Wojciech Tomasz Szczęsny

Wojciech Tomasz Szczęsny. Ho voluto introdurre il secondo nome del portierone polacco perché è senz’ombra di dubbio la cosa più semplice da ricordare per un italiano. Secondo Wikipedia però, Wojciech è un composto di due sostantivi di origine slava che significano “soldato” (voi) et “gioia” (tech). Se è facile vedere nel freddo dell’est Europa – nonché nella carriera del calciatore – un’assonanza con la prima parte del nome, la gioia si dev’essere spenta sul suo viso arcigno quando ha lasciato la Polonia a soli 16 anni per approdare all’Arsenal di Arsène Wenger.

In rete fioccano i tutorial su come pronunciare il suo nome. Se non avete la lingua attorcigliata dopo il primo tentativo fatemi uno squillo.

La carriera del 27enne polacco è stata sinora abbastanza lineare. Si trasferisce all’Arsenal ancora adolescente, dove dopo tre anni di giovanili è pronto a raccogliere la pesantissima eredità di Seaman tra i pali dei Gunners. Dopo un anno in prestito in terza divisione inglese (al Brentford per la precisione), Wenger sembra finalmente convinto ad affidargli le chiavi della porta. Per ben cinque anni è il titolare indiscusso dell’Arsenal, sino a quando qualcosa si rompe a Londra, ma dall’altra parte del Tamigi. Il Chelsea decide di dare il benservito a Petr Čech dopo 11 anni di onorato servizio e Wenger sceglie di non lasciarsi sfuggire l’occasione di ingaggiarlo a zero. Comincia così un periodo tribolato per Szczęsny che da bravo soldato mette da parte la gioia personale ed accetta – inizialmente pur senza particolare entusiasmo – un doppio prestito alla Roma. Nel 2017 la Roma non ha la possibilità di riscattarlo, si ritrova un quasi titolare come Alisson in casa, e decide di rispedire il pacco al mittente. Szczęsny, senza dovute garanzie tecniche, si impunta e sceglie di non rinnovare: con il contratto in scadenza nel 2018 l’occasione era troppo ghiotta per la Juventus.

Il 18 luglio 2017 viene così ufficialmente ingaggiato dalla Juve per la cifra di 9 milioni più eventuali bonus da corrispondere al raggiungimento di predeterminati obiettivi sportivi. La Juventus ritiene di assicurarsi le prestazioni di un portiere di levatura internazionale, nel pieno del picco performativo e già abituato al campionato italiano. Fin qui tutto ok, Szczęsny sceglie Torino con la prospettiva di fare da riserva al portiere migliore di questo sport ed eventualmente raccoglierne il ruolo nell’immediato futuro; ma che tipo di portiere è Szczęsny?

Il buon Wojciech è alto 196 cm e pesa 81 kg: ha un fisico longilineo e slanciato che gli permette di coprire agevolmente tutta la superficie della porta. La spinta sulle gambe, nonostante sia relativamente esile per quell’altezza, è eccellente e gli consente di raggiungere anche i palloni più angolati. La caratteristica che salta di più agli occhi è infatti l’abilità ad andare a prendere anche i tiri meglio direzionati. Szczęsny è un maestro nel scegliere la posizione ottimale tra i 7 metri e 32 centimetri che difende ed è veramente difficile sorprenderlo con tiri dalla distanza.

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Specialmente quando deve scendere a filo d’erba, lo fa scivolando con grande naturalezza

Possiede ottimi riflessi, ed è in grado di assecondarli pienamente con la giusta esplosività, per la verità addirittura superiore a quanto sia lecito attendersi con quel fisico.

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Questa ce la ricordiamo. Notare la reazione di Higuaín

Blocca la sfera con un’ottima tecnica di presa, spesso sicura. Questo gli permette di mostrarsi sicuro nelle prese alte, che come al solito sono il fondamentale più difficile per il ruolo.

Se nello spazio si muove con un agio fuori dal comune, è introducendo un’altra dimensione e passando al tempo che le cose si fanno meno rosee. Szczęsny non sembra fare delle uscite (basse specialmente) il proprio cavallo di battaglia. Non riesce in effetti a contrastare gli attaccanti avversari con la stessa solidità con cui affronta le loro conclusioni quando questi sono a tu per tu. D’altra parte lasciare il caldo nido dell’area piccola è difficile per tutti.

Si sente più sicuro a pochi passi dalla linea di porta – e ne ha ben donde considerata l’abilità tra i pali – ma questo lo porta a fidarsi poco del proprio tempismo in uscita. Quando l’avversario si trova a pochi passi preferisce aspettare passivo la conclusione che non restringere lo specchio avanzando e non sempre questa è la soluzione meno rischiosa. La cosa paradossale è che nonostante il decision making sia difettoso, la tecnica di uscita è da futsal.

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Sarebbe dovuto uscire prima? Sì, ma poi rimedia oscurando il sole

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Sarebbe dovuto uscire prima? Sì, e qui è stato fortunato perché l’uscita è in ritardo e lui non tiene gli occhi sulla palla nel movimento: solo per caso la palla non gli è passata sotto l’ascella

Non brilla con i piedi, ma non si può neppure dire che difetti nel gioco corto. Se c’è un allenatore in Inghilterra ad aver mai richiesto un minimo di palleggio ai propri estremi difensori, quello è Wenger, e almeno quanto a rudimenti Szczęsny era il migliore tra i portieri di Premier League. Se il lancio lungo non è chirurgico come quello di Neuer, quantomeno può vantare uno smistamento sicuro sulle brevi distanze.

Con il tempo, Szczęsny è anche riuscito a metter da parte quegli errori che gli macchiarono prestazioni eccellenti con la maglia dell’Arsenal: in Italia (o col passare del tempo) è diventato un portiere più sicuro e concentrato. Il sottoscritto era tra gli scettici quando la Roma ne rilevò le prestazioni sportive, ma sono anche contento di averne seguito lo sviluppo e il processo di limatura di quei dettagli che gli hanno impedito di essere annoverato tra i top mondiali.

Siccome sono certo che la domanda Szczęsny vs Neto verrà fuori, la anticipo nella conclusione dell’articolo e la condisco di un’opinione personale: per chi scrive il polacco rappresenta un upgrade diffuso rispetto al collega brasiliano in molti – se non proprio tutti – i fondamentali del ruolo. Ha una migliore agilità tra i pali, è sicuro nella tecnica di bloccaggio e nonostante Neto fosse arrivato con la fama di un portiere dai piedi educati, le prestazioni hanno suo malgrado smentito questa considerazione. L’aspetto psicologico di Szczęsny è ancora da registrare, soprattutto nel nuovo ruolo di numero 12, ma il polacco ha tutte le carte in tavola per rappresentare uno dei più grandi lussi sulle panchine d’Europa.

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