19a Serie A: Hellas Verona Juventus

di Luca Rossi


La Juventus tenta di portare a casa il match col minimo sforzo e con eccessiva superficialità. Così facendo si complica la vita rendendo l’ultima mezz’ora meno tranquilla del previsto


[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]L'[/mks_dropcap]ultima partita dell’anno riserva alla Juventus l’Hellas Verona che risiede ormai stabilmente nei pericolosi bassifondi della classifica. La vittoria è d’obbligo per gli esacampioni d’Italia per rimanere attaccati al Napoli campione d’inverno e per staccare Inter e Roma reduci da due pareggi.

Allegri conferma la strada intrapresa del centrocampo a 3 che ha contribuito alla ritrovata solidità della squadra. Szczęsny in porta per il sempre acciaccato Buffon;  in difesa ritrova posto Lichtsteiner con Benatia, capitan Chiellini e Alex Sandro; a centrocampo giocano Khedira, Bentancur e Matuidi; il tridente offensivo è composto da Dybala, che ritrova il posto da titolare, da Mandžukić e da Higuaìn. Pecchia opta per il consueto 4-4-1-1: Nícolas in porta; Ferrari, Heurtaux,  Caracciolo e Martín Cáceres per il pacchetto arretrato; Romulo, Zuculini, Buchel e Verde a centrocampo; Bessa a sostegno di Kean in attacco.

Fin da subito è la Juventus a fare la partita e fin dalle prime battute è possibile osservare i diversi principi di gioco presenti nel 4-3-3 con Dybala rispetto a quelli con Costa o Cuadrado, quindi con un esterno puro. Dybala infatti per caratteristiche e indole tende ad arretrare il sua raggio d’azione, anche  in posizione centrale, al fine di ricevere palloni e fare gioco piuttosto che stare perennemente largo e inserirsi eventualmente. Questo aspetto, delineato anche dalla sua  heatmap, è ben rintracciabile in un’azione effettuata dalla Juve al terzo minuto in cui in assenza di un giocatore che consenta la giocata in ampiezza Alex Sandro verticalizza per Khedira in palese fuorigioco.

Sandro si accentra come a volte fa; Dybala (che alza mano) ha una posizione molto bassa; manca un’opzione per il cambio gioco sul lato debole (Lichtsteiner che sale è dietro a Dybala)

L’abbassamento di Dybala inoltre provoca, quasi come un’azione uguale e contraria, un movimento di Khedira volto a occupare lo spazio lasciato libero dall’argentino, o anche da Higuaìn nel momento in cui anche il numero 9 bianconero arretra per dare un appoggio in più alla manovra. Quest’insieme di fattori portano la squadra bianconera a risultare poco attiva sulla fascia destra in fase offensiva prediligendo la zona centrale e quella di sinistra in quasi egual misura.  In fase di impostazione gli ospiti propongono spesso la salida lavolpiana con Bentancur che prende posizione tra i due centrali per ricevere e impostare. Altrimenti è possibile osservare l’abbassamento della mezz’ala sul lato palla col terzino che sale per portare via un uomo in modo da scardinare le marcature a uomo adoperate dagli avversari. In fase di non possesso la Juventus si schiera con un 4-4-2 in cui Mandžukić si abbassa sulla linea dei centrocampisti, Dybala affianca Higuaìn mentre Khedira scivola verso destra.

ben visibile il 4-4-2

Quando ritenuto opportuno i bianconeri non rinunciano a pressare i giocatori avversari ogniqualvolta essi cercano di impostare l’azione palla al piede dalla retroguardia. In genere Dybala o Higuain a turno attaccano il portatore di palla; l’altra punta e poi uno dei centrocampisti si dirigono sui destinatari più vicini del pallone mentre per il resto del campo si formano degli accoppiamenti per bloccare gli appoggi. Va annotato che tale semplice pressing si dimostra spesso bastevole per mettere in crisi il Verona a causa anche delle modeste qualità nei piedi di Nicolas, estremo difensore della squadra veneta.

Il Verona ovviamente per qualità d’organico passa la maggior parte dell’incontro a difendere e lo fa con un 4-4-2 che però in realtà non copre troppo bene nè l’ampiezza né la zona centrale del campo ed è solo un’elevata quantità di errori banali da parte dei bianconeri a non enfatizzarne i limiti. Sovente i gialloblù cercano di chiudere la Juventus nella propria metà campo con un pressing fortemente orientato sull’uomo che talvolta riesce sia per una puntuale esecuzione sia (ancora una volta) per errori in passaggi semplici ad opera della Juventus.

accoppiamenti già formati e grande aggressività sul destinatario del pallone

In proiezione offensiva i veneti cercano di sfruttare perlopiù le fasce. Sulla destra una fonte di gioco è senza dubbio il capitano, Romulo, il quale è spesso protagonista di notevoli cavalcate palla al piede che consentono di arrivare al cross o comunque di portare su il pallone. Sul lato sinistro fioccano invece le combinazioni tra Verde e Cáceres il quale partendo dalla posizione di terzino molto spesso si accentra andando ad occupare la trequarti (dalla quale infatti poi segnerà).

In questo contesto tattico la Juventus si porta in vantaggio al quinto minuto grazie a una palla recuperata a metà campo da Dybala e da un contropiede ottimamente gestito da  Khedira e da Higuaìn (sulla cui ribattuta si avventa Matuidi), va vicino al raddoppio e prova poi a gestire. Vanno rilevati due aspetti però: In primis l’industriale quantità di errori in passaggi semplici e alcune letture difensive molto pigre che fanno emergere la scarsa concentrazione con cui la Juve ha affrontato tale impegno. Probabilmente il vantaggio ottenuto subito ha alimentato la consapevolezza della propria superiorità e così facendo ha anche aumentato la superficialità. Come secondo aspetto vanno evidenziate le difficoltà della fascia destra sia in fase offensiva (come spiegato sopra) sia in fase difensiva dove Lichtsteiner ha fatto grossa fatica, soprattutto nella fase centrale del primo tempo, ad arginare verde sia per colpe sue sia per un Khedira talvolta lento nell’allargarsi e nel fornire copertura. Non a caso Allegri a metà tempo per ovviare a questo problema sposta Mandžukić a destra in modo tale da fornire un grande aiuto dal punto di vista fisico e dell’abnegazione tattica a Lichtsteiner e Khedira, mentre Matuidi sviluppa maggiormente tracce esterne sulla corsia mancina.

Mandzukic è sull’esterno; Higuain è in possesso palla e Dybala è vicino a lui; in alto a sinistra Matuidi è il giocatore più avanzato

Una Juventus distratta e imprecisa chiude il primo tempo in vantaggio. Già all’inizio della seconda frazione Allegri opta per un cambio: fuori un Bentancur disordinato per Bernardeschi. Passaggio quindi al 4-2-3-1 con Khedira e Matuidi nel doble pivote; Bernardeschi, Dybala e  Mandžukić alle spalle del Pipita. È un cambio volto ad avere entrambe le fasce equilibrate e omogenee sia  offensivamente sia difensivamente.

Nei primi dieci minuti del secondo tempo è possibile osservare un abbassamento del baricentro della Juve che concede maggiormente campo al Verona il quale comunque non riesce a tirare in porta (0 tiri in porta nel primo tempo; 1 nel secondo). La juve si rende pericolosa solo con Bernardeschi al minuto 12 dopo una combinazione con Higuaìn. Un minuto dopo però arriva l’inaspettato pareggio su un errore banale della Juve ben sfruttato da Cáceres.

che piedino Martin

Il Verona prende coraggio e la Juve inaspettatamente si ritrova costretta a riprendere a giocare ad alto ritmo alla ricerca del gol del vantaggio. Dopo qualche minuto di assestamento in cui il Verona, per spirito d’entusiasmo, riesce ad affacciarsi nella metà campo bianconera, la squadra di Allegri prende il possesso del terreno e chiude nella propria area i veneti. Dopo una serie di occasioni tra cui il tiro deviato di Khedira e il colpo di testa da calcio d’angolo di Chiellini, è Dybala a segnare il gol del vantaggio di destro su un cross di Lichtsteiner. Da questo punto in poi la Juve gestisce con una discreta attenzione che le consente di portare a casa il match e di permettere a Dybala di realizzare la doppietta personale al minuto 77. Solo per dovere di cronaca va riportata al 81° minuto l’uscita di Mandžukić per Marchisio con un ritorno al centrocampo a tre.

La Juventus vince il  match per pura superiorità tecnica che si è dimostrata davvero notevole. Bisogna però rimproverare l’atteggiamento della squadra fin troppo superficiale in una partita che con maggiore concentrazione nella prima mezz’ora poteva essere chiusa ampiamente già nel primo tempo. In ogni caso la Juve chiude il girone d’andata a 47 punti, un ottimo risultato che è la dimostrazione di quanto questa squadra abbia ancora fame di vittorie e di quanto potranno essere, ancora una volta, molto interessanti i mesi di marzo, aprile e maggio sia in chiave italiana sia in chiave europea.

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