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Cinque cose sul derby

Il tabellino del derby della Mole racconta una partita controllata e gestita abbastanza bene dalla Juventus. Sulla scia delle performance incoraggianti con Lecce e Genoa, la Juventus fa suoi anche questi tre punti “obbligati”. Alcune situazioni meritano particolare menzione perché testimoniano della crescita, organica, della squadra.

  1. Il giro palla

Nella giornata più insperata (post-COVID, con condizione atletica precaria, con il derby alle cinque di pomeriggio), la Juventus ha sfoderato una circolazione palla veloce, precisa, armoniosa e che ha beneficiato degli smarcamenti delle mezz’ali.

Sin dalla fase di costruzione, i due centrali de Ligt e Bonucci hanno saputo imprimere i giusti giri al pallone. Spesso, i due evitavano di combinare tra di loro per velocizzare l’azione, come chiedeva Sarri ad inizio stagione: aver ripreso queste indicazioni è sicuramente buon segno. Entrambi cercavano costantemente o Pjanić o direttamente la scorciatoia Cuadrado. Le mezz’ali Bentancur e Rabiot, entrambi autori di ottime performance, hanno offerto sfoghi prevalentemente a muro, salvo le volte in cui i centrali si concedevano di scavalcare Pjanić ed andare in verticale.

Questo rinnovato brio nei giri della sfera ha permesso una manovra più rapida, che le linee del Torino hanno avuto difficoltà a controllare. Questo era specialmente evidente nelle difficoltà del centrocampo avversario a contenere lo sviluppo della manovra, tanto che si è ritrovato spesso a dover scappare all’indietro per far fronte ad una palla che era costantemente scoperta.

E chissà che l’aiuto supplementare dei centrali a Buffon nella gestione del primo possesso non sia stata d’aiuto: sia de Ligt che Bonucci erano al limite dell’area piccola ad ogni rinvio.

Lo stesso Ronaldo è sembrato più “inserito” nel ritmo della partita, ha toccato più palloni e soprattutto l’ha fatto senza incaponirsi in conduzioni orizzontali o in passaggi statici. Due tocchi e scarico, come chiede l’allenatore.

  1. Cuadrado 

Scorciatoia? Cuadrado è una risorsa preziosissima per eludere il pressing degli avversari. Se è vero che il Torino non si è prodigato in una riaggressione spasmodica a tutto campo come invece è suo solito, è anche vero che la resistenza di Cuadrado è stata eccellente. 

Sia la capacità di verticalizzare di prima verso Pjanić, Bernardeschi e/o Bentancur che l’innata sensibilità nel far scorrere il pallone e superare l’avversario in corsa lo rendono un grimaldello formidabile, specie contro avversari che lo attaccano con i quinti di centrocampo. Oltretutto – e forse in controtendenza con il suo storico recente – è stato protagonista di scelte di tattica individuale spesso irreprensibili in zone avanzate. Vedasi il gol. 

  1. Qualcuno ha detto dribbling?

Si dice Luis van Gaal strigliasse i propri giocatori se dribblavano più d’una volta ad azione. L’allenatore-icona della zona all’olandese e del 3-4-3 era così concentrato sulla meccanizzazione delle giocate da sminuire il fondamentale più famoso del calcio. La Juventus di Sarri la pensa diversamente. 

Contro il Torino abbiamo visto un revival del dribbling: ben 27 tentati nell’arco dei ‘90 minuti (di cui 20 riusciti: contro Genoa e Lecce erano rispettivamente 15 e 12, sintomo di una tendenza in crescita). Cristiano ha fatto da mattatore (4 riusciti du 6 tentati) ma ancor più Douglas Costa ha dato sfogo al suo estro (3 su 3, ma in soli 35 minuti). Il dribbling diventa un’arma utilissima a creare superiorità numerica, ma la notizia positiva è che la Juventus ha anche saputo sfruttare questa superiorità, tanto che i dribbling sono avvenuti o per eludere la pressione o in zone avanzate. 

C’è una cesura abbastanza evidente tra dribbling nella propria trequarti e quelli nella trequarti avversaria. Mappa di WhoScored

Una notizia certamente positiva, tanto più se poi alla superiorità numerica si unisce la superiorità posizionale nella zona di campo interessata.

  1. Il pressing

Le condizioni metereologiche dure hanno impattato sulla qualità del pressing, ma si è vista una squadra convinta dei propri mezzi e consapevole delle indicazioni dell’allenatore. Come successo contro il Genoa, l’attacco si è occupato dei tre centrali difensivi avversari. Soprattutto, il centrocampo ha avuto il coraggio di seguire la pressione, accorciando spesso con tempi di pressione non sempre perfetti (ma comunque incoraggianti).

La Juventus è molto aggressiva sul palleggio basso del Torino. I bianconeri mettono in ombra gli avversari su tutto il lato palla e Sirigu deve rifugiarsi da un apertissimo Bremer (fuori inquadratura)
  1. I quinti avversari

Per brevi tratti del primo tempo e nel primo quarto d’ora della ripresa, la Juventus ha comunque mostrato la cronica insofferenza verso l’ampiezza. Sebbene la squadra sia scivolata in modo armonioso ad ogni, puntale, cambio di campo degli avversari, sia Ola Aina che De Silvestri hanno dato qualche grattacapo di troppo ai propri dirimpettai. Gli esterni, che spesso godevano dell’appoggio dei terzi Izzo e Bremer, hanno avuto qualche tempo di gioco di troppo e hanno così trovato un numero significativo di cross. 

Nel complesso però, la Juventus ha giocato una partita più che buona, una prestazione che si incastra benissimo con le performance convincenti della settimana scorsa. Sarri stesso ha ammesso in conferenza stampa che non solo la condizione fisica è buona, ma anche che la consapevolezza della squadra è aumentata. E, a voler leggere tra le righe, sembra che alcuni spettri si siano dissipati. Sarà interessanti vedere se la squadra saprà dare continuità a questa crescita contro il Milan, anche se mancheranno per squalifica i suoi giocatori più in forma.

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È il co-responsabile del sito www.AterAlbus.it e di tutta la produzione scritta. "Il campo non mente mai", dice spesso mentendo.

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