Abbiamo trovato il centrocampo titolare

Arthur, Bentancur e McKennie sembrano completarsi vicendevolmente: ognuno maschera i difetti degli altri e ne esalta le qualità.


Di recente, e molto spesso, nelle nostre chat Telegram ci chiedete se Arthur, Bentancur e McKennie debbano essere considerati i titolari del centrocampo, in ragione delle loro buone prestazioni e di quelle sottotono di Rabiot e Ramsey. Malgrado le nostre risposte siano state affermative da diverse settimane (o forse mesi) è il caso di mettere le cose nero su bianco: sì, secondo chi scrive questo assortimento è il più efficace per il calcio che la Juventus sta attualmente proponendo.

Da quando Pirlo ha virato verso un centrocampo a tre più stabile, il trio di cui sopra ha offerto le migliori garanzie. Se la struttura della squadra oscilla ancora tra un 4-4-2 e un 3-5-2 in fase di possesso (e un 4-4-2 netto senza palla) il ruolo di ognuno dei suoi interpreti è molto ben delineato.

Arthur, imprescindibile per gestione dei tempi di gioco, protezione della palla e visione, ha trovato il suo posto da mezz’ala sinistra. Una posizione che gli permette di incidere sia in costruzione che di trovare le imbucate giuste per spezzare le linee avversarie. Questo non significa che non possa incidere in prima impostazione, tanto più che la Juventus adotta spesso una costruzione ibrida col doble pivote (qui un articolo più dettagliato a riguardo).

Le avvisaglie di questo ruolo erano ben riconoscibili già nella partita contro il Sassuolo. Tanto più che, come ammesso da Pirlo nel post partita di Bologna, questa posizione e questa funzione sono il risultato di un dialogo con il ragazzo. Un elemento certamente positivo, ma anche un fattore presumibilmente importante nella scelta.

In questo, è decisivo Bentancur: sebbene non sia propriamente a suo agio come unico sfogo per la ciroclazione bassa, avere il brasiliano accanto gli permette di essere parzialmente sollevato dai compiti di impostazione della manovra; i suoi problemi posturali in ricezione e le difficoltà a girarsi con l’avversario a ridosso sono così mascherati. Al contempo, la sostanza di Bentancur in interdizione e le sue qualità nel coprire tanto campo tolgono le castagne dal fuoco al compagno, che invece difetta in queste circostanze.

A completare il quadro si inserisce McKennie. Lo statunitense sta dimostrando di essere un profilo unico in questa Juventus, grazie al suo dinamismo senza palla. Le sue qualità nell’attacco dello spazio, nello smarcamento e nell’inserimento in area lo rendono imprescindibile per dare consistenza ed imprevedibilità alla manovra. McKennie è l’Idea platonica di invasore.

Per di più, a McKennie riesce bene il giochino di aprirsi in fascia per aiutare Cuadrado in fasi di possesso avanzate e soprattutto in quelle senza palla. Praticamente la stessa funzione portata a termine in maniera straripante nella Supercoppa.

Contro il Bologna, le cose migliori sono arrivate proprio da loro tre. Innanzitutto, i gol: un evento raro per le ultime Juventus. Ma soprattutto, Arthur, Bentancur e McKennie hanno corso tanto e bene, si sono cercati e trovati spesso: ottima la creazione continua di triangoli per mangiare campo, anche con tocchi di prima.

Si tratta di una cosa che abbiamo visto spesso, grazie al contributo di Danilo, che gioca tantissimi palloni di qualità, e di Kulusevski che si stacca volentieri dalla linea di difensori. Qui nell’immagine una grande discesa centrale del brasiliano e la pared dello svedese: Cuadrado arriverà in area.

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Bisogna tornare sul contributo di McKennie, perché sia da terzo uomo che da muro, è decisivo: Arthur, che sa gestire i tempi come pochi, valorizza esponenzialmente la sua capacità di entrare nello spazio. Nessuno sa smarcarsi come lui, con la sua qualità e così tante volte nell’arco della partita. Avere il brasiliano significa anche esser certi che la palla gli arriverà esattamente quando gli deve arrivare. Se è vero che il centrocampo del Bologna era in inferiorità, è anche vero che sono stati i suoi movimenti a causare scompensi. Nell’immagine, l’importanza di trovare la ricezione giusta (anche destrutturando le posizioni: Arthur è al centro, McKennie altissimo).

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Non solo: ricordate la scheda tecnica di McKennie? Lo presentammo come un centrocampista in grado di recuperare palloni, una qualità che non ha affatto perso, ma alla quale sta anzi affiancando quelle nell’occupazione degli spazi. La reattività del centrocampo ci ha permesso – almeno nel primo tempo – di soffocare alcune ripartenze del Bologna. Qui un’ottima uscita alta di Bonucci consente di ingabbiare Barrow.

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Insomma, se le risposte sono così positive e soprattutto così trasformative per il contesto piatto della Juve, perché cambiare?

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