Quella mezz’ora iniziale

Sabato pomeriggio mi sono perso, live, i primi 40’ di gioco causa impegni di lavoro. Ho recuperato l’intera partita e l’ho rivista a freddo, stamattina, per scoprire una delle Juve più belle viste negli ultimi mesi e una base solida sulla quale lavorare e per la quale poter essere ottimisti.

Nei primi 30’, infatti, ho potuto ammirare una squadra molto “larga”, con i due terzini altissimi e con Costa e Cuadrado che alternavano qualche strappo sulla fascia a fasi dove invece accorciavano o si accentravano, aggiungendo qualità in mezzo al campo (entrambi sono in grado di farlo, Costa meglio del colombiano; ma ne è capacissimo anche Bernardeschi). Il tema tattico, che spero sarà una costante quest’anno, è che si è cercato di sfruttare la classe e la rapidità sulle fasce evitando il pressing e giocando con 2 attaccanti fissi (Dybala era centrale e avanzato, senza compiti di costruzione del gioco: non andava più sulla fascia come l’anno scorso, non arretrava a prendersi palla a metà campo per aiutare Pjanic, non faceva cose per me piuttosto inutili anche perché non nelle sue corde).

La squadra ha fatto girare palla da una parte all’altra del campo per cercare di stanare il Chievo, disposto ovviamente a catenaccio, e lo ha fatto con una calma e un “disegno” chiaro e perseguito con pazienza e perciò efficace. Poi chiamatelo come volete, 442, 4231… sono numerini.

Tutto ciò, ha prodotto 1 gol; 1 tiro dal limite debole di Dybala dopo una grande azione di Cancelo e un uno scambio con Costa; 1 grandissimo lancio di Bonucci per Costa che ha messo in mezzo per Cancelo fermato irregolarmente (era rigore); 1 tiro di Ronaldo a lato di pochissimo; un contropiede 4 contro 3 concluso malissimo da Cuadrado; 1 gran tiro al volo di Ronaldo da posizione defilata; 1 missile di Costa finito di poco fuori e un possesso palla che ha sfiorato l’80%. Francamente, la miglior Juve vista da tempo considerando anche la data (18 agosto), l’orario (ore 18), il caldo e il fatto che fosse la prima partita vera stagionale.

Certo, si sono evidenziati ancora dei problemi da risolvere. Un paio di volte, la Juve ha sbagliato a non servire Ronaldo che si era liberato, ed è un crimine di guerra se hai CR7. L’ha detto pure Allegri ed è un concetto sul quale ho insistito molto sui social la settimana scorsa: il nostro centrocampo verticalizza poco e male. Non in assoluto, o mi ritirate fuori i clipponi di Youtube, ma quando lo deve fare, quando c’è un movimento dell’attaccante che merita il lancio. In un altro paio di occasioni invece c’erano pochi giocatori in mezzo all’area su un cross dal fondo e, con tutti i giocatori offensivi in campo, non deve mai accadere. In una situazione, clamorosa, abbiamo gestito malissimo un 4 contro 3.


Cuadrado ha addirittura tre possibilità “facili” di passaggio. Sceglie di tirare in tribuna, senza alcun senso e rispetto per il gioco e per i compagni.


Altro problema: Pjanic e Khedira, riproposti a sorpresa in coppia, a volte erano troppo “piatti” e schiacciati, un po’ troppo “timorosi”, e questo non permetteva a Bonucci e Chiellini di salire e impostare. Pjanic, comunque, è salito più di Khedira e, quando l’ha fatto, in mezzo avevamo un tasso di qualità davvero straordinario, ma non sempre sfruttato a dovere.


Pjanic avanza andando ad occupare una posizione da trequartista a supporto di Dybala; Costa e Cuadrado si accentrano lasciando Cancelo e Alex Sandro larghi sulle fasce. L’azione si concluderà con uno scambio tra Dybala e Costa e un tiro dal limite debole dell’Argentino, ma continuando a mettere 4-5 giocatori di questa qualità in mezzo al campo, potremo fare grandi cose.


In questa situazione, Pjanic è ancora correttamente alto, come richiestogli da Allegri, ma non si butta dentro sfruttando il movimento ad allargarsi di Dybala e i 4 (!!!) giocatori del Chievo su Ronaldo. In queste situazioni, i centrocampisti devono avere più coraggio e superare anche il “compitino” andando con coraggio ad aggredire una zona di campo (in area!) completamente libera.


Ancora: Dybala, in un contesto così offensivo e dove tutti hanno avuto occasioni, non può aver creato solo un tiro dal limite. Deve prendersi più responsabilità e salire di livello proprio come attaccante, specie perché quello gli è stato chiesto e perché è quello che sa fare meglio: Paulo è un giocatore d’attacco bravo a finalizzare il gioco, quindi deve crearsi occasioni e appunto finalizzarle. Mi sta bene anche non si sia scambiato una volta palla con Ronaldo, proprio perché è “più 9 che 10”, nonostante le mosse di marketing. Mi sta benissimo non vederlo più a metà campo a fare il regista offensivo, anche perché non lo sa fare con costanza. Deve però farsi sentire di più, altrimenti meglio i centimetri e il lavoro sporco di Mandzukic.

Ad ogni modo, dopo 30’ giocati su ottimi livelli, si è cominciata a sentire progressivamente un po’ la stanchezza, un po’ la classica deconcentrazione (vero grande difetto di questa squadra, troppo superiore a tutte le altre), facilitata anche da un Chievo che non ha provato nemmeno una singola azione offensiva. Ciò ha fatto aumentare la fretta e i lanci lunghi, facendo venire meno la ricerca lenta e sistematica dell’ampiezza dopo giro palla e rendendo meno evidente e decisiva la “classe” messa in mezzo al campo. Insomma è tornata per un po’ ad essere la Juve dell’anno scorso che viveva di strappi.

Al 38’, un lampo del Chievo nell’unica azione d’attacco ha sorpreso la difesa bianconera (Bonucci).

È il calcio, succede.

A mio avviso, però, è importante non abbandonare quanto di buono fatto vedere in fase di costruzione e di palleggio nella prima mezz’ora, in favore magari di una Juve più accorta e cinica, perché in quella mezz’ora i bianconeri hanno creato un numero impressionante di occasioni da rete e hanno costretto gli avversari a non superare mai la metà campo per 38’.

Ripartiamo da lì, almeno contro le piccole.

E, semmai, lavoriamo per segnare più gol, per mantenere la concentrazione più a lungo e insistiamo senza “stancarci” del controllo ragionato e delle letture intelligenti. Si è detto spesso, l’anno scorso, che con “il potenziale” a disposizione, avremmo potuto e dovuto offrire un calcio migliore: la strada presenterà sempre dei piccoli ostacoli, ma a mio avviso andrebbe perseguita, come obiettivo, fino alla fine. Potrebbe essere questa la sfida nella sfida di questa stagione.

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