Arianna Caruso: da giovane promessa a pedina irrinunciabile

A Torino dal 2017, la centrocampista romana ha gradualmente scalato le gerarchie nello scacchiere di Rita Guarino ed è oggi diventata un elemento imprescindibile nella mediana bianconera.


Nell’estate della fondazione della Prima Squadra femminile della Vecchia Signora, insieme a Sara Gama, Martina Rosucci, Valentina Cernoia e Barbara Bonansea, arrivava sotto la Mole anche una ancora minorenne promessa del centrocampo della Roma: la diciassettenne Arianna Caruso che all’epoca già vantava 34 presenze (e 8 reti) in Serie A. Nonostante la giovane età e le numerose richieste arrivate nel corso degli anni, Caruso è l’unica “ragazzina” che Braghin e Guarino non hanno mai voluto mandare in prestito lontano da Torino.

“Caruso non si tocca”.

Non a caso, oggi è la giocatrice che vanta più presenze in assoluto nella storia delle Women.

Tatticamente brillante, è una centrocampista completa in ogni fase del gioco: al costante lavoro di filtro in fase di non possesso abbina enorme qualità e quantità con la palla tra i piedi. Smistamento, inserimenti tra le linee e soprattutto fiuto del gol.
Nella stagione attuale, che si può definire con certezza quella della definitiva consacrazione, Arianna è la seconda giocatrice più prolifica della rosa con ben 5 reti messe a segno in appena 10 partite di Campionato. Prima di lei, solo l’inarrivabile Cristiana Girelli a quota 11.
Caruso è una giocatrice moderna anche dal punto di vista atletico: l’altezza modesta (165 cm) viene compensata da gare ad altissima intensità, agonismo e dinamismo.

Dovessi paragonarla oggi ad una stella internazionale, per qualità mentali, tecniche e facilità nel trovare la via del gol, il pensiero non potrebbe che spostarsi oltremanica, dove quest’anno milita tra le fila del Manchester City la statunitense Rose Lavelle. Proprio lei: l’autrice del gol del 2-0 che ha chiuso la finale di Coppa del Mondo vinta dagli USA contro l’Olanda nel 2019.

Ma al di là dei numeri, ad impressionarmi (e, da tifosa di Juve e di calcio, emozionarmi) di Arianna Caruso è la personalità. È l’attitudine dei grandi, che la porta a giganteggiare in maglia azzurra tra le danesi della compagna di reparto Pedersen, o ancora tra Maroszàn Kumagai e Gunnarsdòttir nella super-sfida di Champions League contro il Lione. Due gare giocate contro le migliori calciatrici del mondo, nelle quali la romana ha costantemente dominato in mezzo al campo con l’autorevolezza di chi, queste partite, le gioca da una vita. Esattamente come le sue avversarie.

La concorrenza, sia in Nazionale che a Torino, non è mai mancata. Ma se fino all’anno scorso Caruso poteva essere considerata un ottimo elemento dalle sicure prospettive, oggi abbiamo di fronte una tra le migliori centrocampiste della Serie A, destinata ad entrare (a breve) nell’elite delle più forti anche a livello europeo. Impossibile, sia per Bertolini che per Guarino (a cui vanno riconosciuti grandi meriti per il lavoro svolto su Arianna), rinunciare al suo contributo, anche a costo di “mettere da parte” qualche elemento più esperto.

Ad ottobre la Juventus ha comunicato il rinnovo di contratto della giovane stella bianconera fino al 30 giugno 2024.
La Juve riparte da Caruso: il nostro futuro passa anche da qui. Dal riuscire a trattenere elementi come Arianna, che avranno certamente già attirato l’attenzione dei top club europei, fino al fatidico momento del passaggio al professionismo.

Missione, a mio avviso, certamente alla portata: a Vinovo hanno dimostrato di avere un progetto convincente e con ambizioni importanti. Immagino che dunque non serva chissà quale opera di convincimento per tenere a Torino anche giocatrici di questo calibro.

Perché il concetto espresso dalla Juventus vale oggi più che allora:

“Arianna Caruso non si tocca”, cit.

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