Le terra dei cachi 146/ VARiability

di Kantor


Il VAR e il positivismo scientifico.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]N[/mks_dropcap]ella nostra coscienza collettiva albergano molti miti privi di fondamento; uno dei più difficile da eradicare è il vecchio mito ottocentesco positivista legato alla rivoluzione industriale. In poche parole è credenza popolare che la tecnologia risolva i problemi. Ora  non è difficile da capire che in realtà la tecnologia non risolve i problemi ma semplicemente li sposta; ovvero nel risolvere un problema ne crea sempre altri e la speranza è che i nuovi problemi siano più semplici da risolvere di quelli vecchi.

Se esaminiamo il VAR da questo punto di vista è facile individuare i problemi che risolve (e solo per questo valeva la pensa di provare) e sono essenzialmente di quattro tipi: gli scambi di persona, il punto in cui avviene un fallo (fuori o dentro l’area per capirsi), i goal palesemente irregolari (tipo la “mano di dio” di maradona) e gli episodi di violenza non visti da arbitro e guardialinee.  Se il VAR si fosse limitato a questa quattro casistiche sarebbe stato quasi perfetto; ma siccome crediamo ciecamente nelle magnifiche sorti e progressive non abbiamo resistito alla tentazione di provare a fare meglio. E il meglio, come diceva mia nonna, è spesso nemico del bene.

Perchè è stata creato un insieme di regole e di possibilità di intervento troppo complesso e difficile da capire; e infatti non è stato capito nè dai giornalisti, nè dagli allenatori, nè (e questo è grave) da alcuni arbitri. Come sempre il problema è iniziale: la IFAB (International Football Association Board) ha enunciato 12 principi,  vediamo l’inizio del primo:

“Video techology will only be used to correct clear errors…”

Ora che cosa è un “errore evidente”? Secondo la mia interpretazione è un errore oggettivo, ovvero uno che ricade nelle quattro casistiche enunciate sopra. L’esempio classico è ciò che è successo in Napoli-Nizza, dove l’abitro ha assegnato un rigore per un fallo fuori area. Se ci fosse stato il VAR, questo sarebbe stato un errore correggibile e sarebbe stato corretto.  Ma il modo in cui si è interpretato il principio nella prima giornata di Serie A a me pare estremamente pericoloso e foriero di casini inimmaginabili. Perchè se tu usi il VAR per stabilire (con immagini rallentate poi…) se un contatto in area è rigore o no, esci totalmente dall’oggettività e entri nel reame della discrezionalità totale. Come prima certo… ma con un’aggravante che  è il portato della specificità dell’Italia in generale e della Serie A in particolare.

La domanda è: che cosa vuole un arbitro di Serie A? Essenzialmente due cose: la prima è continuare ad arbitrare, perchè è quello che gli piace fare, quello per cui ha sacrificato i week end della sua giovinezza, quello per cui ha rischiato di essere menato in infami campi di provincia e quello che, alla fine, gli fa pure fare un sacco di soldi. La seconda cosa che vuole è non essere sempre in mezzo a polemiche e casini vari, non venire sputtanato dai giornali e non venire chiamato in causa dalle squadre di calcio.  Quale è il nuovo problema introdotto dal VAR? È che l’arbitro ha troppo tempo per pensare e che la sua decisione non è più istintiva; e se un arbitro in Italia ha tempo per pensare prenderà sempre una decisione “politica”, ovvero  la decisione che ritiene gli possa causare il minor danno. E questo è esattamente il contrario di ciò che si auspicava.

Per capire come questo possa essere dannoso basta immaginarsi un arbitro che deve decidere col VAR se fischiare un rigore decisivo contro il Napoli al San Paolo, mentre gli tirano addosso di tutto.  Ma non è finita qui, perchè  vediamo l’inizio del principio 6 dell’IFAB:

“Only the referee can initiate a review; the VAR (and the other match officials) can only recommend a review to the referee.”

In altre parole l’arbitro può invocare il VAR autonomamente (primo livello di discrezionalità), gli addetti al VAR possono suggerire la revisione all’arbitro (secondo livello di discrezionalità) che può decidere se ignorare il consiglio (terzo livello di discrezionalità) oppure di fermare il gioco e rivedere le immagini (quarto livello di discrezionalità). Non vedo l’ora di vedere questo coacervo di possibilità venire applicato nel derby di Milano o di Roma… Perchè per adesso le revisioni del VAR sono fortunatamente (!?) andate a sfavore della Juventus e a favore di Milan e Inter; quando succederà il contrario capiremo meglio quanto ci sarà da divertirsi quest’anno.

Concludo con una previsione: al primo casino galattico (al  quale spero con tutto il cuore che la Juventus sia estranea) si farà marcia indietro “all’italiana”. Ovvero non si cambieranno le regole, ma semplicemente si smetterà di applicarle se non ai casi evidenti che ho enunciato sopra. Vi ricordate di quando misero la regola dell’espulsione diretta per chi bestemmiava in campo? Cominciarono ad applicarla ma, appena si accorsero che dovevano espellere dieci giocatori per volta, smisero immedietamente. E ora nessuno ne parla più; e non mi pare che i calciatori siano diventati tutti chierichetti.

 

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