Coppa Italia, Semifinale di ritorno: Napoli-Juventus 3-2

di Davide Terruzzi


La Juventus raggiunge la terza consecutiva finale di Coppa Italia. Un Napoli mai domo viene eliminato con una doppietta decisiva dell’ex Higuain.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]C[/mks_dropcap]apita raramente di trovarsi di fronte a distanza di pochissimi giorni. La mente va a quelle settimane in cui il Barcellona di Guardiola e il Real Madrid di Mourinho s’incontrarono più volte giocandosi una stagione. La seconda, e ultima, sfida tra Napoli e Juventus mette in palio l’accesso alla Finale di Roma. La formazione d’Allegri ha considerato questa sfida più importante, poiché decisiva, rispetto a quella di campionato; Sarri, come diversi tra commentatori e tifosi, non ha capito il peso dato dalla Juventus a questa partita. Le stesse scelte – conservative quelle di domenica quando vennero schierate diverse riserve e risparmiati per vari motivi dei titolari – dimostrano quanto i bianconeri non considerassero affatto chiuso il discorso qualificazione dopo il 3-1 di Torino.

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Come possono cambiare le partite a distanza di pochi giorni? Nel basket, quando ci si gioca il titolo con i play-off, sono gli accorgimenti e le letture di allenatori e giocatori a fare la differenza; qui è diverso. Perché il Napoli, pur cambiando qualche uomo, suona sempre l’identico spartito. È chiaramente un’orchestra, ma la musica è la stessa. Mentre la Juventus aumenta la qualità tecnica e tattica grazie alle capacità dei singoli. Il possesso migliora perché i giocatori sono in grado di rompere il pressing, hanno maggiore precisione e velocità nel passaggio, controllano meglio il pallone, si muovono meglio, e in maniera più coordinata. Il Napoli ha pressato forte sempre; la pressione ultra-offensiva è un tratto distintivo della squadra di Sarri e ha sicuramente ostacolato la costruzione basa della Juventus. I bianconeri però, a eccezione di una palla persa, nel primo tempo sono stati più puliti e precisi, permettendo così alla squadra di avere un atteggiamento maggiormente offensivo. Il canovaccio tattico è stato similare a quello di domenica, solo che con le ritrovate qualità nel palleggio la Juventus è stata nel primo tempo più alta. Si è difesa sempre col 4-4-1-1, chiudendo il centro e costringendo il Napoli ad andare sulle fasce; ogni volta, non molte, in cui gli azzurri sono riusciti a innescare l’azione offensiva, sfruttando le ricezioni di Hamsik nello spazio di mezzo sul centro-sinistra e quelle di Insigne alle spalle del centrocampo avversario, hanno creato dei grattacapi alla difesa bianconera. L’utilizzo di Milik ha dotato Sarri di un centravanti vero, ma il Napoli è ormai abituata ai movimenti di Mertens, falso nove bravo a raccordare i reparti.

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La Juventus è stata maggiormente disattenta nel secondo tempo, perdendo quella compattezza orizzontale, specie a centrocampo, fondamentale per arginare il Napoli. Dopo il secondo gol di Higuain, la squadra ha commesso degli errori (banale quello di Neto) posizionali figli anche di un’eccessiva attenzione al pallone, perdendo così di vista i movimenti dei giocatori. La gestione successiva al 3-2 è stata conservativa di fronte a un Napoli che ha alzato al massimo l’intensità con un’aggressività e una velocità nei movimenti senza palla notevoli. La partita però è finita quando Sarri è passato al 4-2-3-1 e Allegri al 5-4-1. La squadra azzurra ha perso le caratteristiche del proprio gioco, basato sul fraseggio sul corto e la costruzione veloce sui triangoli, perdendo un uomo a centrocampo e si è trovato a crossare troppo spesso; la Juventus, con quel sistema, ha coperto al meglio l’ampiezza e con i tre difensori ha controllato le ricezioni tra le linee: Barzagli-Bonucci-Benatia sono stati poi bravissimi nel gioco aereo.

La Juventus conquista la sua terza consecutiva Finale di Coppa Italia. Ed è l’ennesimo record. Il Napoli è avversario tosto: la squadra di Allegri ha sofferto il gioco della formazione di Sarri in queste due gare disputate nell’arco di tre giorni. Il primo tempo, quando gli uomini di Allegri sono stati maggiormente concentrati e lucidi, ci ha raccontano di una Juve in grado di palleggiare sotto pressione e con la consueta fase difensiva; dopo il secondo gol di Higuain, e già in parte a inizio secondo tempo, si è difesa peggio con troppe disattenzioni. Probabilmente il 5-4-1 (3-4-3) è il sistema migliore per contrastare gli azzurri, ma Allegri ha voluto dare continuità al modulo sempre utilizzato negli ultimi mesi. Il Napoli, però, è questo: una squadra che pratica un calcio apprezzato, ma che concede troppi gol. La Juventus, nelle tre reti segnate al San Paolo in queste due partite, ha colpito sfruttando le debolezze intrinseche del sistema di Sarri. Difficile così per il Napoli pensare di poter festeggiare dei titoli a fine stagione.

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