Precedenti, Juventus-Genoa 1983 e 1984

Lo Stadium pronto a ospitare il secondo match tra bianconeri e rossoblu dopo quello di Coppa Italia. Da un secolo non è in palio lo Scudetto, ma il passato ha regalato anche qualche chicca. Come una doppia sfida “gemella” negli anni ’80.

La parola Scudetto non rientra nel vocabolario di Juventus-Genoa da oltre un secolo. La plurivittoriosa storia del Grifone si è interrotta prima dell’inizio della Serie A a girone unico. Ma tra alti e bassi i rossoblu sono sempre stati protagonisti nel massimo campionato.

E da quando sono tornati in A nel 2007, a braccetto proprio con i bianconeri, i genovesi hanno centrato ogni anno l’obiettivo minimo della salvezza. Togliendosi anche qualche soddisfazione. Come uscire imbattuti dal doppio confronto nella stagione 2011/12, quella che diede il via al ciclo dei 9 Scudetti. O di imporre il primo pareggio alla Juve targata Ronaldo dopo 8 vittorie iniziali.

La lezione dell’ultimo confronto

Juventus e Genoa si troveranno di fronte a 3 mesi dall’ultimo confronto. Disputato in Coppa Italia e vinto non senza sofferenza dagli uomini di Andrea Pirlo. A cui non bastò un doppio vantaggio per superare il turno in scioltezza. Tanto che furono necessari i tempi supplementari. Non proprio il massimo, con lo scontro diretto in casa dell’Inter in programma pochi giorni dopo.

Un risultato che dovrà servire da lezione. La squadra rossoblu ha cambiato marcia dall’arrivo di Ballardini (poco prima di Natale) e oggi veleggia molto lontano dalla zona salvezza. Facendo presagire un finale di stagione con meno pathos rispetto agli ultimi.

Curiosità dalla storia

Sfogliando l’album dei ricordi degli Juventus-Genoa del passato emergono anche situazioni piuttosto curiose. Come una doppia sfida nell’allora Comunale, a distanza di pochi mesi, finita praticamente in fotocopia.

Storia della prima metà degli anni ’80, uno dei momenti più esaltanti per la della Vecchia Signora. Quello dei Campioni del Mondo, di Platini e Boniek, di Trapattoni e Boniperti.

Bianconeri e rossoblu si incontrarono nel finale della stagione 1982/83 e a poi metà di quella successiva 1983/84. Entrambe le gare si chiusero 4-2 a favore dei bianconeri. E il risultato non fu l’unico aspetto comune tra le 2 gare.

1982/83, la stagione dei rimpianti

Della stagione 1982/83 si è parlato spesso raccontando la storia della Juventus. Iniziata con tutti i pronostici a favore – in campionato e in Europa – e finita con tanti rimpianti.

Le condizioni per dominare ci sono tutte. Gli scudetti vinti nelle ultime 2 stagioni. I 6 Campioni del Mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) tutti in campo nella finale con la Germania. Il possibile settimo, Roberto Bettega, appena rientrato dall’infortunio. Platini e Boniek appena sbarcati a Torino e anche loro reduci da un Mondiale da protagonisti. In più la solidità del club guidato da oltre un decennio da Boniperti e la sagacia di Trapattoni in panchina.

Invece le cose non vanno nella maniera auspicata. Soprattutto in Italia. La Roma è matura e il suo bomber Roberto Pruzzo ha la bava alla bocca per l’estromissione dalla spedizione in Spagna. I giallorossi sono famelici fin da subito e tengono la vetta fino a maggio vincendo uno storico tricolore.

La Juve paga qualche sconfitta di troppo. E paga caro l’effetto Marassi, dove cade 2 volte nel solo girone d’andata. Dopo il primo clamoroso ko con la Sampdoria alla prima giornata, arriva anche quello prima del giro di boa col Genoa: 1-0 con gol di Antonelli.

Un poker nel giorno del saluto a Zoff e Bettega

Quando i rossoblu arrivano a Torino, il 15 maggio 1983, ormai la gara non ha più valore per la classifica. I bianconeri vivono una domenica sospesi tra il passato e il futuro. È l’ultima partita “italiana” di Roberto Bettega e Dino Zoff, 2 dei grandi protagonisti del ciclo iniziato negli anni ’70. Ma soprattutto i pensieri sono già proiettati alla finale di Coppa dei Campioni di Atene contro l’Amburgo in programma 10 giorni dopo.

Trap fa le prove generali in vista del match coi tedeschi. L’11 iniziale è spaventoso: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini e Boniek. Il Genoa è guidato da Gigi Simoni, tra le sue fila può contare sul portiere Silvano Martina, sul bomber Massimo Briaschi e sull’ex bianconero Fernando Viola. I rossoblu hanno appena centrato l’obiettivo. Sette giorni prima hanno festeggiato insieme alla Roma: l’1-1 di Marassi ha portato la salvezza matematica insieme allo Scudetto dei giallorossi.

La partita non mette pressioni a nessuno. In più su Torino piove a dirotto e il tempo è tutt’altro che primaverile. Ci sono quindi le condizioni per una partita pazza e così sarà.

Avanti gli ospiti con Paolo Benedetti che stacca da corner e fa secco Zoff dopo 8 minuti. I padroni di casa la ribaltano intorno alla mezz’ora. Prima con Bettega il cui tiro è deviato nettamente da Carmine Gentile (e allora non si facevano sconti agli attaccanti, per il tabellino è autogol), poi con Platini che insacca di testa in tuffo sotto la Filadelfia: 2-1.

Ripresa e Platini regala un’altra perla, con controllo in area e destro imparabile. Gol numero 16 e titolo di capocannoniere, alla prima stagione in Italia. Anche se i centri sarebbero 18, ma 2 sono invalidati dopo un 3-3 con l’Inter diventato 0-2 a tavolino a causa di un mattone lanciato contro il bus dei nerazzurri. Faccende non così rare in quegli anni.

C’è ancora tempo per le emozioni. Briaschi prova a riaprire il match con una girata da centro area. Ma a 4 minuti dalla fine è Cabrini, con un sinistro che schizza imparabilmente sull’erba fradicia, a segnare il 4-2 nonché l’ultimo gol del campionato bianconero.

Di gol ne arriveranno ancora prima del rompete le righe. Purtroppo non nella finale di Coppa Campioni, in cui un quello di Magath basta a rovinare la festa. Ma tanti se ne vedranno ancora in Coppa Italia, competizione vinta dopo una rimonta nella doppia finale con il Verona. Una magra consolazione, ma pur sempre un altro trofeo in bacheca.

1983/84, il calendario si ripete

Poche settimane dopo aver alzato la Coppa Italia, si riparte. E la Juve lo fa con l’idea di cancellare la stagione appena passata. C’è un campionato da tornare a vincere e magari provare l’assalto alla Coppa delle Coppe. Il boccone Amburgo è ancora amaro, ma il conto con l’Europa è più che mai aperto.

La squadra non ha subito grandi novità. Zoff che a 41 anni ha deciso di appendere i guanti al chiodo e Bettega volato in Canada sono stati rimpiazzati da Stefano Tacconi e Domenico Penzo.

Un’altra cosa non è cambiata: la gara con il Genoa in calendario all’ultima giornata. Ma questa volta a campi invertiti, prima a Torino e poi a Genova.

Per quello d’andata bisogna attendere il 1984. La sfida coi rossoblu è proprio quella che apre gli impegni dell’anno solare, domenica 8 gennaio, e che assegna il platonico titolo di Campione d’Inverno. E la Juve ci arriva davanti a tutti. Con un solo punto di vantaggio sulla Roma scudettata e sul sorprendente Torino di Eugenio Bersellini.

Nel gelo del Comunale

Si gioca 8 mesi dopo l’ultimo confronto. Questa volta il clima ostile è più consono alla stagione: 2 giorni dopo l’Epifania fa molto freddo. Ma per il resto sembra di riassaporare un film già visto. La squadra mandata in campo da Trap è per 8/11 la stessa. In porta c’è Bodini e non Tacconi, che un mese prima si è infortunato a una mano proprio nello scontro diretto con la Roma. Penzo ha la maglia numero 7 e Caricola la 2 al posto di Claudio Gentile, anche lui ko. Gigi Simoni, confermato sulla panchina ligure, deve fare a meno di Viola e di Antonelli.

Stavolta i punti contano. Anche per il Genoa che si ritrova di nuovo in lotta per non retrocedere. Meno spensieratezza anche nei 22 in campo e per vedere un gol bisogna attendere la mezz’ora. Tocca di nuovo a Platini lasciare la firma, su punizione: Martina è battuto. Un copione che si vedrà altre volte anche in futuro quando il numero uno – nonché attuale procuratore di Buffon – si trasferirà al Toro.

La sfida si accende e il Genoa ha il merito di rimetterla subito in carreggiata con un tocco velenoso di Briaschi che sorprende Bodini. Prima dell’intervallo il nuovo vantaggio. Rossi e Cabrini si scambiano le parti: il cross con l’esterno destro di Pablito è un capolavoro, lo stacco aereo del Bell’Antonio altrettanto.

Si va al riposo sul 2-1 con reti di Platini, Briaschi e Cabrini. Vi dice qualcosa la sequenza? La stessa del secondo tempo del match di maggio!

Ma le affinità non finisco qui. Si torna in campo ed ecco un’altra singolare coincidenza. Il Genoa attacca sotto la Maratona e rispunta la testa di Benedetti che insacca il 2-2.

Il pareggio non è risultato gradito. Anche perché “Tutto il calcio minuto per minuto” racconta che le gare del Torinoo (a Napoli) e della Roma (a Verona) sono inchiodate sulle 0-0.

L’occasione è ghiotta e la squadra del Trap non se la fa scappare. Pochi minuti dopo essere stati raggiunti i bianconeri ripassano avanti. Altra punizione, questa volta indiretta, serve la potenza più che il tocco di Platini: botta di Penzo e pallone sotto l’incrocio.

Prima della fine c’è ancora tempo per abbinare la sfida a quella del maggio precedente. Platini si procura un rigore (che nel dopo gara Simoni contesterà, con più self control rispetto al caso Ronaldo-Iuliano di 14 anni dopo) e lo lascia calciare a Rossi che insacca il 4-2 finale.

Fine stagione trionfale ma solo per la Juve

Un 4-2 che vale il titolo di Campione d’Inverno e anche l’inizio di una fuga importante. Se la gara del San Paolo non va oltre lo 0-0, la Roma finisce beffata a Verona, contro la squadra di Bagnoli che sta studiando da grande. Juve a +2 sul Toro e a +3 sui giallorossi.

Tornando a Juve-Genoa: 4-2 nel maggio 1983, 4-2 nel gennaio 1984. Un’altra cosa si ripeterà nei mesi seguenti: Michel Platini si riconfermerà re dei bomber, facendo anche meglio con 20 gol, uno in più di Zico.

Sicuramente diverso l’esito della stagione 1983/84 per entrambe le rivali. La Juventus chiuderà in modo trionfale, centrando in pochi giorni un’eccezionale double: Coppa delle Coppe e Scudetto. Con il tricolore vinto in anticipo, tanto da potersi permettere un ko in casa del Genoa all’ultima partita. Indolore per i neo Campioni ma amarissimo per il Grifone a cui il 2-1 finale non basterà per salvarsi: decisiva la differenza reti negli scontri diretti con la Lazio che evita la retrocessione.

Il Genoa saluterà la Serie A e non ci farà ritorno fino al 1989 quando inizierà il miglior ciclo degli ultimi 100 anni, con una semifinale di Coppa Uefa a inizio anni ’90.

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