24a Serie A: Cagliari-Juventus 0-2

di Andrea Lapegna


A Cagliari partita fotocopia di quella di quattro giorni fa contro il Crotone. Prima l’incertezza e l’attacco spuntato, poi il gol-liberazione, e infine un’ottima Juventus che porta a casa i tre punti in scioltezza.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]l secondo impegno di un mini-ciclo abbordabile porta la Juventus a Cagliari per la seconda trasferta consecutiva dopo il recupero con il Crotone. I sardi fanno parte di quelle squadre che hanno già finito il proprio campionato un paio di mesi fa, grazie al terzetto di coda che sembra voler dire a tutte le altre di alzare il piede dall’acceleratore. Un ottimo argomento per chi preconizza una riduzione del numero di squadre in Serie A.

In virtù di una settimana – quasi – piena, Allegri concede un turno di riposo al solo Pjanić e rilancia Marchisio, recuperato dopo il fastidio muscolare. Per il resto, formazione d’ordinanza con 4-2-3-1 e interpreti consolidati. Nel Cagliari invece Rastelli non attua contromisure ad hoc e si affida ad un solido 4-4-2 con la coppia Borriello-Sau in avanti.

Rastelli deve aver visto la partita con il Crotone, perché il suo Cagliari si schiera con un 4-4-2 molto compatto, proprio come fatto dai calabresi qualche giorno fa. Il tecnico dei sardi rinuncia all’uomo tra le linee per dare ordine alla fase difensiva della propria squadra. In questo modo, le tre linee del Cagliari tagliano i rifornimenti al triangolo di centrocampo della Juve, costringendo ancora una volta l’impostazione a prendere gli esterni come riferimento per l’uscita del pallone.

Stretto e compatto, con tanta densità in zona palla

In fase di difesa posizionale il Cagliari ha scelto di non aggredire la prima costruzione bianconera. Sau e Borriello tenevano la posizione, badando soprattutto a schermare le linee di passaggio su Marchisio e Khedira. Bonucci e Chiellini (e poi Rugani) venivano lasciati liberi di far girare il pallone tra di loro, che veniva poi per forza di cose canalizzato sugli esterni, dove scattava l’imbuto. Gli spazi centrali erano schermati e quelli sugli out ristretti.

In questo contesto tattico, chi ha avuto più difficoltà del previsto è stato Dybala. Schiacciato tra il centrocampo e la difesa del Cagliari, subiva la marcatura di Dessena e le uscite a turno dei centrali, finendo col ritrovarsi senza spazi di ricezione o senza sfoghi immediati. L’ambiente ostile del primo tempo gli è costato il record di palle perse nella partita (8), e una discreta frustrazione.

Il Cagliari tuttavia non ha rinunciato ad una manovra ragionata, ed ha anzi tenuto il pallone per lunghi tratti della prima frazione. In situazione di non possesso, Higuaín e Dybala erano naturalmente deputati alla prima pressione, con Marchisio che spesso si staccava dalla seconda linea per andare a disturbare la ricezione di Di Gennaro. Una caratteristica del modulo in questo senso merita un dettaglio più approfondito: con il passare del tempo diventa chiaro che per Allegri, in questo contesto, l’interno di sinistra è colui che deve agevolare il giro palla basso, mentre il mediano di destra andrà ad aiutare la pressione. È stato così con Pjanić e Khedira, anche invertiti, ed è ancora così con Marchisio in campo. Tanto che nella prima mezz’ora l’azzurro è stato interno di destra, ed ha aiutato la pressione in zona centrale contro il primo quadrilatero rossoblù. Khedira invece, l’abbiamo visto spesso scendere tra i due centrali a facilitare l’uscita del pallone.

Khedira in salida

Un po’ per predisposizione naturale, un po’ perché costretti, i bianconeri hanno cercato di attaccare sugli esterni piuttosto che al centro. Ma, come contro il Crotone, un lampo è più che sufficiente a stravolgere il canovaccio degli avversari. A Higuaín basta che si venga a creare, in ragione di una distrazione risibile, l’half space tra Capuano e Murru per dettare un filtrante che Marchisio traccia à la Pjanić.

Scavetto is the way

Forte di non dover più rincorrere il cronometro, la Juventus diventa più prona ad un possesso ragionato. Il Cagliari invece opta per una conduzione più aggressiva e sbarazzina, e inizia a fare della verticalità la sua arma migliore. Di Gennaro, Dessena e Barella (per l’occasione in fascia) cercano sempre l’opzione libera più avanzata, o il compagno tra le linee. Non sono state rare le situazioni, specie sul finire della prima frazione, in cui il Cagliari arrivava ai 20 metri con 3 passaggi, salvo poi peccare con frustrante costanza in rifinitura.

Il problema del Cagliari è stato semmai ricomporre l’ordine difensivo che l’aveva caratterizzato nel primo tempo. Un attacco portato con veemenza rende difficile poi ritrovare le posizioni con immediatezza, a meno di una furente riconquista della palla che non è comunque nelle corde degli uomini di Rastelli, e questo ha lasciato vuoti non indifferenti nella struttura difensiva dei sardi. Uno di questi è stato sfruttato dal contropiedista per eccellenza della Juventus, Cuadrado, che ha creduto opportuno infrangere il record di 9’58” nei 100 piani di Usain Bolt per regalare a Dybala il third pass che ha portato alla doppietta di Higuaín. L’argentino sfodera una punta da futsal per mandare al tappeto il Cagliari. Il colpo con la punta è doppiamente infingardo per i portieri poiché ruba loro mezzo tempo di gioco per andare a terra, in cambio di un’incertezza di fondo sulla direzione che prenderà la palla una volta uscita dal piede.

La partita si può agevolmente dividere in tre momenti. Il primo, di interlocutoria incertezza, dal fischio iniziale al gol del vantaggio; il secondo sino al raddoppio, in cui la Juventus ha controllato e cercato il colpo del ko; e il terzo, quando cioè la Juventus ha considerato la partita chiusa, prodigandosi in una gestione della partita attraverso il possesso. L’impressione comunque è che se le si danno spazi, questa Juve non la si ferma. La qualità superiore esce fuori nel fraseggio e nella conoscenza reciproca tra giocatori, che regalano a tratti momenti di calcio molto piacevole.

Poca geometria forse, ma una bellissima anarchia

C’è da dire che in quelle occasioni in cui il Cagliari ha messo la testa fuori, qualche disattenzione della retroguardia bianconera ha attentato alle coronarie dei tifosi. La gestione del vantaggio, specie quando la palla viaggiava in zone basse, è stata un po’ all’acqua di rose. Poco male, finché c’è il 26enne Gianluigi Buffon tra i pali.

Una parata in grado di far vacillare gli atei più puri (semicit. utente community Ateralbook)

Alla fine tre punti dovevano essere e tre punti sono stati. Fa bene Allegri a sottolineare i punti in cui la squadra deve migliorarsi – il gioco tra le linee, la gestione del vantaggio, il giro palla – anche perché tra 10 giorni c’è il Porto. Tuttavia, per il livello offerto da questa Serie A, quanto mostrato al Sant’Elia sembra essere più che sufficiente a tenere a distanza di sicurezza le dirette avversarie. Se, come ampiamente analizzato, gli scudetti passano attraverso una difesa di ferro, farà piacere ai tifosi sapere che nelle ultime 5 partite (da quando cioè ci si schiera con il triangolo di centrocampo invertito) gli avversari devono ancora spingere la palla alle spalle di Buffon.

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