Come si mette in difficoltà il Cagliari?

Il rientro dalla sosta offre un impegno tutt’altro che semplice per la Juve, che all’Allianz Stadium ospita il Cagliari. I sardi guidati da Rolando Maran, occupano al momento la sesta posizione in Serie A, in virtù dei 29 punti sin qui conquistati, frutto di 8 vittorie e 5 pareggi. Dopo un inizio di stagione complicato, due sconfitte in casa con Brescia e Inter, è arrivata una striscia di 13 risultati utili consecutivi, tra cui spiccano le vittorie in trasferta a Napoli e Bergamo, che sono valsi, appunto, gli attuali 29 punti in classifica. Il Cagliari ha chiuso la prima parte di stagione con 2 sconfitte prima della sosta, in casa contro la Lazio e in trasferta contro l’Udinese, dando segnali di flessione, che erano già apparsi nelle precedenti gare, 13 gol subiti nelle ultime 6, a fronte delle 10 reti subite nelle prime 11.

I numeri sin qui

L’errore più grosso che si può commettere guardando alle statistiche del Cagliari è attribuire alla squadra di Maran meno meriti di quelli che realmente abbia. Sebbene tutti gli indicatori medi nelle prime 17 giornate facciano pensare ad una over performance della squadra rosso-blu, un’analisi più attenta mostra che quando il Cagliari ha vinto, in genere ha sempre offerto performance di buon livello. Nelle 17 partite sin qui disputate il Cagliari ha realizzato 1,94 gol per partita, a fronte degli 1,1 xG prodotti, terza peggior performance della Serie A, e subito 1,35 gol per partita, a fronte degli 1,81xG prodotti dagli avversari, seconda peggior performance in serie A dietro al Genoa. Nelle 8 vittorie ottenute, però la storia cambia, 2,88 gol segnati contro gli 1,22 xG (1,11 gol contro gli 0,99 xG nelle altre 9) frutto di 2,4 tiri in più a partita di cui 1,8 in più nello specchio e di un maggior numero di smart pass 5,1 (50% completati) contro i 3,9 nelle altre 9. È soprattutto in difesa che il Cagliari migliora, 1,13 gol subiti a partita contro gli 1,47xG, -0,4 gol e -0,6xG subiti per partita rispetto alle altre 9, concedendo 7 (-20%) ingressi in area in meno a partita e 4 (-15%) tocchi in area in meno a partita. Olsen con l’81,8% di salvataggi è il miglior portiere insieme a Szczesny tra quelli con più di 10 presenze.

Come gioca il Cagliari?

Il Cagliari di Maran è una squadra reattiva, non fa del fraseggio la sua arma migliore, 46% di possesso palla medio con 378 passaggi (82,4% completati con successo) in media a partita. Il modulo più usato è il 4-3-2-1, con Nainggolan e Joao Pedro trequartisti alle spalle di Simeone. Cigarini vertice basso e Rog mezzala sinistra sono i punti fermi a centrocampo. In fase di difesa posizionale il Cagliari si schiera su 3 linee, con un 4-3-3 in cui Simeone si abbassa in mezzo a Nainggolan e Joao Pedro, il Cagliari protegge il lato forte (quello dove risiede la palla) traslando la linea dei centrocampisti e portando la mezzala in fascia in aiuto al proprio terzino.

Nandez in aiuto a Cacciatore, Cigarini e Rog collassano verso il lato forte, in totale 8 giocatori fanno densità in zona palla

Per scelta il Cagliari crea densità di uomini sovraffollando il lato forte per provare a intasare le linee di passaggio e favorire cosi il proprio recupero palla e le conseguenti transizioni positive. Come tutti i centrocampi a 3, tuttavia, il Cagliari soffre le aperture sul lato debole e non riesce a coprire bene i cambi campo.

Toljan dopo un cambio campo attacca la fascia con Rog in palese ritardo.

In fase di non possesso il Cagliari alterna la difesa posizionale al pressing ultra-offensivo, anche in questo caso, la tendenza è quella di creare densità sul lato forte, lasciando scoperto il lato debole, in caso di rottura delle linee di pressing, i sardi si compattano rapidamente a difesa della propria porta scappando all’indietro.

Situazione di pressing ultra offensivo del Cagliari

Le transizioni positive sono tra le cose che riescono meglio ai sardi. Il Cagliari, grazie alla sua buona difesa posizionale, riesce spesso a recuperare palla e il loro obiettivo immediato è la verticalizzazione.

Cigarini ruba palla e serve subito in profondità Simeone.

La fase di possesso del Cagliari si basa fondamentalmente sull’attacco delle corsie laterali, le combinazioni mezzali-terzini sono finalizzate alla creazione di cross e traversoni per raggiungere Simeone e Joao Pedro che tra i due trequartisti è quello che riempie più l’area. In generale la buona tecnica del centrocampo rosso-blu consente al Cagliari di sfruttare in maniera efficace le poche palle gol create a partita.

Pellegrini crossa in area per Simeone e Joao Pedro.

Cosa deve fare la Juve?

Nel match contro il Cagliari la Juve dovrà innanzitutto stare attenta alla propria fase di possesso, soprattutto quando avrà molti uomini sopra la linea della palla. Sarà fondamentale fare una buona partita dal punto di vista tecnico cercando di ridurre al minimo le palle perse, attuando delle marcature preventive accurate a centrocampo in modo da non lasciare la linea difensiva in balia delle ripartenze avversarie. Durante gli attacchi posizionali la Juve dovrà sfruttare gli scompensi del centrocampo a tre velocizzando la circolazione della palla per attaccare il lato debole e creare pericoli in zona 14. Le triangolazioni strette e veloci, possibilmente a un tocco, e gli smarcamenti in verticale alle spalle delle linee di centrocampo e difesa saranno fondamentali per non dare riferimenti alla difesa posizionale sarda. In fase di uscita dal pressing, la Juve dovrà essere brava ad eludere la densità portata dagli avversari sul lato forte approfittando degli spazi che si verranno a creare a causa degli squilibri naturali che questa strategia comporta.

Il Sassuolo elude il pressing del Cagliari, Locatelli riceve da vertice basso e apre a destra su Berardi. Toljan in sovrapposizione attacca lo spazio alle spalle di Pellegrini.

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Ingegnere elettronico fissato coi numeri e la tecnologia. Ex allenatore di futsal di primo livello diplomato a Coverciano. Ha gestito una scuola calcio a 5 in A2, allenando tutte le categorie giovanili, ed è stato primo assistente in A2 e main coach in C1.

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