Precedenti: Inter-Juventus Coppa Italia

L’Inter è l’avversaria che la Juventus ha affrontato più volte in Coppa Italia. A Milano vissuti spesso match spettacolari. Come quello del 1992 con Roberto Baggio che incanta e regala un ritorno trionfale al Trap a San Siro.


Derby d’Italia. Ma anche Derby di Coppa Italia. Stando ai numeri, l’Inter è l’avversaria che la Juventus ha affrontato più volte anche nel trofeo nazionale. Ben 31 i match finora disputati, in cui rientrano anche 2 finali (entrambe colorate di bianconero) e tanti match spettacolari. Soprattutto a San Siro, teatro del match d’andata di questa edizione 2020/21.

Un tuffo nella storia e nei numeri

Come detto, sono stati 31 gli incontri di Coppa Italia tra Juventus e Inter. Il primo è datato 1936, a Milano, con successo di misura dei bianconeri di Monti contro i nerazzurri di Peppino Meazza.

Molte di queste sfide sono datate anni ’70. La formula di quegli anni prevedeva 2 gironi per decretare le finaliste. E le 2 squadre si trovarono spesso nello stesso raggruppamento.

Juve avanti nel bilancio totale, con 14 successi contro i 10 nerazzurri e 7 pareggi. Uno solo di questi 31 è stato disputato in campo neutro, a Roma per la precisione, ed è uno di quei precedenti che a Torino ricordano bene: finale dell’edizione 1964/65, con il gol di Menichelli che permette di battere la Grande Inter e di vincere il 5° trofeo della storia bianconera.

Ma quella non è stata l’unica finale disputata dalle 2 rivali. E soprattutto vinta dalla Juventus. Che in precedenza si era presa anche la Coppa Italia 1959 con un perentorio 4-1 a San Siro con doppietta di Cervato e reti di Charles e Sivori: era quello il successo numero 3.

San Siro ha il predominio dei match disputati rispetto a Comunale/Delle Alpi/Olimpico/Stadium. In 17 occasioni si è giocato all’ombra del Duomo e solo 13 in riva al Po.

Quante sfide epiche a San Siro

Oltre ad avere la supremazia nei numeri, il Meazza di San Siro ha ospitato anche alcuni dei più spettacolari Inter-Juventus di Coppa Italia.

Nel 1975 si registra un tennistico 6-2 per i bianconeri, con doppiette di Anastasi e Fernando Viola, gol di Cuccureddu e sopratutto la prima rete da juventino di Gaetano Scirea: una prodezza da fuoriclasse (dribbling a rientrare su Bini e sinistro all’incrocio), realizzata alla Scala del Calcio e alla squadra di cui era tifoso da ragazzino.

Ma anche in tempi più recenti. Con Milano spesso sede delle sfide di ritorno, anche i rigori diventano un’appendice necessaria per decretare la vincitrice.

Nel 2004, è un doppio 2-2 nei 180 minuti e Antonio Chimenti diventa eroe parando il rigore decisivo di Bobo Vieri. Nel 2016 alla Juve di Allegri non basta vincere 3-0 allo Stadium, al ritorno rischia una delle debacle più rumorose di sempre: si salva grazie all’errore dal dischetto di Palacio. Una sofferenza che rende ancora più bello il trionfo in finale con il Milan, grazie al gol di Alvaro Morata.

1992, tempo di rivoluzioni

Tra le tante sfide di Milano, ce n’è una che è ricca di significati. Non tutti solo legati al calcio. Si tratta di quella della stagione 1991/92.

Una stagione simbolo sia per la Juventus che per l’Inter. A Torino ci si è rassegnati in fretta: le rivoluzioni non fanno parte del dna della Signora. Le avventure di Luca Cordero di Montezemolo e di Gigi Maifredi finiscono ancora prima di sbocciare. Si torna al passato. Rientra nei ranghi Boniperti, anche se nel solo ruolo di amministratore delegato lasciando a Vittorio Chiusano la presidenza. 

In panchina viene richiamato Giovanni Trapattoni. Proprio lui, l’allenatore che in un decennio (dal 1976 al 1986) ha vinto tutto quello che poteva. E anche nella Milano nerazzurra non ha sfigurato, conquistando uno Scudetto a passo di record e una Coppa Uefa poco prima di congedarsi.

E sì, perché ora la rivoluzione si è sposata viaggiando sulla Torino-Milano. La sindrome dell’emulazione sacchiana ha colpito anche l’Inter. Ernesto Pellegrini ha puntato tutto su Corrado Orrico, un altro che proprio come Maifredi dovrebbe essere tra i discepoli dell’Arrigo di Fusignano. Che nel frattempo si è appena accasato in Nazionale lasciando la panchina del Milan a Fabio Capello.

La lezione impartita dai vicini di Torino non è servita. I tifosi interisti si trovano a vivere quello passato dai bianconeri pochi mesi prima. La squadra ha qualche fiammata ma si vede che non riesce a digerire la nuova filosofia. Subito fuori dalla Coppa Uefa, di cui è detentrice, la Beneamata non sfonda neppure in campionato. Proprio mentre i cugini rossoneri capeggiano la classifica.

Con l’ambiente in subbuglio, a fine gennaio è Orrico a decidere di farsi da parte. Al suo posto arriverà uno dei simboli della storia del club, quel Luis Suarez punto di forza della Grande Inter del Mago Herrera.

Le cose vanno un po’ meglio in casa Juve. Il ritorno del Trap ha riportato serenità all’ambiente. La squadra è di fatto quella dell’anno precedente. Sono arrivati solo i tedeschi Kohler e Moeller, oltre a Massimo Carrera. A stagione iniziata è sbarcato da Lecce un ragazzo timido ma che presto lascerà il segno: Antonio Conte. In più è già iniziato il futuro della porta, con l’ingaggio di Angelo Peruzzi, destinato a prendere il testimone da Stefano Tacconi.  

In Serie A i bianconeri provano a dire la loro e restano sempre in scia al Milan. Per la prima volta da quasi 30 anni non ci sono coppe europee da onorare. Tutte le energie vengono convogliate in patria. In campionato e naturalmente in Coppa Italia.

Coppa Italia, obiettivo primario per tutti

Il Milan dimostra, giornata dopo giornata, di avere una marcia in più. Quindi per le sue rivali storiche anche la Coppa Italia può salvare la stagione. Sia Juventus che Inter hanno raggiunto i quarti non senza qualche grattacapo. I nerazzurri hanno patito contro Casertana e Como. I bianconeri hanno sfruttato il fattore Delle Alpi vincendo in casa contro Udinese e Atalanta e accontentandosi di 2 0-0 in trasferta.

A febbraio è in calendario la doppia sfida che mette in palio un posto in semifinale. Il confronto manca da quasi un decennio, dal 1983, quando la Juve (sempre con Trapattoni in panchina) superò l’Inter e si guadagnò la finale contro il Verona.

Proprio come allora, l’andata è in calendario sotto la Mole. Si gioca mercoledì 12 febbraio. L’Italia sportiva non vive di solo calcio in quei giorni. Sabato 8 sono stati inaugurati i Giochi Olimpici invernali ad Albertville, in Francia, a neppure 200 km da Torino.

Nei libri di storia non c’è ancora traccia dello scontro Iuliano-Ronaldo e Calciopoli non è una parola ancora entrata nei vocabolari. Ma Juventus-Inter è sempre Juventus-Inter. Anche se le squadre non sono nel miglior momento della loro storia.

La sfida del Delle Alpi ha il merito di regalare spettacolo e grandi emozioni. Di sicuro è una giornata indimenticabile per Angelo Peruzzi che, a 4 giorni dal suo 22° compleanno, fa il suo esordio tra i pali. E soprattutto si mette definitivamente alle spalle la squalifica di un anno per doping, comminatagli quando era ancora alla Roma.

Il suo avvio è anche fortunato. Dopo 16’ all’Inter viene assegnato un rigore, ma Lothar Matthaus lo calcia sul palo. Le occasioni si succedono da una parte e dall’altra. Quella buona capita sui piedi di Paolo Di Canio quando la ripresa è iniziata da un minuto. È il gol partita, anche perché l’ex laziale manda alle stelle il raddoppio poco dopo. E pure Roberto Baggio fa cilecca dal dischetto servendo di fatto un assist a Zenga. Finisce 1-0, in chiave ritorno sicuramene migliore di un possibile 2-1 (risultato tra l’altro del match di campionato di pochi mesi prima).

A San Siro, tra Tangentopoli e Sanremo

Il ritorno è in calendario 2 settimane dopo, mercoledì 26 febbraio. Nei tg sportivi si continuano a trasmettere le immagini del gol che Michelangelo Rampulla ha segnato la domenica precedente a Bergamo.

Ma le pagine di tutti i giornali sono piene dello scandalo che è appena scoppiato. Lunedì 17 febbraio è stato arrestato Mario Chiesa: è l’evento scatenante che dà il via a Mani Pulite e a Tangentopoli. Forse in quel momento non è ancora chiaro. Ma sarà uno degli eventi che segnerà la storia repubblicana del nostro paese.

Intanto, in quei giorni di fine febbraio, c’è altro evento. Uno di quelli con la E maiuscola. Proprio mercoledì 26 parte l’edizione 42 del Festival di Sanremo, condotta da Pippo Baudo e vinta poi da Luca Barbarossa.

Inter-Juventus va dunque in scena in contemporanea con la prima serata della kermesse canora. La Rai si trova dunque in casa un programma capace di sottrarre ascolti alle canzoni in gara. E a Pippo Baudo, noto tifoso bianconero, va anche male: il match terrà incollato il pubblico sugli schermi per 120 minuti.

Proprio così. L’1-0 dell’andata viene ribaltato. Decisivo un gol di Massimo Ciocci quando mancano 10 minuti alla fine. A onor del vero, questa volta le emozioni latitano rispetto a 14 giorni prima. Peruzzi è di nuovo tra i pali e non deve compiere grandi parate fino al vantaggio nerazzurro.

Giovanni Trapattoni, che torna per la prima volta nella San Siro nerazzurra, si è giocato solo nel finale la carta Roberto Baggio. Il Divin Codino è più fresco degli altri e al minuto 99 lascia la firma: pennellata su punizione che si insacca dopo aver baciato la traversa: nulla da fare per l’amico Zenga. Un capolavoro che ha anche l’anomalia che ne fa aumentare il valore, cioè quel numero 16 sulle spalle invece del tradizionale 10.

Il match prende vita. L’Inter pareggia, ma Marco Delvecchio – allora 19enne e all’esordio ufficiale – è in fuorigioco. Nel secondo tempo supplementare, la Juve perde Di Canio per un’entrataccia di Montanari a cambi ultimati. Ma Desideri si fa espellere poco dopo: la gara si chiuderà in parità. Come uomini, ma non come punteggio. Perché Roby Baggio mette dentro un’altra volta (2-1), in contropiede, prima dello scadere. Sarebbe bastato l’1-1 per superare il turno, ma espugnare il Meazza ha sempre il suo perché.

La Juventus porta a casa la qualificazione e si merita la semifinale con il Milan. I rossoneri veleggiano verso lo Scudetto ed essendo anche loro senza coppe europee (c’è ancora lo scotto da pagare dopo la brutta figura di un anno prima a Marsiglia) vorrebbero centrare il double.

Invece saranno ancora i bianconeri, come nel 1990, ad avere la meglio nel doppio confronto: decisivo un gol di Totò Schillaci nel ritorno a Torino. Una rete che varrà la finale, persa poi nel doppio confronto col Parma di Nevio Scala.

Un finale amaro per la prima stagione del Trap bis. Anche in campionato sarà secondo posto ma e sempre in rincorsa dei rossoneri di Fabio Capello. Emblematiche le ultime giornate con 4 pareggi di fila. Cosicché l’ultimo successo in quella Serie A 1991/92 sarà – guarda caso – quello di San Siro con l’Inter: un 3-1 con altra doppietta di Roberto Baggio e gol di Schillaci.

26 febbraio, giorno da ricordare anche in futuro

Il 26 febbraio vi dice qualcosa? È proprio la stessa data in cui, 3 anni dopo, la Juventus otterrà uno dei successi chiave verso uno Scudetto atteso da troppo tempo. Tre anni in cui c’è stata un’altra rivoluzione, questa volta di successo. Con l’arrivo della Triade, di Marcello Lippi e di nuovi trascinatori in campo. Uno su tutti, quel Gianluca Vialli che nel 1995, lo stesso giorno, risolverà la gara in casa della Sampdoria.

Quanti successi olimpici ad Albertville

Prima si è parlato delle Olimpiadi invernali di Alberville. I Giochi finiscono domenica 23 febbraio. E in Italia c’è di che essere soddisfatti.

La spedizione azzurra chiude con 14 medaglie di cui 4 d’oro. I protagonisti sono quelli già entrati nei libri di storia dello sport. Alberto Tomba vince un altro oro in gigante (più un incredibile argento nello speciale) a distanza di 4 anni da quello di Calgary. Stefania Belmondo di medaglie ne porta a casa 3, uno per tipo. Deborah Compagnoni è doppiamente campionessa, di classe e di sfortuna: di lei si ricorderanno il sorriso sul podio dopo il trionfo in Super-G e il terribile urlo a seguito del grave infortunio al ginocchio in gigante.

In un 1992 in cui succederà di tutto, quell’urlo avrà purtroppo un posto tra i ricordi indimenticabili. E lo è  ancora oggi, a distanza di quasi 30 anni!

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