Tre accorgimenti in Juve-Inter

Il derby d’italia è stata una gara sviluppatasi soprattutto sull’onda emotiva, e in cui i giocatori hanno dovuto interpretare più partite nell’arco degli stessi 90 minuti. Confusione, folate, errori arbitrali, e difficoltà a leggere momenti così diversi l’hanno fatta da padrone. Tuttavia, alcuni accorgimenti di Pirlo meritano di essere passati in rassegna, perché hanno preparato il terreno per una vittoria né facile né scontata. 

Con il disperato bisogno di vincere, l’allenatore bianconero schiera un’ennesima formazione diversa in questa Serie A e, a sorpresa, rinuncia sia a Morata che a Dybala. Il partner d’attacco per Ronaldo nel 4-4-2 d’ordinanza è Kuluševski, ma questa scelta ha avuto ragioni precise. 

  1. Il ruolo di Kuluševski 

Kuluševski aveva un ruolo fondamentale in fase di non possesso. Come già visto nella partita di Coppa Italia, lo svedese è stato impiegato per schermare le ricezioni di Brozović, vero e proprio motore del palleggio interista da almeno tre anni a questa parte. Quando l’Inter manovrava, Kuluševski si abbassava davanti al suo dirimpettaio, in modo da vederne i movimenti e guardare allo stesso tempo la palla. Lasciando Ronaldo a galleggiare tra i difensori, l’ex Parma ha avuto il compito di sporcare l’uscita palla dell’Inter assicurandosi che il pallone non giungesse al croato più di quel che fosse necessario. 

Kulu a uomo su Brozo
Hakimi andrà da lui, ma la Juventus recupererà palla e potrà puntare la difesa dell’Inter in parità numerica.

Eriksen, ormai seconda fonte di gioco nella propria metà campo, era preso in consegna da uscite aggressive di Bentancur su quel lato. Se è vero che l’uruguaiano lasciava grossi spazi per le uscite dalla linea delle punte, è anche vero che i due centrali sono stati puntuali a seguirli e, soprattutto, Rabiot è stato fenomenale nelle letture e nel posizionamento (anche su porzioni di campo così larghe). Questa strategia ha di fatto sterilizzato la manovra dell’Inter e precluso le temibili risalite per vie centrali: appoggiarsi a Lukaku e Lautaro per risalire il campo con le corse delle mezz’ali è un mantra contiano che abbiamo imparato a riconoscere, ma all’Inter è raramente riuscito di puntare la difesa bianconera per vie centrali – e quando è successo, è stato per lo più per qualche sbavatura in marcatura di Bentancur o di Chiellini. In questo senso va segnalata la grande partita di De Ligt, che ha anestetizzato Lautaro (appena 11 i palloni toccati dal 10 nerazzurro) e che usciva anche profondissimo su Lukaku nella metà campo avversaria, con Chiellini a tenere la linea. L’Inter ha dovuto dunque passare per le fasce, uno dei motivi per cui Conte non ha esitato nel secondo tempo ad inserire Perišić. 

  1. Esterni e terzini

Un’altra idea che ha pagato buoni dividendi è stata quella di istruire le due ali ad entrare dentro il campo in maniera alternata. Cuadrado ci ha già abituati all’occupazione del mezzo spazio destro, ma anche Chiesa è stato bravissimo ad entrare in campo ogni qual volta che Ronaldo gli liberava lo spazio davanti a Skriniar. I due esterni, Hakimi e Darmian, erano così sollecitati a seguirli, lasciando spazio per la salita dei terzini Danilo e Alex Sandro. Seppur non particolarmente offensivi, i due hanno potuto offrire sfogatoi avanzati alla manovra. Non una novità assoluta, ma comunque una mossa eseguita discretamente, specialmente se si pensa che l’Inter è stata sorprendentemente pigra ed arrendevole nelle uscite sugli esterni.

Cuadrado ai 16 metri, Kulu in ampiezza, Chiesa e Roinaldo in area
  1. Linee sfalzate

Ultima in ordine di digressione ma certamente non ultima in ordine di importanza, è stata l’idea di far giocare i centrocampisti su linee sfalzate. La Juventus di quest’anno è una creatura dall’idea di gioco difficile da leggere – e, ammettiamolo, anche difficile da (e)seguire. Come sappiamo, il lato forte dell’uscita palla è il lato destro, dove Cuadrado rimane una formidabile calamita per fantasia e giocate. Dall’altra parte, dunque, Alex Sandro ha ripreso ad alzarsi e stringersi accanto al “regista” Bentancur, liberando allora la corsa di Rabiot in zone più avanzate. 

Tuttavia, aver avuto un uomo che provasse a smarcarsi dietro la seconda linea ha rappresentato una novità significativa. Si può chiaramente obiettare che non può essere Rabiot a farlo (per profilo giocatore poco adatto a questo compito), ma per lo meno si tratta di una mossa che ha pagato. 

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