De Sciglio, Matuidi, Benatia e il peso delle decisioni estive

di Alessandra Bardamu


De Sciglio, Matuidi e Benatia sono tra i protagonisti delle ultime settimane in casa Juventus. Merito del loro lavoro, di quello d’Allegri e delle scelte estive.


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L[/mks_dropcap]a Juventus degli ultimi sei anni ha messo in mostra un’ instacabile capacità di rinnovamento all’interno della rosa. Il continuo perdere e ritrovare tempestivamente elementi di elevato peso specifico (i vari Pogba, Morata, Pirlo, Vidal, Tevez) senza mai crollare dal punto di vista del risultato sportivo, è stato uno dei più grandi meriti della gestione Agnelli che, tuttavia, ha sempre potuto custodire il cuore pulsante dei sei titoli: Barzagli, Bonucci, Chiellini, Buffon.

L’estate 2017 si è portata via Leo, Dani Alves ed un altro pezzo di giovinezza di Gigi e Barza, dando il via ad un totocentrale/tototerzino da sogno destinato, però, a lasciare quasi tutti con l’amaro in bocca dal momento che la finestra di mercato si è conclusa con il “solo” arrivo di De Sciglio, dello sfortunato Howedes ed il riscatto di Benatia. A quel punto, anche negli ambienti più tradizionalmente fiduciosi, il timore che non fosse stato fatto abbastanza era palpabile; dubbi e malcontento sembravano non solo fondati, ma d’obbligo.
In maniera forse un pò semplicistica, si credeva che la squadra non avrebbe potuto essere difensivamente solida quanto quella degli anni precedenti.

Supporto a questa tesi, le prestazioni di inizio stagione: la Juventus mostra molto, ma subito dopo si distrae, concede spesso, concede anche troppo: “Se non si è reattivi con la testa, si prende gli schiaffi […] i giorni da qui al 6 Gennaio diranno tanto su chi siamo e dove vogliamo andare“.
Allegri sottolinea più volte l’eccessiva sufficienza del proprio reparto difensivo e non si nasconde: La Juventus sarà chiamata, nel mese di dicembre, ad alzare l’asticella, confermare la propria competitività e convincere della propria condizione un po’ tutti, allenatore incluso.

Ad oggi, sebbene manchi ancora l’importante match con la Roma, le risposte della squadra sono state più che positive. Sette partite senza subire gol, prestazioni all’altezza (ed oltre) contro le dirette rivali per il titolo, ottavi di Champions conquistati con relativa tranquillità, -1 dalla vetta in Serie A, quarti di Coppa Italia.

Ciò che – al contrario – in pochissimi avrebbero potuto immaginare, è il ruolo da protagonisti che alcuni calciatori hanno poi effettivamente ricoperto all’interno di questo mini tour de force: De Sciglio, salutato con ironico/soddisfatto piacere dai tifosi del Milan e accolto con scetticismo dagli juventini, si è preso una bella rivincita. Rinvigorito fisicamente, grazie anche alla maggior costanza di impiego, ha acquisito sicurezza e le distrazioni (non gravissime ed episodiche) sono parse quantitativamente e qualitativamente superate da una una nuova brillantezza di gioco e tecnica.
Eccellente nella gara contro il Bologna, ha sostenuto bene il confronto con l’avversario nelle partite più impegnative e segnato il suo primo gol in A; ha saputo, inoltre, essere utilissimo con i piedi (con buona pace del caro Lichsteiner).
Marcatore con Mattia a Crotone, Benatia è rimasto in campo per tutti i 90′ dei primi sei consecutivi clean sheets della Juventus. Potrebbe sembrare un caso, ma non lo è stato. Tornato sui livelli di Roma e Bayern, migliorando nella difesa posizionale, con buona attitudine nella marcatura in area, è stato all’unanimità proclamato nuovo “muro”. Così da sorta di vice Rugani, un po’ troppo fragile e non sempre centratissimo per poter divenire qualcosa di più, si è invece guadagnato, a suon di prestazioni, una nuova posizione all’interno delle gerarchie di Allegri che sembra aver trovato la chiave per oliare una macchina fisica potente ma delicata.

Merita più di un cenno anche Blaise Matuidi; arrivato, se non tra i mugugni, con non grande consenso dalla sua parte. Ciononostante ha arricchito in maniera visibile il centrocampo bianconero, sudando quando c’è stato da sudare, segnando (anche lui) e donando prezioso dinamismo. Sebbene decisamente meno tecnico di Pogba, ha riportato caratteristiche difensive e qualità negli inserimenti che mancavano dalla cessione di Paul. Un giocatore di livello europeo che non può essere definito una scommessa, ma un giocatore fatto e finito.

I bianconeri sono così tornati, con i propri campioni da una parte e con grande apporto dei “gregari estivi” dall’altra, ad essere decisi, affidabili: la squadra da battere in Italia. Grande plauso va ad Allegri, che ha provato per l’ennesima volta di aver occhio lungo, di conoscere i propri giocatori e saper tirare fuori il loro meglio. La dirigenza, dal canto suo, ha mostrato un pragmatismo molto simile ed allineato a quello dell’allenatore: non si fa mercato tanto per comprare, non si pronuncia alcuna frase in più del necessario.
Si è insomma risposto con l’unica risposta possibile – il campo – e solo il campo dirà quanto e dove si è fatto bene e quanto e dove si dovrà migliorare.

Nonostante tutto però, ottavi e prestanza non sono bastati a risparmiare svariate critiche, probabilmente fisiologiche. Esistono spettatori, giornalisti, tifosi; ed esiste chi ha del lavoro da svolgere, giocatori da allenare, trattative e piani societari da portare avanti. Non tutti riusciranno a farlo in maniera coreografica, ma difficilmente al termine dell’estate Leonard Cohen avrà qualcosa da invidiare a Britney Spears.

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