Aumento di capitale: per cosa?

Il consiglio di amministrazione che ha approvato il progetto di bilancio per l’esercizio chiuso il 30 giugno 2019, da sottoporre all’assemblea degli azionisti per l’approvazione a fine ottobre, ha portato un’importante novità. Infatti, la Juventus rilancia se stessa con un ambizioso piano quinquennale, che la porterà a ridosso della stagione 2024, quella del cambio del format della UEFA Champions League, proponendo un aumento di capitale sociale fino a un massimo di 300 milioni di euro.

Le operazioni necessarie sono già iniziate. La Juventus ha già stipulato un accordo di pre-sottoscrizione con 5 istituti di credito e investimento per la gestione delle operazioni necessarie e per garantire la totale sottoscrizione nel caso in cui restino azioni non collocate, forte del fatto che EXOR NV, socio di maggioranza e detentore del 63,8% delle quote azionarie, si è già impegnata a sottoscrivere la sua quota parte di 191,4 milioni. Un piano di sviluppo ambizioso, partito con la recente apertura del branch di Hong Kong e che continuerà nei prossimi 5 anni con il pieno supporto della proprietà.

Il piano avrà tre principali obiettivi: il mantenimento della competitività sportiva, l’incremento dei ricavi operativi e della visibilità del brand nei mercati internazionali e il consolidamento dell’equilibrio economico e finanziario. Al centro del progetto i risultati sportivi da continuare a ricercare per garantire la crescita economico finanziaria, cercando di mantenere una rosa competitiva nel tempo con il giusto ricambio generazionale. Il calcio professionistico si sta fortemente polarizzando, sempre meno club sono in grado di vincere tutte le competizioni, e il presidente Andrea Agnelli ha tracciato la linea per raggiungere i top club europei in termini di ricavi, cercando di svincolare gli stessi il più possibile dai risultati sportivi. Per questo la Juventus continuerà nella sua opera di promozione del brand, iniziata con il cambio del logo nel 2017, cercando di espandersi nei mercati chiave a livello internazionale. Al contempo il club ha bisogno di mantenere l’equilibrio economico-finanziario, garantendo la competitività dell’area sportiva. L’approccio al mercato come negli ultimi anni sarà dinamico, volto alla valorizzazione di talenti e alla ricerca di opportunità per accrescere il valore della rosa, il player trading continuerà ad essere indispensabile, almeno per qualche anno.

A cosa serve l’aumento di capitale?

In quest’ottica va visto l’aumento di capitale da 300 milioni, la Juventus ha bisogno di dare forza al suo business e di agire senza limitazioni dovute alla gestione economico-finanziaria. Se la domanda è “i 300 milioni saranno usati per acquistare Neymar?”, la risposta è scontata ed è no. Nel corso di questi 5 anni, i 300 milioni serviranno a rafforzare il patrimonio netto della società in modo tale da assorbire eventuali negativi di bilancio, che con ogni probabilità continueranno a esserci, senza che il patrimonio netto diventi negativo. Ad oggi esso vale 31,2 milioni ed è molto importante che questo parametro rimanga positivo per il Financial Fair Play.

Dell’aumento di capitale ne gioverà anche l’indebitamento finanziario netto oggi a 463,5 milioni, il debito seppur sostenibile va tenuto sotto controllo ed è probabile che parte dell’aumento di capitale venga usato per evitare che il debito cresca ancora. La Juventus lo ha fatto già nel 2011/12 quando l’aumento di capitale servì a finanziare il processo di rafforzamento che ha dato il la a questi straordinari 8 anni di risultati sportivi. In ultimo, è probabile che parte delle disponibilità verranno usate per la costruzione di nuove strutture a supporto dell’area sportiva (stadio nuovo U23 e J Women? Stadio nuovissimo per la prima squadra?), o nuove strutture a supporto del business e la promozione del marchio all’estero per la generazione di nuovi ricavi.

Perché si può fare un aumento di capitale?

Ai più, il fatto che si possa fare un aumento di capitale sarà sembrato strano. Il Financial Fair Play è ormai entrato nel gergo comune dei tifosi e il messaggio che spesso erroneamente passa è che le proprietà non possano immettere capitali nelle società sportive. In realtà questa è una falsità, di fatto le proprietà possono immettere capitale fresco, la Juventus lo farà il prossimo anno, il Paris Saint-Germain lo ha fatto di recente. Il Financial Fair Play ha parametri ristretti e ben definiti, ma il più importante rimane il break even requirement, la differenza tra ricavi e costi rilevanti nel triennio deve rimanere al di sotto dei 30 milioni.

Come già spiegato, dai costi vanno però scorporate (cioè sottratte) le tasse, gli investimenti su infrastrutture, settore giovanile e squadra femminile. Il bilancio di quest’anno è un esempio calzante, un negativo di 39,9 milioni che per il FFP si riduce a 5 milioni (valore stimato). Questo vuol dire che si potranno continuare ad avere bilanci in negativo nei prossimi anni senza impattare il FFP, perché il patrimonio netto continuerà a essere positivo grazie alla ricapitalizzazione. Il piano di sviluppo e il conseguente accrescimento dei costi, potrà essere coperto dall’accrescimento dei ricavi ma con l’ancora di salvataggio offerto dal patrimonio netto, l’unica limitante sarà dunque il break even requirement. Nessuna limitazione all’uso del capitale per ridurre o coprire debito invece, all’UEFA non interessa se i soldi vengono da una banca o dalla proprietà; anzi, per l’UEFA è importante che i debiti siano contenuti, l’aumento di capitale potrà quindi essere usato tranquillamente con l’effetto immediato della riduzione degli oneri finanziari e il beneficio sulla gestione dell’esercizio e indirettamente sul break even requirement.

Con questo aumento di capitale la proprietà ha lanciato un chiaro segnale di supporto allo sviluppo del brand perché crede che le possibilità di sviluppo siano importanti e che il ritorno sarà ancora più importante. La Juventus dal suo lato potrà continuare nel suo processo di sviluppo senza particolari preoccupazioni né da un punto di vista economico-finanziario né da quello del Financial Fair Play.

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