Cosa è mancato alla fase di possesso contro il Milan?

In conferenza stampa Sarri ha parlato di una delle migliori Juve di quest’anno nei primi trenta minuti. In effetti, per una buona ora la fase di possesso è stata ben gestita, ma nonostante i 26 tiri la mole di gioco sviluppata non si è tramutata in un adeguato numero di chiare occasioni da gol. L’attacco della profondità e le scelte non sono state impeccabili.


Il ritorno al calcio giocato dopo più di 3 mesi dall’ultimo Juventus v Inter, ha riproposto uno dei problemi che più ha messo in difficoltà la fase di possesso dei bianconeri nella gestione Sarri. Ancora una volta, complice anche l’espulsione di Rebic, i bianconeri si sono ritrovati ad attaccare una difesa schierata su due linee da 4 molto corte e compatte, tendenzialmente propense alle chiusure delle vie centrali. Il dominio del campo e della trequarti non è mai stato in discussione, e la Juventus è riuscita a chiudere il Milan in 30 metri, gestendo molto bene la ri-aggressione della palla durante le transizioni da un suo possesso a quello immediatamente successivo. Questo è stato possibile poiché la Juventus è rimasta molto corta e ha sfruttato bene le capacità di anticipo del trio di centrocampo che, a parte Bentancur, assoluto dominatore del contro-pressing, ha visto protagonisti tanto Matuidi quanto Pjanic, che hanno accorciato l’avversario con la giusta aggressività. Questo atteggiamento molto propositivo, non per niente scontato dopo 90 giorni di inattività, ha consentito alla Juve di giocare una partita a campo corto contro difesa schierata che ha evidenziato aspetti positivi ed altri negativi.

Il trio Costa – Ronaldo – Dybala.

Per la prima volta sotto la sua gestione, Sarri ha proposto questa versione del tridente Costa-Ronaldo-Dybala tridente (già impiegato per la verità molto poco in stagione) con Ronaldo in zona centrale e libero di svariare sul fronte d’attacco, Costa a sinistra e Dybala a destra. Tra i 3, è stato Costa a offrire la miglior prestazione, risultando una vera spina nel fianco sulla destra della difesa rossonera. Tuttavia le sue scelte di rifinitura non sono state sempre impeccabili, eccedendo a volte nelle giocate di palle alte in un’area decisamente svuotata da colpitori di testa. Ronaldo è stato collaborativo, ha svariato sul fronte d’attacco, smarcandosi tra le linee e offrendo il giusto appoggio per lo sviluppo della manovra ma è fondamentalmente mancato nella qualità delle conclusioni, ma ancor di più negli smarcamenti in verticale verso la profondità. Dybala, infine, è stato autore di una prestazione buona ma non straordinaria, ha rischiato poco la giocata, troppo spesso in sicurezza. Se è vero che è stato fondamentale nel fornire appoggi nello sviluppo del possesso, nelle zone di campo decisive non ha quasi mai dribblato o giocato un filtrante, dando anche lui un apporto molto scarso agli smarcamenti in profondità.

Dybala conduce la palla, con il solo Danilo a dettargli la profondità, una potenziale pericolo si esaurisce per mancanza di scelte mentre Dybala va a sbattere sul muro difensivo.

Cosa ha funzionato?

La scelta di schierare questo tridente ha permesso di sfruttare molto bene il campo in ampiezza, e questa è stata certamente la nota più lieta della gara. Grazie alla velocità nel giro palla della prima parte di gara, la Juve è riuscita spesso a isolare l’uomo sull’esterno per giocare l’1vs1, con Costa che l’ha fatta da padrone. Infatti, la catena di sinistra, supportata tanto da Matuidi quanto da Alex Sandro, ha funzionato piuttosto bene: il brasiliano a dispetto delle ultime uscite è apparso molto propositivo garantendo appoggio e buone iniziative.

Alex Sandro sceglie di rientrare e servire l’accorrente Costa.

A destra Dybala non ha goduto dello stesso appoggio da parte di Danilo, che probabilmente per richieste tattiche è stato parecchio prudente, limitando al minimo indispensabile le sovrapposizioni. Dybala ha interpretato il ruolo in maniera diversa da Costa, venendo dentro al campo e cercando di ricevere sul vertice dell’area di rigore per sfruttare la capacità di accentramento e le sue doti balistiche. La manovra preparatoria è stata in generale buona, e a parte la ricerca dell’ampiezza e la velocità del giro palla, gli smarcamenti tra le linee sono state tra le note più liete. La Juve è riuscita spesso a trovare l’uomo che si smarcava venendo incontro e in movimento, elemento propedeutico alla giocata sul terzo uomo, una giocata ripetuta più volte da parte di attaccanti e mezzali.

Dybala si propone e riceve tra le linee
Bentancur attacca lo spazio e riceve alle spalle della prima linea.

Cosa non ha funzionato?

Nonostante la continua presenza nella trequarti avversaria, la Juve è essenzialmente mancata in due aspetti fondamentali: lo smarcamento in profondità e l’attacco dell’area di rigore. Il primo aspetto dipende certamente una questione di attitudine e interpretazione del ruolo. I due attaccanti, come detto sopra, sono stati carenti durante la gara, un problema atavico che può e deve essere superato, visto che entrambi possono farlo. Servono però convinzione e applicazione.

Dybala pescato tra le linee non ha linee di passaggio in profondità.

L’attacco dell’area è il problema della stagione. Ovviamente, non è solo una questione di caratteristiche degli attaccanti, ma anche e soprattutto di mezzali. Tanto Bentancur quanto Matuidi, per motivi diversi, non sono stati in grado di rappresentare valide alternative dentro l’area, il primo per disabitudine, il secondo, seppur generoso, per mancanze tecniche. La Juve si è cosi ritrovata con una serie di potenziali situazioni che sono fallite per mancanza di suggerimenti da chi doveva ricevere o ancora peggio per l’incapacità di vedere il passaggio filtrante, con le mezzali troppo spesso piatte sulla linea di difesa avversaria con spalle rivolte alla porta.

Costa sceglie inopportunamente di crossare ma l’area è completamente vuota

Un terzo aspetto, marginale, che ha funzionato poco è stata la scelta di giocare cross alti, dando la sensazione di palle messe in mezzo con la speranza che potesse succedere qualcosa, più che con l’idea di far succedere qualcosa. L’impazienza o la mancanza di collaborazione hanno portato a giocate non pensate, mentre l’azione di Costa e Alex Sandro al primo minuto faceva immaginare tutt’altro sviluppo.

Le scelte non sempre corrette trasformano potenziali pericoli situazioni difensivamente gestibili. Bentancur sceglie di crossare alto invece di giocare una palla bassa e tesa.

C’è da lavorare.

È il mantra della stagione, ma non si può fare altrimenti, anche alla luce di questo nuovo assetto tattico, che se verrà riproposto potrebbe portare i frutti tanto attesi. Gli aspetti positivi, apparsi evidenti, necessitano di essere maniacalmente migliorati. Il lavoro più grosso, ovviamente va fatto, su quanto non ha funzionato. Molto passa dalle due mezzali e da Dybala e Ronaldo, sta a loro farsi carico delle dovute responsabilità con convinzione e attitudine, il resto verrà. No, non è mai troppo tardi per migliorare, anche se la fase della stagione è quella decisiva, anche se ci sarebbero giocatori più adatti: perché il miglioramento deve comunque essere una costante ricerca.

Dybala detta il passaggio in profondità e riceve, favorendo lo sviluppo della manovra e la ricezione in area.
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