L’uomo della Terra 4 – Non è questione di DNA

C’è stato un preciso momento della telecronaca, brutta, di Sportitalia in cui le parole di “Senza parole” di Vasco Rossi mi sono venute in mente e mi son ritrovato a canticchiare questa canzone mentre vedevo la partita. Sì, come Vasco, anche io, guardando la televisione ho avuto un’impressione ed è questa che vado a raccontare.

Sono stati sufficienti pochissimi minuti per sentire dal telecronista “poco sarrismo fino a questo momento” e tutta le telecronaca è stata un continuo “questo è di Sarri, questo è di Allegri, il compito di Sarri è arduo”. C’è questa convinzione che vedo serpeggiare che trovo completamente sbagliata. La Juventus è tradizionalmente una squadra che non ha uno stile di gioco imposto; la proprietà, la società chiedono all’allenatore di vincere dando a lui la responsabilità di scegliere la soluzione migliore per raggiungere il traguardo. L’impressione, una favola meglio, che sta circolando, anche per via di sbagliate dichiarazioni da parte di Allegri, è che la Juventus sia una squadra difensivista, catanecciara, improvvisata, cinica e poco più e che sia questa la ragione per cui abbia vinto poco in Champions League. Ed ecco che quindi il compito di Maurizio Sarri diventa impressionante, perché è chiamato a modificare il DNA della Juventus, iniettando il gusto e il piacere del bel calcio, una rivoluzione estetica che va oltre al risultato. Di conseguenza, tutto quello che c’è ancora di tradizionale, d’allegriano, diventa un peso del passato, un’eredità ingombrante che può ostacolare il cammino verso la rivoluzione e la vittoria. Chi la pensa così, fa anche un torto alla storia della Juventus; una delle epoche più belle, per me che l’ho vissuta con gli occhi del ragazzo, è stata quella del primo Lippi con una squadra che era aggressiva, intensa, organizzata, con grandi giocatori e tanta qualità. Chi la pensa così, fa anche torto alla storia recente della Juventus, di una squadra che sta dominando in Italia e che è tornata protagonista in Europa. Ascoltando questa telecronaca, leggendo anche alcuni editoriali, ho davvero l’impressione che molti stiano dimenticando la forza dei giocatori, la qualità degli stessi e la professionalità con la quale si mettono a disposizione dell’allenatore, come ha raccontato e scritto Antonio Corsa.

Della partita, invece, si può dire poco. Essendo io un allenatore, e ragionando spesso in questa ottica, nelle amichevoli estive tendo a vedere la voglia con cui i calciatori provano a mettere in pratica quanto fatto nelle settimane d’allenamento. Che Sarri desideri e imponga un calcio diverso rispetto a quello d’Allegri è noto a tutti ed è già evidente. La Juventus ha tentato di costruire il gioco dal basso, manovrando a due-tre tocchi, con i centrocampisti più centrali nel gioco, ma ci sono stati diversi errori tecnici e tattici (individuali e collettivi), così come c’è stata la precisa e netta volontà di pressare in maniera più incisiva e in posizione più avanzata sul campo, recuperando palloni sulla trequarti avversaria; anche il blocco squadra, senza palla, si è disposto seguendo l’indicazione di Sarri che chiede una fase difensiva basata sulla zona, commettendo gli errori che è lecito aspettarsi alla prima uscita.

Qualcosa di più si può dire sui singoli, ma sono semplicemente delle conferme. Matuidi, per esempio, è un grandissimo professionista, con delle spiccate qualità, ma in questa organizzazione di calcio della Juventus emergono con forza i difetti del giocatore: orientamento del corpo spesso sbagliato, primo controllo difficile, passaggi poco veloci e puliti. Lo stesso Mandzukic è molto più in difficoltà, perché da centravanti, con il calcio di Sarri che prevede un possesso palla per posizionarsi, prendere campo, sistemarsi nella trequarti offensiva, gli spazi sono più ristretti e brillano giocatori con altre caratteristiche. Come quelle di Gonzalo Higuain che sarebbe, ed è stato, il centravanti ideale per il gioco di Sarri, perché è un playmaker avanzato, oltre che un grande realizzatore. Purtroppo, e lo dico a malincuore perché resta il mio giocatore preferito da quando me ne sono innamorato ai tempi del River, i suoi problemi non sono di natura calcistica, ma sono principalmente mentali ed emotivi (e questi ovviamente comportano una cura del fisico che è a distanze siderali da quelle di CR7) che uniti al peso economico probabilmente lo porteranno definitivamente lontano da Torino.

Non sappiamo la rosa che Sarri avrà a disposizione dal primo di settembre. I giocatori danno dimostrazione di essere totalmente e completamente a disposizione, vogliono condividere sul campo le idee del nuovo allenatore e lo seguiranno ancora con maggiore entusiasmo se queste porteranno alle vittorie, che sono l’unico parametro per qualsiasi grande squadre, e alla consapevolezza di trovare assoluto e totale risconto di quanto si prova sul campo d’allenamento. Di certo, non è questione di DNA, ma semplicemente di giocare bene il calcio col quale si vuole caratterizzare la squadra.

Share