La Juve estiva di Allegri

L’ultima amichevole prima dell’esordio in campionato (previsto per domenica prossima a Udine) è servito per vedere quale direzione stia prendendo la Juve, al netto di un mercato ancora aperto.

Dopo due stagioni nelle quali la compagine bianconera ha cercato di virare verso un approccio maggiormente proattivo (in entrambe le fasi di gioco), con alterne fortune (Scudetto il primo anno, qualificazione Champions centrata all’ultimo e vittoria in Coppa Italia nella seconda stagione), per questo nuovo campionato il club torinese è tornato all’antico, riaffidando la panchina a Max Allegri, il condottiero che le aveva consentito di vincere cinque scudetti di fila.

Dal punto di vista tattico le ultime uscite di preseason (e in particolare quella con l’Atalanta) hanno confermato l’idea che il nuovo/vecchio allenatore della Juventus abbia approcciato questo suo ritorno in bianconero partendo dai punti fermi del suo calcio.

Anche contro i bergamaschi infatti si è vista all’opera una squadra che, dal punto di vista del modello di gioco proposto, non è lontana parente di quella lasciata da Allegri al termine della stagione 2018/19.

La Juve ha infatti presentato un sistema base 4-3-3 con Ronaldo che partiva da sinistra e con Dybala (da falso nueve) e Chiesa a completare il tridente offensivo. A questa disposizione corrispondeva poi un 4-4-2 in fase di non possesso, con il portoghese che si accoppiava a Dybala per formare la prima linea difensiva della squadra davanti alle due linee di quattro di centrocampo e difesa.

Sempre in fase di non possesso, al di là di alcune situazioni particolari, la compagine bianconera assumeva posizioni arretrate, privilegiando un blocco difensivo basso. Questo atteggiamento, che lasciava supremazia territoriale all’Atalanta, aveva lo scopo di negare profondità agli avversari e di ridurre gli spazi per la manovra offensiva della squadra di Gasperini.

Preoccupandosi maggiormente di difendere alle proprie spalle piuttosto che in avanti, Allegri vuole costruire intorno a Bonucci, Chiellini e de Ligt una comfort zone che eviti loro pericolose rincorse all’indietro e ne esalti invece le qualità difensive in situazione di marcatura uno contro uno.

Così facendo, la squadra viene anche predisposta a poter attaccare in campo aperto una volta riconquistata palla, sfruttando le abilità in fase di risalita del campo dei vari Cuadrado, Chiesa e Kulusevski e quelle in contropiede di Dybala e Ronaldo.

Questi ultimi due non partecipavano molto alla fase di non possesso, andando di fatto a creare un sotto-blocco separato dal resto della squadra e pronto a ripartire in contropiede.

Anche la fase di costruzione dal basso vista allo Stadium non sembrava avere lo scopo di settare il possesso e di attirare la prima pressione bergamasca, quanto piuttosto di attendere i movimenti di smarcamento dei riferimenti più avanzati di seconda e terza linea per andare poi a servirli velocemente.

In generale, il possesso bianconero è stato affidato alle capacità dei singoli e ad un’organizzazione che prevede la ricerca di associazione tecnica fra i giocatori e l’occupazione di determinati spazi in funzione delle situazioni di gioco.
È chiaro (e non potrebbe essere altrimenti a metà agosto) che su questi principi Allegri dovrà ancora lavorare. La Juve ha finora sempre subito gol nelle amichevoli disputate e bisognerà vedere come reagirà contro squadre che andranno ad effettuare una miglior contropressione di quella mostrata dall’Atalanta. Anche le lunghe fasi di difesa posizionale potrebbero dover essere registrate visto che, contro i nerazzurri, la palla non sempre è stata coperta adeguatamente. In fase di contropiede si dovrà poi cercare di accompagnare di più Dybala e Ronaldo.

Detto questo, quanto finora visto sembra confermare la sensazione di una compagine che è scesa dalla bicicletta ed ora, tornata in sella, si stia riadattando al mezzo e al ritmo di pedalata.

Share