Corto Muso 20 – Grey Xmas

Difficile parlare della Juve dopo la partita di ieri sera con la viola. Ma bisogna pur farlo e bisogna pure cercare di capirci qualcosa.

Se noi osserviamo il percorso della Juventus in questo inizio stagione l’unica conclusione che si può trarre è che i miracoli non si fanno e che spesso succedono le cose che è più logico che succedano. Al di là dei giudizi sulla capacità di Pirlo e del suo staff (per me molto competente) o sulla qualità della rosa (per me molto alta) si sta verificando esattamente quello che alcuni temevano a inizio anno. Un allenatore nuovo che vuole cambiare sistema di gioco ha bisogno di tempo e, mentre quel tempo passa, la squadra non ha stabilità tecnica. L’impressione è che la Juve abbia un gioco a tratti bello ma molto, molto fragile e che se l’avversario trova il granello di sabbia giusto da metterti nell’ingranaggio vai in difficoltà enorme. Ieri sera hai sofferto la posizione di Ribery e non sei riuscito a porvi rimedio; e, dato che Ribery non è l’ultimo arrivato, se lo fai giocare come vuole ti mette nei guai.

Ma se si analizzano (e c’è chi l’ha fatto) le peggiori partite della Juve quest’anno, in tutte c’è un qualche tipo di punto tattico che la squadra e Pirlo non sono riusciti a risolvere in 90′ (do you remember la posizione di Reca col Crotone?).

A questo punto però si pone un problema; Pirlo ha davanti a se due settimane per riflettere su cosa fare. E la domanda che si porrà è inevitabilmente la seguente: mi conviene insistere o è meglio cercare un assetto che mi consenta di macinare punti in campionato con continuità? È chiaro che un allenatore giovane come Pirlo si regge soprattutto sul fuoco delle idee; ma l’istinto di sopravvivenza è forte in tutti. E Pirlo sa che se non vince lo scudetto, specie se si dovesse vincere (come penso) a quote molto basse, la sua sorte è praticamente segnata. Va anche detto che Pirlo non è un allenatore nel vero senso della parola e magari fa considerazioni di tipo diverso. Ma essere identificato come quello che ha perso il primo scudetto alla Juve dopo nove consecutivi è una cosa che non vuole nessuno.

Come Pirlo risolverà questo dilemma dirà molto sul suo futuro da allenatore. Al solito non mi pronuncio su cosa sia opportuno. Quello che posso dire è che l’errore sarebbe non tanto decidere in un senso o nell’altro, ma quello di NON decidere, ovvero di mantenere una posizione intermedia. Quello davvero non ce lo possiamo permettere; perché se il prezzo da pagare per cambiare gioco davvero è quello di vedere una partita come ieri lo posso pure accettare. Ho visto la Juve vincere per quasi tutta la mia vita, vederla perdere male qualche volta non mi turba più di tanto. Ma se si dovesse arrivare a fine anno senza niente in mano e senza nemmeno avere costruito qualcosa di nuovo, beh questa sarebbe una vera iattura e un anno buttato nel cesso.

Chiudo con una osservazione doverosa; voi tutti sapete cosa penso della classe arbitrale italiana. È una casta ed ha tutti i difetti delle caste; è autoreferenziale, soffre di pseudospeciazione (quel fenomeno che ti fa ritenere di essere un gruppo a parte al quale le regole per “normali” non si applicano), tende a premiare la fedeltà a scapito della competenza ed è marcia al suo interno. Ma signori, non è una novità di questo campionato. È sempre stato così da che osservo il calcio e sarà così ancora a lungo, almeno finché qualcuno non si renderà conto che siamo nel XXI secolo.

Tutti, tifosi, giocatori, allenatore, dirigenti sanno che se la Juve in questo inizio stagione fosse state arbitrata come Inter, Milan e Napoli sarebbe in testa alla classifica a prescindere dal gioco che ha espresso. Ma questa è una costante dei nostri tempi e dal punto di vista pratico, l’unica cosa che puoi fare è considerarla una variabile del gioco. Se la vuoi cambiare le campagne da fare sono altre che lamentarsi del singolo arbitraggio. Perché il problema non è La Penna o Fourneau o Maresca etc. etc. che arbitra a quel modo, ma un sistema che porta personaggi di quel tipo ad arbitrare in serie A. Ma ripeto, non è una novità: l’idolo degli arbitri italiani è Collina; che è uno che ha combinato disastri sia da arbitro che da dirigente. E niente dice di più di un gruppo sociale degli idoli che si sceglie.

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