Gli infortuni di Pjaca, Dybala e i comunicati Juve

di Antonio Corsa


I tempi di recupero di Pjaca e Dybala si sono allungati. Dobbiamo preoccuparci? È normale? È colpa di qualcuno?


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]S[/mks_dropcap]ono le domande più frequenti che si leggono in queste ore sui social e che ci avete inviato tramite rubrica Uno-due. Proviamo a rispondere con le informazioni a noi note facendo un po’ di chiarezza e ricostruendo i fatti.

Inizierei con il distinguere il caso Pjaca da quello Dybala, poiché molto diversi fra loro. Su Pjaca sappiamo che il 3 ottobre scorso il giocatore, in ritiro con la Nazionale, ha lamentato dei dolori tra il polpaccio e la caviglia sinistra che peraltro – secondo i croati – aveva già da prima di raggiungere Zagabria. È stato conseguentemente sottoposto ad accertamenti e il professor Igor Boric, responsabile medico della Nazionale croata, ha diagnosticato un’infrazione al perone (dopo di me, Enry vi spiegherà il significato e le differenze col termine frattura. Intanto vi mostro l’osso interessato).

perone

La Juventus, il 5 ottobre, ha sottoposto il giocatore a nuovi controlli, come da prassi, e – a differenza del prof. Boric – i suoi medici non hanno rilevato né fratture, né infrazioni ossee. Ciò si sarebbe teoricamente tradotto in tre settimane circa di prognosi per il recupero agonistico. Il 26 ottobre, però, nuovi accertamenti effettuati dalla Juventus hanno invece confermato la diagnosi croata rilevando una “sottile linea di infrazione intraspongiosa” (di nuovo: dopo di me Enry spiegherà) e la presenza di un cospicuo edema. Ciò ha allungato i tempi di recupero, o meglio li ha equiparati a tutti gli effetti a quelli di una frattura e la ripresa dell’attività del giocatore, di consequenza, dovrebbe arrivare i primi giorni di dicembre.

Errori? Volendo, sì: la diagnosi iniziale, poi corretta ed aggiornata in corso d’opera, era troppo ottimista. Conseguenze pratiche sui tempi di recupero del giocatore? Nessuna. Mi spiego: non ha fatto nulla che non avrebbe dovuto fare, non ha forzato il rientro, non è stato sbagliato il percorso di recupero. “Semplicemente”, c’è bisogno di più tempo, compatibilmente con i tempi di una infrazione ossea, rilevata solo in un secondo momento. La rabbia di alcuni tifosi sarebbe perciò anche parzialmente giustificata, ma non ci troviamo dinanzi ad una gestione errata del calciatore o a “colpe” concrete della Juve che hanno pregiudicato o allungato i tempi di recupero, ma bensì ad un errore iniziale di valutazione dell’entità dell’infortunio, poi corretto (3 settimane fa). In questi giorni il giocatore dovrebbe effettuare ulteriori esami e potremo valutare anche la risposta all’infortunio e si potrà essere più precisi sui tempi di recupero.

Passiamo a Dybala. Qui la diagnosi è stata invece corretta e si tratta, molto semplicemente, di un infortunio a carattere muscolare dove non esistono dei tempi di recupero precisi. C’è una forbice di tempo da 30 a 60 giorni e dipende da persona a persona, oltre che dall’intensità della lesione delle fibre muscolari. L’attaccante bianconero si è infortunato il 22 ottobre scorso contro il Milan ed è stato prima visitato dai medici della Juventus, che non hanno scritto prognosi, poi da quelli argentini, che hanno parlato di 30 giorni di stop. Dalle previste 4-5 settimane (degli Argentini) pare si passerà a 5-6 settimane.

Siamo nei tempi standard, nulla di cui preoccuparsi, nulla su cui costruire polemiche. L’equicovo è sorto probabilmente poichè Massimiliano Allegri, nella conferenza stampa pre-Chievo, ha detto che il giocatore sarebbe tornato a disposizione dopo la sosta. Tornerà sì dopo la sosta, ma un paio di settimane più in là, saltando con ogni probabilità la tanto attesa gara di Champions League contro il Siviglia.


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di Enrico Ferrari


Proviamo a capire più nel dettaglio il tipo di infortunio che hanno patito i due giocatori.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]P[/mks_dropcap]er quanto riguarda Pjaca, è stata rilevata una infrazione intraspongiosa a livello del malleolo. Per capire cosa voglia dire “intraspongiosa” possiamo ricorrere ad un esempio. Immaginate di buttare una mela per terra da una discreta altezza. Solitamente, si ammacca, ma la buccia (nel nostro caso la corticale dell’osso) rimane integra. La polpa invece tende a sfaldarsi o a rigarsi. Tornando a Pjaca, gli è successa la stessa cosa della polpa della mela.

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Ovviamente, l’infrazione ossea è differente rispetto ad una semplice contusione o distorsione: se nell’ultimo caso ci sarebbero voluti 20 giorni di recupero, in caso di infrazione con relativo edema si allungano a 60 giorni standard. Si tratta di un infortunio subdolo, poiché non comporta immobilità articolare, ma solo dolore e non è da escludere perciò che Pjaca possa aver avuto dei micro-traumi in precedenza (prima del ritiro con la Croazia) che poi siano sfociati con la Nazionale nella lesione di cui sia parla. Dal punto di vista terapeutico, invece, come giustamente scriveva Antonio, non c’è differenza di trattamento rispetto alla distorsione: si procede con l’immobilizzazione dell’arto, poi con successivi esami (che la Juventus ha effettuato il 26 ottobre e che hanno fatto riscontrare la lesione) e quindi il piano terapeutico non è mai stato compromesso.

Passando a Dybala, è stata rilevata, sia dai medici bianconeri che da quelli argentini, una lesione tra il primo e il secondo grado del bicipite femorale della coscia destra. I tempi di recupero standard sono tra i 40 e i 45 giorni ma, siccome parliamo di muscoli, il recupero è molto soggettivo. C’è chi può farlo in 30 giorni, così come in 60. Per capire il tipo di infortunio patito dal giocatore, possiamo immaginare una corda messa in tensione tirandola dalle due estremità. A seconda dell’intensità che applicheremo, la corda (ovvero le fibre muscolari nel nostro caso) tenderà a sfilacciarsi. Le prime fibre che si sbrogliano rappresentano il primo grado della lesione, e così via fino alla completa rottura delle fibre. Una lesione di primo grado interessa meno del 5% delle fibre muscolari, quella di secondo grado un una quantità tra il 5% e il 20% circa, quella di terzo tra il 75% e il 100% (rottura totale come fu ad esempio per Simone Pepe).

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La forbice tra il 5% e il 20% è molto ampia ed è per quello che non è sempre facile capire l’entità esatta della prognosi.

I muscoli hanno inoltre una scarsa capacità rigenerativa e quindi il tessuto che si verrà a creare sarà un tessuto cicatriziale nella parte interessata e quindi questo rende il tessuto muscolare meno elastico (per questo si dice che un calciatore che abbia subito varie lesioni allo stesso muscolo sia più soggetto ad averne altre poiché si viene a creare un’area con un equilibrio elastico differente).

Ciò detto, il presunto rientro di Dybala nei primi giorni di dicembre è assolutamente in linea con un recupero standard. Se dovesse metterci più di 45 giorni potremmo eventualmente iniziare a preoccuparci e parlare di un eventuale errore nella valutazione dell’infortunio.


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AGGIORNAMENTO

Marko Naletilic, agente di Marko Pjaca, ha rilasciato oggi un’intervista a ‘Tuttosport’ nel corso della quale ha parlato delle condizioni del suo assistito. “La guerra di bollettini medici tra Croazia e Juventus? Non sono un esperto in materia ma se c’è stata confusione è perché si è trattato di un problema delicato, non facile da capire al 100%. La cosa più importante è che ora Marko stia sempre meglio, da parte nostra c’è grande fiducia nello staff medico della Juventus”.

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