno scorso si posizionava correttamente in fase di non possesso garantendo alla squadra equilibrio e partecipando a quella fondamentale fase di filtro richiesta al centrocampo. Nel ruolo di centrale di centrocampo è importante saper quando accorciare accompagnando il pressing, lavorare sulle linee di passaggio per impedire verticalizzazioni, intercettando così palloni. Hernanes però difettava ancora nella fase di possesso: difficoltà nel posizionarsi a sostegno del compagno facendosi trovare libero, troppi tocchi rallentando la manovra, passaggi spesso in orizzontale. Contro l’Empoli, come si vede da questo video e dalla seguente immagine, ora il brasiliano effettua un maggior numero di passaggi, diversi in diagonale o in verticale per servire un uomo tra le linee, accelerando e rallentando, non solo rallentando, la manovra a seconda delle necessità, giocando anche sul lungo e non solo sul corto, mantenendo sempre il controllo e la lucidità.

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https://vimeo.com/185288278

L’altro giocatore che merita un piccolo approfondimento è Cuadrado. Il colombiano non è certo una novità per il nostro calcio e per la Juventus, ma il suo utilizzo comporta qualche adattamento rispetto a quando in quella posizione si trova Dani Alves. Rispetto al brasiliano, l’ex giocatore del Chelsea gioca molto più vicino sulla linea laterale, accentrandosi talvolta ma solo in percussione. Allegri lo utilizza sempre più come ala vecchio stampo, chiedendo a Cuadrado la creazione di superiorità numerica sfruttando le sue doti nell’uno contro uno, cercando di servirlo anche sulla corsa per premiare gli inserimenti profondi senza palla. Con l’Empoli che ha chiuso il centro lasciando spazio sugli esterni, si è trovato spesso uno contro uno con Pasqual: duelli spesso vinti (11 su 18 il computo complessivo), per poi cambiare fascia sulla sinistra cercando il cambio campo per Alex Sandro (9 i passaggi verso il brasiliano).La sua rapidità col pallone tra i piedi risulta essere fondamentale anche nelle transizioni: come ha scritto sopra Andrea, nei momenti del primo tempo in cui erano saltati equilibri e le squadre erano più lunghe, il colombiano è stato indiscusso protagonista. Con lui Allegri ha un giocatore di fascia tutto campo in grado di disputare più partite all’interno della stessa gara: terzo attaccante, ala, difensore. Lui ha voluto tornare alla Juventus, Hernanes ci è rimasto all’ultimo. Col tempo entrambi potrebbero essere accomunati dalla stima e dalla fiducia dei tifosi.

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