31a Serie A: Juventus-Chievo 2-0

di Andrea Lapegna


L’allenamento in vista dei quarti di Champions porta una prestazione convincente. Dybala e Higuaín sugli scudi. 


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]I[/mks_dropcap]n questa giornata, l’attenzione del calcio italiano è spostata sulla partita di domenica sera, Lazio-Napoli che potrebbe incredibilmente riaprire la lotta per il terzo posto. L’attenzione degli juventini è invece inevitabilmente canalizzata sulla supersfida di martedì contro il Barcellona. La ricetta ideale per uno scivolone.

La curiosità nella formazione iniziale è sapere quanti e quali uomini Allegri avrebbe risparmiato in vista della Champions. La risposta è due, Mandžukić e Pjanić, sostituiti da Sturaro e Marchisio. Higuaín è regolarmente al suo posto, così come lo sono Dybala, Cuadrado e Khedira. In difesa, Rugani e Lichtsteiner fanno rifiatare Chiellini (fresco dottore magistrale) e Dani Alves. Barzagli e Alex Sandro completano la formazione. Nel 4-3-1-2 di Maran c’è Valter Birsa dietro alla coppia Pellissier-Meggiorini, e la sola novità di rilievo è l’impiego di Seculin al posto di Sorrentino.

Ancora più che in altre partite, i primi minuti della gara rivelano chiaramente il canovaccio tattico di entrambi i tecnici. Maran non è un allenatore che fa dell’attendismo la sua arma migliore, nemmeno contro una grande squadra. Il 4-3-1-2 è stato cucito su misura per Birsa, che in questo schema è libero di ricercare la posizione migliore per ricevere tra le linee.

Il sistema Chievo prevede una pressione portata orientando i suoi avanti sui difensori bianconeri. Quando la Juventus manovra dal basso, Pellissier e Meggiorini si dividono i compiti: uno segue il centrale con il pallone, l’altro si occupa di schermargli le possibilità avanzate (Khedira soprattutto). Birsa tiene d’occhio Marchisio. Nel sistema di Maran sono le mezz’ali a dover uscire suoi terzini bianconeri, ma gli ingranaggi poco oliati regalato sempre un tempo di gioco a Lichtsteiner e soprattutto Alex Sandro, su cui le sortite di Hatemaj non sono sempre tempestive.

Palla a Buffon: gli attaccanti sono già orientati sui centrali. Le mezz’ali pronte alla corsa sul terzino al trigger del passaggio orizzontale. Birsa segue Marchisio, e su Khedira (comunque lontano) deve salire il mediano

In definitiva però l’uscita della mezz’ala sul terzino bianconero ha lasciato un vuoto in mezzo al campo, in cui a turno Marchisio e Khedira hanno saputo inserirsi per offrire una sponda al terzino, il quale con un solo tempo di gioco a disposizione ha saputo scaricare al centro per poi riproporsi qualche metro più avanti. Ad ogni modo, la Juve ha avuto tante altre opzioni per uscire dal pressing: il palleggio prolungato (che per le qualità tecniche della difesa è l’opzione più percorsa), il lancio lungo, la ricerca del centro, e – non inusuale – la salida lavolpiana con Marchisio ad abbassarsi per sfuggire a Birsa.

Elusa la prima pressione, la Juventus trova una squadra poco corta, con la linea difensiva che fa fatica a seguire in verticale le avanzate degli altri reparti. Abituati a dover stanare difese ben più chiuse, Dybala e Cuadrado (ma anche Khedira) vanno a nozze con quei metri di spazio che concede il Chievo. Non tanto per la possibilità di aggredire lo spazio, quando per un più largo ventaglio di linee di passaggio a disposizione.

In effetti, nel calcio lo spazio è anche sinonimo di tempo, nel senso che beneficiando di più spazio intorno a me, avrò anche più tempo per decidere cosa fare con il pallone, o per preparare il gesto tecnico da eseguire. I dettami di Allegri dalla panchina, e cioè di giocare la palla più velocemente, trovano facile ed immediata applicazione in campo: Dybala dà segnali di onnipotenza, Cuadrado può permettersi anche passeggiate più interne (al netto di qualche reiterato errore decisionale) e Khedira ne approfitta per prodigarsi in corse con e senza palla.

I tre davanti (compreso Sturaro), possono anche girare posizione nel primo tempo: Dybala si è ritrovato persino a sinistra, con Cuadrado in traccia centrale e Sturaro ad attaccare l’area assieme a Higuaín. I due argentini in particolare hanno duettato, si sono cercati, hanno provato piroette, duetti e balletti insieme, sino a trovare il gol del vantaggio.

Bravi. Dopodomani però lo rifate, eh. Tale e quale.

Il Chievo dal canto suo deve bilanciare una formazione leggerina con un controllo di palla più prolungato. Probabilmente, nella mente di Maran, il suo Chievo avrebbe dovuto giocare fasi di possesso palla più prolungate, ma così non è stato. Di sicuro la presenza di due recuperatori di palloni come Marchisio e Sturaro (rispettivamente 7 e 2), non ha aiutato il piano gara dei clivensi. Il primo tiro in porta è arrivato al 50’ (Pellissier) e le uniche occasioni, peraltro di poco spessore, sono arrivate da seconde palle. Più un errore di concentrazione da parte della retroguardia bianconera che non una strategia lineare da parte degli ospiti.

Con il passare del tempo, il copione rimane lo stesso. Sino a quando, con le sostituzioni, Allegri non decide di operare un cambiamento conservativo, inserendo Bonucci (70’) per passare al 3-5-2. Da qui in poi, solo controllo. Anche il cambio di Dani Alves per Lichtsteiner è indicativo in questo senso: il controllo passa anche dal possesso del pallone, non (più) solo un mezzo per offendere, ma anche un fine in se stesso per la difesa del risultato.

C’è tempo invece, per l’ultima rete di Higuaín, più un messaggio a Piqué e compagni che non una segnatura rilevante per il match in corso. Bello sapere che la nostra punta di riferimento è “calda” per la partita più importante della stagione.

Sui tabellini segniamo l’assist di Lichtsteiner per la doppietta di Higuaín, ma il gol è tutto di Dybala.

Il numero 21 bianconero ha offerto una prestazione da lode. Ha avuto tempo e modo di ricercarsi la posizione migliore, trovata al fine nell’half space dietro Hetemaj. Ha concluso con successo il 91% dei passaggi effettuati nel terzo di campo avversario (31 su 34), e se potessimo tracciare con il GPS le sue sortite palla al piede avremmo una grande e sinuosa serpentina sul campo.

È stato un buon esercizio per portare a casa le ultime quadrature in vista del Barcellona. A voler trovare un pelo nell’uovo, si è creato più di quanto trasformato, e questo è ovviamente un errore da non ripetere in partite dove il pallone pesa il doppio. Ma possiamo affrontare il quarto di finale con la consapevolezza che la squadra è viva, vivace e concentrata. Poi, que sera, sera.

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