Quale preparazione atletica per la Juventus?

Una volta cominciati gli allenamenti di gruppo, e una volta appurato che le competizioni a cui partecipa la Juventus riprenderanno, l’attenzione si è spostata inevitabilmente sulla condizione atletica dei calciatori. Dopo uno stop forzato di quasi due mesi proprio nel momento clou della stagione, e con davanti a sé due mesi di tour de force sotto la canicula estiva, c’è un’unica domanda nella testa dei tifosi: che tipo di preparazione atletica dovranno fare i calciatori?

Gli allenamenti in casa

Come spiegato nel podcast di post-lockdown e nelle nostre chat Telegram, la situazione non è affatto lineare. Cominciamo dall’inizio: il lavoro che i calciatori hanno effettuato autonomamente avrà un impatto sulla preparazione? Probabilmente la Juventus ha recapitato ai calciatori un programma di allenamento per le settimane passate in casa. Al netto di chi è stato trovato positivo alla COVID-19 e quindi impossibilitato a sforzi fisici, chi era in grado di lavorare ha potuto ottemperare alle richieste del club. Tuttavia, questo non è un lavoro di preparazione atletica, bensì di tenuta fisica finalizzato al mantenimento della tonicità muscolare. Marginalmente, gli esercizi che abbiamo visto sui social avranno avuto qualche effetto positivo su forza e resistenza; ad esempio, questi effetti saranno particolarmente importanti se poi durante la preparazione si vorranno fare lavori specifici su forza ed esplosività (vedi sotto). Tuttavia, la grande assente è tutta quella parte che coinvolge il sistema neuromuscolare, ossia quella che si allena esclusivamente su un campo da calcio. Per forza di cose, dunque, quello fatto in casa è stato un lavoro incompleto, ma non potrebbe essere altrimenti date le circostanze straordinarie. 

Senza ombra di dubbio, questa è una situazione nuova per tutte le squadre. D’altra parte, nessuna misura presa in questi giorni è supportata da riferimenti storici, dati analitici o studi scientifici e rappresenta quindi un notevole salto nel buio. Per tutti. Si potrà magari provare a prendere spunto da sport che offrono un calendario altrettanto serrato, come ad esempio il basket americano in periodo di play-off, ma le differenze intrinseche tra gli sport dovranno essere tenute in adeguata considerazione. 

Cosa allenare? 

Ogni squadra proverà a modulare la forma atletica dei tesserati secondo le proprie aspettative, i propri obiettivi e secondo quel che la stagione metterà loro davanti (per esempio: la Juve dovrà fare la Champions ad agosto, sperando di dover giocare più di una gara). Squadre diverse con obiettivi diversi faranno lavori diversi: chi sull’intensità, chi sull’esplosività, chi con carichi significativi, chi con carichi leggeri, etc.

In tal senso, gli allenamenti di intensità e/o esplosività sono paradigmatici. Entrambi gli aspetti sono fondamentali nel calcio, e vanno dunque allenati in modo ottimale. Ma si può scegliere. L’allenamento dell’esplosività rientra nella macroarea dell’allenamento della forza: forza resistente, forza massima, e forza esplosiva. La forza in generale – e ancor di più l’esplosività – rappresenta un aspetto condizionale fondamentale per i calciatori. Come funziona? 

Allenando bene l’esplosività si migliorano l’accelerazione nel breve (il cosiddetto “sprint”), i cambi di direzione, lo stacco di testa e tutti quei gesti tecnici che necessitano di grande quantità e qualità in un tempo d’esecuzione molto ristretto. Un esempio pratico e attuale: siccome la Lazio ha un gioco piuttosto collaudato e tatticamente consolidato, l’allenamento dell’esplosività è un aspetto al quale Inzaghi darà certamente priorità. 

L’intensità, invece, è un concetto che racchiude più aree degli allenamenti di squadra. È la capacità di creare interconnessioni tra i giocatori che in modo sistematico applicano dei concetti di gioco all’unisono, sapendo come comportarsi in campo in base a quello che succede ai compagni e alla palla. Nel termine intensità, dunque, comprendiamo sia l’aspetto fisico che quello mentale, ma anche gli aspetti tecnici e tattici, a livello individuale come collettivo. Per queste ragioni, l’allenamento dell’intensità attiene più alla sfera neuromuscolare, andando a toccare la velocità con cui un atleta esegue gesti tecnici e richieste tattiche; preferibilmente senza pause. 

Le sfide di questa preparazione atletica

La cosa più difficile sarà raggiungere un’omogeneità di livello in tutta la squadra, a maggior ragione in virtù del caldo che attende le partite e delle differenze fisiologiche tra atleta e atleta. La scommessa che ci sentiamo di fare va verso un lavoro leggero, senza spingere né sull’intensità né soprattutto sull’esplositivà, ma privilegiando la prima che è risultata un aspetto negativo di rilievo nel corso della stagione. In questo senso, temperature, umidità e calendario fitto sono le preoccupazioni principali dei professionisti del settore, che in questi tempi saranno certamente sotto grande pressione. 

Un ultimo aspetto che marcherà differenze sostanziali con il passato sarà la programmazione della stagione sportiva 2020/2021, proprio alla luce di questo nuovo periodo di preparazione. Lo staff sarà chiamato ad operare scelte difficili: ricominciare una nuova preparazione a settembre (o quando sarà) o “tenere in piedi” quella fatta in queste settimane? La direzione generale che mi sento di pronosticare è che per evitare di caricare troppo la muscolatura degli atleti, le squadre sceglieranno di fare richiami di preparazione sull’onda lunga di questa sessione tardo-primaverile. 

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