Precedenti: Juventus-Cagliari 2014

Questa volta arriva in pieno autunno all’8a giornata. Una cosa insolita rispetto al recente passato, quando Juventus e Cagliari si sono affrontate spesso nelle ultime giornate. E altrettanto spesso, per i bianconeri c’era aria di festa per un tricolore appena conquistato. Una curiosità? È successo con tutti gli ultimi 5 allenatori Campioni d’Italia: Marcello Lippi nel 1995 (vittoria 3-1, gol di Allegri per i sardi!), Fabio Capello nel 2005 (4-2), Antonio Conte nel 2014 (3-0), Massimiliano Allegri nel 2015 (1-1) e Maurizio Sarri pochi mesi fa (sconfitta 2-0). Chiaramente senza dimenticare lo storico match del 2012 sul neutro di Trieste che interruppe l’astinenza post Calciopoli.

2014, doppio appuntamento con la storia

Tra tutte queste gare, una su tutte ha avuto un appuntamento con la storia. Anzi, un doppio appuntamento. Con il secondo arrivato però a scoppio ritardato. Il 18 maggio 2014 la Juventus è chiamata a chiudere un campionato a dir poco trionfale e allo Stadium aspetta proprio il Cagliari.

Si gioca 4 giorni dopo che la casa bianconera ha ospitato la finale di Europa League tra Siviglia e Benfica. Con i bianconeri a mangiarsi le mani per l’eliminazione patita in semifinale per mano dei portoghesi. Che, a proposito di maledizioni europee, tornano a casa ancora una volta a mani vuote.

Il rimpianto si fa sentire, anche perché la mancata finale casalinga ha procurato critiche a un gruppo che ha viaggiato a passo di record. E che si presenta all’ultimo appuntamento a quota 99 punti e con 18 vittorie su 18 in casa. Giusto così per aggiungere qualche stimolo.

Vigilia turbolenta

In quella domenica di metà maggio ancora non si sa, ma Juventus-Cagliari sarà l’ultima partita di Antonio Conte sulla panchina bianconera.

L’altra cosa che non si sa, e che verrà resa nota successivamente, è la vigilia che si vive a Vinovo il sabato 17. Raccontata con dovizia di particolari da Alessandro Alciato, volto di Sky e conosciuto nell’ambiente per le confidenze che riesce a raccogliere. E poi riportare al grande pubblico. Anche sotto forma di libro.

“Metodo Conte” è il titolo di questo volume dedicato al tecnico leccese, un mix tra manuale di leadership e aneddoti segretissimi. Spesso raccontati con la promessa dell’anonimato. Come quello del 2014. Il nome di chi ha spifferato non è noto, i fatti di quel sabato ora sì. In sintesi, a Conte non basta lo Scudetto, vuole superare quota 100, tanto che qualcuno gli ha rinfacciato di aver trascurato l’Europa League per questo primato. Teme un po’ di appagamento dai suoi che, nonostante tutto, hanno fatto bottino pieno sia con l’Atalanta che a Roma,  grazie alle reti di 2 ex di turno quali Padoin e Osvaldo.

E allora Antonio tira fuori dalla manica l’asso. Di bastoni, da scagliare addosso ai suoi. Stando al racconto di Alciato, squadra in sala video per preparare gli ultimi dettagli del match con il Cagliari, entra per ultimo capitan Buffon insieme a Marotta, il quale è lì per parlare dei premi di fine stagione. Conte sente la parole “premi” ed esce con una delle sue proverbiali sfuriate. Contro Gigi e contro la squadra. Morale, tutti in campo a sudare, con la concentrazione massima. Come da menù della casa.

Fino alla fine, con la bava alla bocca

Nel sul libro, Alciato derubrica l’evento come una situazione studiata a tavolino da Conte per dare la scossa alla squadra. Se l’obiettivo è quello, missione compiuta in pieno. Il giorno dopo, in uno Stadium gremito di tifosi tutti dalla parte del tecnico (da tempo girano voci strane su un possibile clamoroso addio, ma nessuno si immagina quanto…), scende in campo la formazione tipo.

Buffon ancora stordito dalle urla che si è preso da capitano. In mezzo ci sono praticamente tutti: Pirlo, Marchisio e Pogba. Davanti Tevez e Llorente, come nelle migliori occasioni.

Il Cagliari sa di essere invitato a una festa non sua, ma non si immagina di trovare di fronte una squadra famelica. Dopo un tempo, il doppio record è già in ghiaccio, a far compagnia alle tante bottiglie di spumante che verranno stappate durante la le celebrazioni.

Ad aprire le danze è una pennellata su punizione di Pirlo. Nel tabellino dei marcatori ci va il nome di Silvestri, attuale numero uno del Verona e a quel tempo baluardo dei sardi: il pallone picchia sotto la traversa e carambola sulla schiena del portiere prima di finire in fondo al sacco. Manca la firma giusta, ma il capolavoro è tutto del Maestro. Il quale innesca anche il raddoppio di Llorente dopo un’azione d’angolo.

A chiudere i giochi è il Principino Marchisio con una prodezza che in quelle stagioni uscivano di continuo dal suo cilindro: controllo volante nello stretto, dribbling aereo e botta ravvicinata sotto la traversa: 3-0.

A record raggiunto, Antonio ricorda di essere un ragazzo di cuore e manda dentro anche Rubinho e Simone Pepe, uno a cui la sfortuna ha presentato un conto salatissimo. Il fischio finale dà il via ai festeggiamenti e alla premiazione, proprio mentre nel Guinness dei primati entrano a spallate un 102 nel numero dei punti e un 19 vittorie casalinghe su 19. E ora provate a batterli, o almeno a eguagliarli!

Sul campo ci sono sorrisi per tutti. Ma anche qualche lacrima, quelle di Elisabetta, al secolo signora Conte. Un indizio di quello che succederà dopo. Un divorzio (dalla Juve, per carità!) che verrà evitato nei giorni successivi, ma di fatto solo rimandato a luglio. Quando scoppierà nel più fragoroso dei modi.

Tutta Torino in festa, tranne il Toro

Lo Scudetto – il terzo di fila – e i record vengono festeggiati con l’ormai tradizionale giro in bus. Per le strade di una Torino che avrebbe potuto accogliere anche i cugini granata. Se non che, a Firenze, Alessio Cerci sbaglia al 94’ il rigore che vale la qualificazione all’Europa League per il Toro. Ma anche qui, come nel caso di Conte, i fatti cambieranno nel giro di un’estate: il Parma di Ghirardi, che si è conquistato il traguardo sul campo, non ha i parametri per andare in Europa e deve lasciare spazio proprio alla squadra di Ventura.

Il Napoli chiude nel silenzio

Dove non c’è aria di festa è, stranamente, a Napoli. Gli azzurri vincono l’ultima gara col Verona ma non possono mostrare ai tifosi la Coppa Italia appena vinta ai danni della Fiorentina. Il San Paolo è a porte chiuse, squalificato, proprio per gli strascichi della finale giocata qualche giorno prima a Roma. Una finale catalogata alla voce “vergogna italica” con tutto lo stadio di fatto tenuto in ostaggio dagli ultras partenopei capitanati da Genny la Carogna. Senza dimenticare gli scontri fuori dall’Olimpico in cui per poco non ci scappa il morto.

In attesa del Brasile

La fine ufficiale del campionato 2013/14 può far scattare il countdown verso l’appuntamento clou dell’estate: i Mondiali in Brasile. C’è la solita febbrile attesa per la Nazionale di Cesare Prandelli che 2 anni prima ha rischiato il colpaccio all’Europeo. È una squadra incentrata sul duo Cassano-Balotelli e qualche dubbio caratteriale lo fa quanto meno emergere. In più di presidente FIGC Giancarlo Abete ha già deciso di non ricandidarsi per puntare al Coni.

Non andrà proprio come previsto. Tutti a casa alla fine del girone eliminatorio. A casa Abete, come da programma. A casa anche Prandelli che, da signore qual è, si dimette. Sta per iniziare la parentesi non proprio entusiasmante di Carlo Tavecchio e, quella molto più breve ma intensa, di Antonio Conte.

Arsenal, fine del digiuno

In Inghilterra c’è chi ha interrotto il digiuno di vittorie. Si tratta dell’Arsenal che torna a rimettere mano su un trofeo. Non è la Premier League, che va al Manchester City dopo l’ennesimo suicidio interno del Liverpool. Ma la più storica FA Cup, resa più spettacolare anche dall’ultimo atto a Wembley. I Gunners si trovano di fronte l’Hull City e dopo 8 minuti sono sotto 2-0. Un pezzo alla volta la china viene risalita e il 2-2 finale porta ai supplementari. E qui a deciderla è un 24enne gallese che sta studiando per diventare grande: Aaron Ramsey.

In Spagna, Atletico a un passo dal paradiso in terra

Anche in Spagna c’è spazio per la gioia non dei soliti noti. Per una volta Real Madrid e Barcellona fanno cilecca in Liga e ad approfittarne è la terza incomoda: l’Atletico Madrid di Diego Simeone.

I colchoneros hanno chiuso la pratica all’ultima giornata pareggiando 1-1 contro il Barcellona il sabato 17 e domenica 18 sono tutti in piazza a Madrid per festeggiare con i loro tifosi e per caricarsi per l’ultimo appuntamento. Quello in campionato non è un exploit isolato. I biancorossi, nelle cui fila Tiago e Diego – 2 bianconeri mai rimpianti a Torino! – sono attesi da un altro appuntamento con la storia: la finale di Champions League della settimana dopo, a Lisbona, contro gli avversari di sempre. Già proprio il Real Madrid a caccia della decima. Ricordate come andò: Atletico campione fino a pochi secondi dalla fine, pari di Sergio Ramos all’ultimo assalto e poi supplementari senza storia, con Cristiano Ronaldo che mette la firma segnando il rigore del 4-1.

Gli altri sport

Maggio è il mese di grandi appuntamenti. Almeno negli anni non infestati dal Covid… In quella domenica 18 maggio era in pieno svolgimento il Giro d’Italia, che sarà poi vinto dal colombiano Quintana.

Vanessa Ferrari vince l’oro agli Europei di ginnastica artistica disputati a Sofia, in Bulgaria.

La Pro Recco vince il suo 28° Scudetto e conferma la sua nomea di Juventus della pallanuoto.

E a Roma è tempo delle finali degli Internazionali d’Italia di tennis. Al Foro Italico si impongono Djokovic, che batte il cannibale della terra rossa Nadal, e Serena Williams che si sbarazza di Sara Errani, tormentata da un infortunio alla sua occasione della vita.

Non solo sport

Se il mondo del calcio è in attesa del Mondiale in Brasile, l’Europa sta aspettando le elezioni Europee in programma il 25 maggio, una settimana dopo la fine del campionato. In Italia è piena campagna elettorale, con un continuo scambio di accuse tra il PD di Matteo Renzi e i 5 Stelle sempre più in rampa di lancio. Sarà il punto più alto toccato dall’ex sindaco di Firenze: il suo partito si accaparrerà il 40% dei voti, come dalle nostre parti non si vedeva dai tempi della DC.

Sulla Costa Azzurra non c’è tempo di pensare all’appuntamento elettorale: sono i giorni del celebre Festival di Cannes.

A proposito di cinema, tv e serie di successo. Qui da noi, ma non solo, ha attirato pubblico e consensi “Romanzo Criminale”. In tutte le sue sfaccettature, dal libro in poi. Tra i suoi personaggi, c’era Er Puma, trasposizione del vero personaggio a cui era ispirato, cioè Er Pantera. Proprio quella domenica 18 maggio, Er Pantera fa notizia per l’ultima volta con l’annuncio della sua morte: era uno degli ultimi boss della banda della Magliana ancora in vita.

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