Il centrocampo, Allegri, l’Europa

La Juventus che batte il Manchester scava un ulteriore solco tra sé e il resto del girone e, per esteso, lancia un messaggio all’élite europea. E lo fa attraverso una maniera nuova di giocare, attraverso un nuovo corso tattico che abbiamo decantato entusiasticamente. All’interno di questo canovaccio, Allegri rimane esempio illustre delle capacità di adattarsi ad avversario e partita, e non rinuncia a piccole variazioni e accorgimenti in grado di indirizzare la partita. La lettura delle formazioni di ieri sera all’Old Trafford aveva offerto poche sorprese a centrocampo per gli ospiti: complici gli infortuni dei tedeschi Can e Khedira, il tecnico livornese aveva scelte obbligate qualora avesse voluto – come poi puntualmente accaduto – schierare un centrocampo con vertice basso.

Il centrocampo

Alcuni osservatori si erano già lanciati in previsioni da facili Cassandre, scaricando due particolari criticità sui tre bianconeri in mezzo. La prima era una mancanza di fisicità che avrebbe in qualche modo penalizzato la Juventus contro una squadra, il Manchester United di Mourinho, notoriamente prestante; questa teoria dimentica che è comunque difficile competere fisicamente con le squadre inglesi e a maggior ragione con quelle di Mourinho – non tanto perché siano effettivamente più fisiche, quanto perché più abituate ad alzare il pallone e a costruire le proprie fortune sulle situazioni contese. L’altra critica bislacca mossa aprioristicamente riguarda la partita, secondo taluni poco brillante, di Bentancur a Udine e di contralto la sua inadeguatezza alla titolarità all’Old Trafford; per quanto quest’ultima sia effettivamente campata per aria, è utile annotarla per poi smentirla senza pietà.  

Il centrocampo della Juventus è stato il reparto che ha funzionato meglio all’interno di un sistema ottimo, e ha letteralmente funto da apribottiglie permettendoci di vincere la partita. Per quanto alcuni cronisti siano soliti con una certa condiscendenza dire che “le partite si vincono a centrocampo”, ieri sera è stato flagrante. Lo scaglionamento in fase di possesso ha offerto una Juventus asimmetrica, come da buona tradizione allegriana, con Matuidi più avanzato e Bentancur spesso sulla stessa linea di Pjanić – financo proprio rilevandone alcuni compiti di circolazione e liberandone la corsa in avanti. In questo assetto, Matuidi contribuiva a tenere bassa la linea difensiva del Manchester, aiutando contestualmente la squadra a giocare dalla seconda linea.

Una caratteristica comune è stata invece l’occupazione dell’ampiezza – persino più evidente in Bentancur che in Matuidi, che convergeva più spesso nello spazio lasciato da Ronaldo. Nel piano gara Allegri aveva chiaramente individuato la fascia sinistra del Manchester come punto debole: Cuadrado e Cancelo hanno accerchiato Shaw e speculato sulla scarsa applicazione difensiva di Martial, ma questo è stato possibile perché hanno avuto un appoggio costante in Bentancur.

La passmap della Juventus evidenzia una netta preferenza per la corsia di destra, fitta di posizioni e passaggi. La linea più battuta è Bonucci → Bentancur. Immagine cortesia di @Ben8t

Con la palla tra i piedi, i tre sono stati bravi a giocare a uno o due tocchi, muovendo la palla velocemente e mandando in tilt la già fragile struttura posizionale del Manchester United. La squadra di Mourinho ha certamente facilitato il compito dei bianconeri grazie alla scelta di tenere un baricentro basso senza tentare sortite in pressione. Tuttavia, sarebbe dialetticamente insostenibile non dare i meriti alla Juventus per come ha saputo manipolare la struttura avversaria attraverso un possesso rapido e intelligente, e con cui alla fine dei conti ha saputo anche piegare alla propria volontà i ritmi della partita (una caratteristica che Mourinho ha sempre saputo far pendere dalla sua). Pjanić in particolare, liberato dai compiti di costruzione bassa dagli altri giocatori di palleggio, ha saputo avventurarsi in zolle più avanzate, abbandonando la posizione da cinco puro e scrollandosi di dosso l’equivoco tattico da regista.

Sapersi mettere in campo con le giuste posizioni consente di occupare la zolla giusta per approfittare di errori come questo.

Bentancur, dal canto suo, ha giocato a uno o due tocchi tutta la partita, imponendosi come seconda mente del centrocampo bianconero. Ha dosato di più gli inserimenti senza palla rispetto alle ultime sortite, ma è stato forse il migliore con la sfera tra i piedi: 78 passaggi, più di chiunque in campo, e il 91% di successo. E se a qualcuno venisse in mente di declassare le sue scelte a conservative, qui c’è la sua passmap.

 

Allegri

Per chi avesse ancora dubbi, la Juventus 2018/2019 si iscrive pienamente nel filone ideologico del juego de posición, le cui fondamenta si ritrovano nei maestri olandesi e nella loro diaspora in Catalogna (ma anche prima). A questo proposito, è importantissimo confrontare le sue dichiarazioni post-partita (le trovate qui, grazie a SuperFly) con i pilastri di questa filosofia. D’altronde nel 2018 la narrazione calcistica si è arricchita di un vocabolario e di una profondità tattica ben maggiori, e gli allenatori stessi sono più favorevoli a parlarne apertamente. Ecco allora qualche frase che dovrebbe far associare la sua Juve ad altri esempi più celebri e celebrati.

  • I ragazzi nel primo tempo “sono stati bravi a tenere la palla, abbassare i ritmi ed alzandoli al momento giusto”.

L’idea di abbassare i ritmi è applicata solo con l’intenzione di alzarli poi, e non è più mezzo per un possesso conservativo (la deriva del tiqui taca è un pericolo costante in questo caso); oltretutto, serve anche a negare allo United le transizioni, una fase di gioco a cui la squadra di Mourinho è tendenzialmente ben preparata. La ricerca paziente del possesso, manipolando i ritmi stessi del gioco attraverso i tocchi del pallone – più o meno ravvicinati, più o meno rapidi – è caratteristica imprescindibile di tutte le squadre che hanno reso questa filosofia un paradigma del calcio totale. La dilatazione e la costrizione repentina dei ritmi di gioco assomiglia al movimento delicato, ma netto e a tratti imprevedibile di una fisarmonica. Qui un esempio recente del Manchester City di Guardiola.

Un minuto di possesso ininterrotto, che spazia da passaggi orizzontali per “tastare” gli scivolamenti laterali dello United, a imbeccate e taglia-linee in verticale

  • “Oggi contro di loro era importante giocare palla a terra il più possibile, giocare ai lati di Matić”.

In barba a chi avrebbe preferito combattere lo United con le sue stesse armi, la decantata fisicità, Allegri ha proposto una squadra improntata al controllo del pallone, con una fase di possesso egregia che ha letteralmente sbancato l’Old Trafford. Il 4-4-2 difensivo di Mourinho è stato guidato verso un’atomizzazione evidente, scompaginato da uscite disordinate sui portatori e da una scarsa attenzione al terzo uomo (ora Cuadrado, ora Dybala). Matić, isolato dal possesso che attirava Pogba fuori posizione e lasciato solo da una difesa che si preoccupava più che altro di tenere la linea, è stato esposto a confusione strutturale.

 

Spazio ai lati di Matić #1 – Qui sia il serbo che Pogba che Mata sono mal posizionati, e Ronaldo potrà comodamente ricevere e girarsi

 

Spazio ai lati di Matić #2 – Qui il serbo era uscito su Pjanić, che scarica per Chiellini: il difensore non ha problemi a servire Dybala nello spazio creatosi (“terzo uomo for dummies”)

 

  • “In quei momenti lì [secondo tempo] dovevamo essere più veloci a muovere la palla”

Il secondo tempo ha invece presentato un’innegabile stanchezza. La Juventus ha mosso meno la palla, l’ha lasciata riposare più a lungo tra i piedi dei propri giocatori, permettendo ai Manchester di ristrutturarsi più facilmente. In questo senso va interpretata la frase successiva: i giocatori erano “più fermi, e la palla la tenevamo un pochino più ferma”. Se il ritmo si abbassa senza che ci siano i prodromi per riaccelerarlo, si rischia di compromettere i vantaggi posizionali derivanti dal possesso prolungato.

 

L’Europa

Allegri ha scelto di far fruttare il materiale tecnico di prima qualità improntando la squadra ad una filosofia ben precisa. Per quanto non esista un modo migliore di un altro o una strada più facile per vincere, esistono maniere di giocare più appropriate alla rosa a disposizione (sarebbe impensabile non costruire le proprie fortune sulle transizioni offensive con Mbappé in rosa, così come sarebbe inopportuno alzare il pallone su attaccanti come Messi). L’approccio conservativo e statico dell’anno scorso doveva lasciare spazio ad uno che assecondasse il salto di qualità tecnico fatto sul mercato.

La Juventus ha vinto all’Old Trafford giocando un calcio convincente, concedendo meno di niente e lanciando un ulteriore guanto di sfida all’élite europea. Se basterà per portare a casa la coppa più ambita non possiamo saperlo, ma almeno abbiamo la certezza che la squadra ha intrapreso la strada giusta e che non lascerà nulla al caso.

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