Precedenti: Juventus Sassuolo 2013

In pochi anni il Sassuolo è diventato una realtà del campionato italiano. La sfida con la Juventus si è giocata la prima volta nel dicembre 2013 quando fu dominata dall’Apache Tevez.


Nella storia della Juventus, non c’era traccia di Sassuolo fino al 2013. Da allora il match è diventato quasi un classico. Soprattutto per merito degli emiliani che sono cresciuti anno dopo anno fino al livello attuale.

Sassuolo solida realtà

Non è da tutti sbarcare in Serie A, restarci stabilmente e migliorare costantemente. Il Sassuolo l’ha fatto. Dal 2013, quando hanno celebrato la prima storica promozione in Serie A, gli emiliani si sono dimostrati una solida realtà. Merito di Giorgio Squinzi (mancato prematuramente nell’ottobre 2019) e della sua Mapei. Ma anche di una società dimostratasi moderna e ben strutturata.

Un altro bell’esempio di club virtuoso. Che anche sul campo ha raccolto soddisfazioni, con la speranza di seguire le orme dell’Atalanta. Come il pari conquistato nella scorsa stagione allo Stadium, primo risultato utile nei 7 confronti finora disputati a Torino.

Uno Stadium come regalo di Natale

Il primo storico Juventus-Sassuolo arriva a 10 giorni dal Natale 2013. Una sorta di regalo anticipato per i tifosi neroverdi che mai avevano affrontato la Vecchia Signora nei loro oltre 90 anni di storia.

Merito dell’ennesimo step della società, in costante crescita dal 2002 quando Giorgio Squinzi decise di cercare anche nel calcio le gioie assaporate nel ciclismo. Nell’estate del 2013 giunge la promozione nella massima serie, con il gruppo guidato da Eusebio Di Francesco.

Gli emiliani partono ad handicap pagando lo scotto della categoria. Ma quando arrivano a Torino hanno iniziato a prendere le misure (14 punti in 15 partite). Anche se nel turno precedente ci è scappato un bruciante ko interno col Chievo nello scontro salvezza.

Dall’altra parte c’è una Juve avvelenata. I bianconeri non hanno ancora smaltito la carogna per l’esito della trasferta di Istanbul. Tra la neve copiosa, il rinvio di metà gara al giorno successivo, le condizioni pietose del campo (almeno della metà dove avrebbero dovuto attaccare gli italiani) e il gol di Sneijder, la squadra di Conte ha salutato la Champions League. E lasciato il pass per gli ottavi proprio al Galatasaray di Roberto Mancini.

Lanciati verso il tris tricolore

Gli esiti della nefasta trasferta in Turchia hanno ripercussioni anche sul successivo impegno. Juventus-Sassuolo è fissata per sabato 14 dicembre, ma la Lega la fa slittare alle 18.30 di domenica 15.

I bianconeri sono in serie positiva. Il ko con la Fiorentina a fine ottobre (4-2 da 0-2 con tripletta di Giuseppe Rossi) ha fatto esultare mezza Italia. Ma anche acceso la miccia dei Campioni d’Italia. Da allora sono arrivate 7 vittorie di fila, molte delle quali senza subire gol. Una striscia che ha permesso di passare dal -5 sull’arrembante Roma di inizio stagione (10 vittorie su 10) al +3 alla 15a.

Delle 3 Juve di Antonio Conte, quella 2013/14 è quella con più qualità. L’innesto di Tevez e Llorente ha dato nuova linfa all’attacco. Un attacco che, nei primi 2 Scudetti, si era messo in luce più per il grande aiuto alla squadra che per i numeri sotto porta.

I presupposti per centrare il tris tricolore ci sono tutti. Anche se, a dicembre, nessuno può immaginare con quanti punti e con che distacco sulla concorrenza.

Con la bava alla bocca

C’è tanta rabbia dopo Istanbul. Conte fatica a digerire le sconfitte di suo, figurarsi quando costano una qualificazione Champions. E qualcuno, in conferenza stampa, prova a parlargli di stagione fallimentare. Apriti cielo.

Si arriva a domenica 15. Allo Stadium si respira aria di Natale. Lo si coglie dai tradizionali allestimenti festosi. Ma anche dal fatto che la Sud sia interamente occupata da bambini. È il prezzo da pagare per i cori contro Napoli intonati dagli ultras nel match di un mese prima. A cui aggiungere i danni materiali provocati dai galantuomini assiepati nel settore ospiti.

I bianconeri sono alle prese con alcune assenze. Manca mezzo centrocampo. Marchisio è squalificato, Pirlo è ancora alle prese con un problema al ginocchio che lo ha fermato nel momento topico dell’annata. Manca anche Vucinic e Giovinco è recuperato solo per la panchina.

Anche Di Francesco non se la passa bene. Fuori il gioiellino Berardi, a cui tutti hanno messo gli occhi addosso, Juve compresa. In più l’ambiente Sassuolo è sconvolto dalla positività al doping di Acerbi. Un’altra tegola per il difensore rientrato da poco dopo aver sconfitto il cancro.

Nel segno dell’Apache

Alla vigilia, qualcuno ha anche prospettato la presenza dal primo minuto di Fabio Quagliarella, in moda da far rifiatare Tevez. Ma l’Apache non è tipo che si tiri indietro e non dà forfait: scelta che si rivelerà quanto mai azzeccata.

L’argentino vive una giornata di grazia. Suo il primo gol dopo una quindicina di minuti: tocco sotto misura dopo la corta respinta di Pegolo sul tiro di Vidal.

I bianconeri sono padroni del campo e colpiscono con precisione matematica. Intorno alla mezz’ora viene servito il bis: da corner, svetta la testa di Federico Peluso, scelto nel ballottaggio con De Ceglie. Per l’esterno, passato per una breve parentesi nel Settore Giovanile, è il primo e unico gol in campionato in maglia juventina. Proprio contro la squadra con cui trascorrerà il resto della sua onorata carriera.

Altri 15 minuti e la sfida è in ghiaccio. I neroverdi hanno forse la testa già negli spogliatoi, non Tevez che si avventa su uno scellerato retropassaggio, supera Pegolo in corsa e appoggia a porta sguarnita: 3-0 all’intervallo e il primo Juventus-Sassuolo è chiuso.

Non per le statistiche perché restano altri 45 minutie l’Apache segna ancora su cross da destra di Isla. Carlos Tevez si porta a casa il pallone, come non gli era ancora successo in maglia bianconera. E meno male che doveva riposare!

Quando Bergonzi fischia la fine, partono i conti: 8a vittoria di fila, Buffon imbattuto da 730 minuti (verrà infilato nel successivo match vinto con l’Atalanta, ma l’appuntamento col record è solo rimandato) e soprattutto vantaggio sulla Roma portato provvisoriamente a +6.

Grazie Dudù!

Il distacco sui giallorossi resterà a +5. La squadra di Garcia scenderà in campo il giorno dopo, lunedì 16, a San Siro col Milan. I rossoneri non stanno vivendo una grande stagione, Massimiliano Allegri sta provando a fare miracoli ma senza Ibrahimovic e Thiago Silva (volati da tempo a Parigi) è tutto più difficile.

In più c’è la sempre ingombrante presenza di Berlusconi. Alla vigilia, il Cavaliere sbarca a Milanello, in elicottero e in compagnia dell’inseparabile Dudù. Una presenza, quella del cagnolino, che la Gazzetta onorerà il giorno dopo con tanto di richiamo in prima pagina. E con buona pace del giornalismo sportivo!

I rossoneri compiono mezza impresa e inchiodano sul 2-2 la Roma. Un risultato che darà morale ma nulla di più. Le cose precipiteranno nel successivo mese di gennaio, con Allegri esonerato dopo un ko proprio contro il neo promosso Sassuolo. Di cui, scherzo del destino, è stato allenatore e protagonista all’inizio della scalata. Ma neppure il livornese può immaginare cosa lo aspetterà 6 mesi dopo

Coppe e coppe

Lunedì 16 dicembre è anche giornata di sorteggi per le coppe europee. Un appuntamento meno sentito del solito in casa Juve dopo la scoppola di Istanbul. E anche l’urna mette il dito nella piaga: i bianconeri dovranno ripartire in Europa League proprio da una squadra turca.

Sarà il Trabzonspor la rivale, da affrontare prima a Torino. E sì, perché nel viaggio di ritorno verso i fasti di un tempo, si passa anche da non essere testa di serie nella seconda competizione continentale. Altra condanna da scontare, in ritardo, rispetto al 2006.

Ma prima di pensare all’Europa (e in quel momento nessuno ne ha voglia!) c’è da affrontare la Coppa Italia. Tre giorni dopo il match con il Sassuolo, a Torino arriva un’altra squadra che lo Stadium lo ha visto solo in televisione. È l’Avellino che, partendo dalla B, ha superato 3 turni e si è meritato il palcoscenico principale.

O forse il ruolo della vittima sacrificale. Altro primo tempo sprint e turno superato grazie ai gol di Giovinco, Caceres e Quagliarella. Ma tanto per confermare che non è una Juve da coppe (anche se ad agosto, in Supercoppa, aveva sculacciato pesantemente la Lazio), arriverà presto l’eliminazione contro la Roma, rivale di tutta la stagione.

Domenica da numeri 10 e fuoriclasse

Un passo indietro e torniamo a domenica 15 dicembre. Prima ancora che i bianconeri scendano in campo, dall’altra parte del mondo è giunta una notizia a tinte australiane: Del Piero è tornato in campo con il suo Sydney dopo un infortunio che lo ha tenuto fuori un paio di settimane. E il suo è un ritorno da ricordare: gol e vittoria contro i Melbourne Heart. Un bel modo per cominciare una domenica da numeri 10!

Gloria anche per Federica Pellegrini. La Divina (tifosa bianconera da sempre) vince i 200 stile libero agli Europei in vasca corta in Danimarca.

Giornata da… Mattei

In Italia è una giornata da ricordare per 2 dei protagonisti della vita politica. Tanto diversi ma uniti nel nome di battesimo: Matteo. Salvini e Renzi diventano segretari della Lega e del PD.

Il Carroccio lo celebra il suo nuovo leader nel congresso nazionale che si tiene a pochi chilometri dallo Stadium. La sede scelta è il Lingotto di Torino, uno dei luoghi culto della storia della Fiat e di tutta la città sabauda.

Intanto nel mondo

Il 15 dicembre è giornata di lutto per il Sudafrica e un po’ per tutto il mondo. Anzi, l’ultimo di 10 giorni di tristezza. Giovedì 5 è morto Nelson Mandela e il paese si stringe per l’ultimo saluto.

Proprio nel giorno in cui scompare un altro personaggio molto amato dagli appassionati di cinema: a 81 anni muore l’attore britannico Peter O’Toole, ricordato in particolare per l’interpretazione di Lawrence d’Arabia.

In Germania si tira invece un sospiro di sollievo. Dopo 70 giorni, il paese ha di nuovo un governo, guidato tanto per cambiare da Angela Merkel. Ma a fare notizia è un altro aspetto: uno dei ministeri chiave, quello della difesa, è affidato per la prima volta a una donna. Si chiama Ursula Von der Leyen e pochi anni dopo si farà conoscere anche fuori dei confini tedeschi.

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