Come abbiamo giocato con il Milan?3 min di lettura

Nella prima parte dell’inspiegabile sconfitta a Milano, la Juventus ha saputo giocare come l’allenatore chiede. La squadra ha giocato in maniera fluida, trovato soluzioni a problemi complessi e dato sfoggio di ottime iniziative. Poi, lo sciagurato black-out. 


Purtroppo (o per fortuna) nel calcio il risultato è tiranno. La sconfitta con il Milan sta rapidamente facendo dimenticare quanto di buono visto nella prima ora di gioco, quando la Juventus ha dato seguito alle ultime belle prestazioni con un’ora di alto livello (come ammesso dallo stesso Sarri in conferenza stampa). Il 4-3-3 di Sarri non ha risentito delle assenze pesanti di Dybala e De Ligt, ma ha anzi continuato a sviluppare i principi del suo allenatore. 

Le uscite dal basso

Nota felice della prima frazione, la Juventus ha saputo sviluppare il gioco in maniera armoniosa. Cuadrado è stato cercato e trovato spessissimo sia dai centrali che in appoggio da Pjanić. Il bosniaco è stato autore di un’ottima prova, soprattutto in fase di costruzione quando eludeva costantemente la marcatura – a dire il vero un po’ pigra – di Rebić. 

La marcatura di Rebić. Fonte: Jacopo Azzolini su JuventusNews24

Il giro palla veloce e sicuro ha dato modo di sopravanzare spesso la prima linea del Milan, con il centrocampo dei padroni di casa che raramente accorciava: la Juventus trovava in questo modo un avversario lungo e “appetibile”. 

Il pressing

All’inizio della partita il Milan riusciva ad eludere il pressing della Juventus in maniera abbastanza facile. Il doppio playmaker metteva in difficoltà la mediana bianconera, col dubbio se uscire aggressivi su entrambi oppure tenere la posizione rischiando di far saltare la strategia. 

Problema: Bentancur segue Bennacer, ma deve lasciare Kessié libero, che infatti riceverà

Sarri e i giocatori hanno tuttavia capito che andare a prendere sia Kessié che soprattutto Bennacer avrebbe portato vantaggi posizionali elevati. Sulla scia di questa considerazione, Sarri ha alzato Rabiot e il francese, autore peraltro di una prestazione atletica sopra le righe, ha tarpato una delle fonti di gioco di Pioli.

Giro palla

Come contro il Torino e contro il genoa, il giro palla è stato armonioso, diagonale e rapido. Giocare ad uno o due tocchi – e farlo anche dietro – aggiunge livelli di complessità per gli avversari che non possono reagire agli spostamenti del pallone con l’appropriata velocità. Questa è l’essenza del gioco di posizione, un set di principi che la Juve ha applicato benissimo contro il Milan. Per lo meno nella prima ora di gioco.

Ed è da qui che la Juventus deve ripartire, se vuole continuare a migliorare. Perché se ripartisse dal calo repentino ed improvviso del secondo tempo, o se facesse l’errore di rimuginarvi troppo a lungo, si andrebbe all’indietro. Invece, il risultato potrà anche essere casuale (o immeritato) ma la prestazione non lo è mai.