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A che punto è il pressing?

La vittoriosa trasferta contro il Genoa (1-3) ha messo in mostra una buona Juve, sia sul piano offensivo che su quello difensivo. Proprio in non possesso, la prova dei bianconeri (al di là del gol concesso, che ha interrotto la striscia di partite consecutive senza subire reti) è stata promettente e ha segnato probabilmente una delle migliori prestazioni della squadra di Sarri in fase difensiva.

Questo non tanto sul piano delle occasioni concesse, con i rossoblù che hanno generato un dato basso in termini di xG (appena 0.14) quanto invece su quello dell’applicazione difensiva della squadra ospite, in particolare in situazioni di pressing e riaggressione.

Da questo punto di vista il passo in avanti è stato evidente, soprattutto se paragonato col recente primo tempo disputato contro il Lecce, durante il quale la compagine bianconera ha mostrato evidenti difficoltà nell’andare a coprire la palla, col risultato di lasciare spesso al regista basso avversario (Tachtsidis) la libertà di giocare in avanti o cambiare lato di campo per cercare ampiezza.

Contro il Genoa, come detto, le cose sono andate diversamente. Non a caso, il dato in termini di PPDA (l’indice che quantifica l’intensità del pressing), secondo il modello understat, si è abbassato notevolmente, passando dall’11.89 col Lecce al 7.91 contro la squadra di Davide Nicola, testimoniando quindi di un ottimo approccio.

A partecipare alla fase di recupero palla è stata tutta la squadra, segnatamente Cuadrado (14 recuperi), De Ligt (16), Bonucci (8), Rabiot (8) e Pjanic (8). La riuscita del francese è stata una delle note liete della serata, così come la continuità di azione difensiva di Pjanic che spesso si alzava a contrastare direttamente Lasse Schöne, il
metronomo genoano. De Ligt ha poi svolto un ruolo fondamentale: quando il Genoa, per sfuggire alla pressione juventina, alzava palla verso i propri riferimenti offensivi, è stato soprattutto il difensore olandese ad andare a contrasto, permettendo alla squadra un veloce recupero palla e impedendo così agli avversari di riuscire nell’azione di risalita del campo in avanti.

Se guardiamo poi oltre il dato statistico (0 recuperi) è da sottolineare comunque anche la prova di Ronaldo, più attivo per quanto riguarda la chiusura degli scarichi arretrati ai portatori rossoblù quando la palla aveva superato (o era in procinto di farlo) la prima pressione bianconera. Ovviamente ci sono ancora degli aspetti da migliorare come ad esempio quello relativo all’intensità nella pressione, anche se bisogna comprendere la situazione particolare nella quale si viene a giocare questo finale di stagione. Tuttavia un passo in avanti è stato fatto. Alla Juve dimostrare continuità nelle prossime uscite.

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Classe 1978, prof. di storia e filosofia, scrive anche per Il Nuovo Calcio. È autore di diversi libri ed articoli di tattica, non necessariamente sulla Juventus. Match analyst certificato Sics. Lo trovate anche su lagabbiadiorrico.com

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