Post-Allegri: istruzioni per l’uso

Il tema della sostituzione di Allegri da parte della dirigenza juventina sta diventando quasi uno psicodramma. Le fonti giornalistiche sono spaccate: da una parte chi vede la Juventus forte su Pep Guardiola, dall’altra chi è convinto che il nuovo mister sarà Maurizio Sarri.

Lo scrivente tutto è tranne che un insider. Quindi, ve lo dico subito, se siete qui sperando che vi indichi “la via” beh, siete finiti indubbiamente nel posto sbagliato. Quello che vorrei fare con questo pezzo, semmai, è spiegare come – ovviamente a mio avviso – non potrà e non dovrà essere il nome del sostituto a sancire la bontà dell’operazione che ha portato all’allontanamento del tecnico livornese né, tanto meno, ad un giudizio tranchant sulla dirigenza juventina.

Vedo già qualche naso storcersi, ma abbiate la bontà e la pazienza di arrivare in fondo al ragionamento e poi sancitene la ragionevolezza o meno. Perché non potrà essere il nome del sostituto di Allegri a definire la bontà del suo allontanamento? Semplice: se diamo credito alle parole espresse da Andrea Agnelli e dallo stesso tecnico, il rapporto era semplicemente giunto a naturale esaurimento.

Nella conferenza stampa d’addio, infatti, il Presidente ha esplicitato chiaramente come il ciclo del livornese sulla panchina bianconera fosse finito, aspetto ribadito – pur con meno convinzione – dallo stesso Max. Quindi il discorso mi sembra semplice. Accantonate gli inutili onanismi dialettico-idelogici su bel gioco vs. pragmatismo e concentratevi sull’unica realtà che conosciamo: il percorso di Allegri è fisiologicamente giunto al termine. Allegri non era il piano B o C della Juventus, che magari avrebbe potuto tenerlo se non avesse trovato di meglio.

Era il piano Z.

Le motivazioni per cui il suo ciclo (durato cinque anni, il terzo più lungo nella storia della società…!) sia finito non le sappiamo. Possiamo ipotizzare che non avesse più lo stesso feeling con l’ambiente, con lo spogliatoio o magari con entrambi; possiamo immaginare che la Juventus non lo reputi più il tecnico ideale per valorizzare al massimo la rosa; o, ancora, possiamo supporre che i Bianconeri vogliano darsi un’impronta di gioco più “europea” e “moderna”, cosa che per altro potrebbe essere il naturale approdo del discorso sulle “media company” fatto tempo fa da Paratici.

Qualsiasi sia il perché alla base di questo allontanamento dobbiamo comunque mettere da parte ogni ideologia e comprendere che se il ciclo allegriano era finito, trattenere Allegri in panchina – pur con tutti i risultati ed i meriti che non si può non riconoscergli – sarebbe stato folle.

Chi conosce un minimo il mondo del calcio sa cosa intendo. Se Allegri ha chiuso il ciclo, diventando così il piano Z della Juventus, chiunque diventa meglio. E non perché qualsiasi allenatore di Serie A sia migliore di lui in valore assoluto – anzi! – quanto perché qualunque altro mister non inizierà la stagione da sfiduciato.

Perché questo è: se il ciclo di Allegri si è chiuso, trattenerlo ulteriormente avrebbe voluto dire forzare una situazione che, con ogni probabilità, avrebbe creato solo danni, disagi. Si dice Neymar abbia rotto con l’ambiente PSG. Beh, se è vero meglio prendere SaintMaximin o Thauvin (per dirne due), piuttosto che tenersi in rosa un corpo estraneo!

Permettetemi un parallelismo: pensate ad una coppia che sta assieme da un po’ di anni. I due capiscono che la loro relazione è finita, ma non la chiudono perché di mezzo ci sono dei figli. Nel farlo, continueranno a condurre una “finta” relazione che non farà bene nessuno dei due e che, ad un certo punto, finirà con l’esplodere in maniera più fragorosa di quanto non avrebbe fatto se i due avessero preso subito atto della fine del rapporto e l’avessero chiuso lì. Intendiamoci: non sto dicendo che la scelta dell’allenatore che subentrerà ad Allegri non sia importante. È evidente che portare Guardiola o Klopp non sia la stessa cosa che portare Sarri né tanto meno sia uguale a mettere sotto contratto De Zerbi o Andreazzoli. Però questa narrativa secondo la quale la Juventus avrebbe cacciato Allegri facendosi irretire dalle critiche social di una – pur folta – parte dei tifosi, che mal sopportavano il gioco a tratti deprimente di Allegri, non mi convince per nulla.

La Juventus non ha – sempre se teniamo per buone le parole di Agnelli – cacciato Allegri in preda ad una furia belgiochista per aprire una nuova parentesi maifrediana, spalancando così le porte dell’inferno e bruciando buona parte dello splendido lavoro fatto negli ultimi otto anni. No, la Juventus ha chiuso il rapporto con il tecnico capace di vincere cinque Scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe Italiane e di portare il club a due finali di Champions perché il loro rapporto, proprio come capita a molte coppie, era arrivato alla fine. E prima di rovinarlo del tutto arrivando ad odiarsi (magari con una cacciata tra i fischi e gli improperi, a stagione in corso) è stato giusto lasciarsi da buoni amici, mantenendo almeno il rispetto reciproco.

Ora, chiudendo con l’esempio di coppia, è chiaro che la Juventus si ritrovi single, ma che single non voglia (anzi, nel caso specifico non possa) starci. Ipotizzando che Allegri fosse una bella bionda con le labbra carnose, bisogna comunque ficcarsi in testa che non sarà lui il metro di giudizio cui rapportare la bellezza della nuova compagna. È ovvio che tutti, per rimpiazzare la propria bella ex, si augurerebbero una modella da urlo, una bellezza fiammante che faccia dimenticare subito la relazione appena conclusa. Ma se al suo posto arrivasse una ragazza acqua e sapone, poco appariscente ed un po’ anonima, ci si ritroverebbe comunque in una situazione migliore: perché, se non altro, si avrebbe un rapporto che funziona, a prescindere dal lato estetico! Quindi, in definitiva, l’allontanamento di Allegri va giudicato per quello che è: il coraggio, da parte della dirigenza, di porre fine ad un rapporto fruttuosissimo prima che lo stesso esplodesse.

La vicenda sostituto, poi, avrà ovviamente un grande impatto sul futuro della Juventus. Non potrebbe essere altrimenti. Ma, è importante ribadirlo, sarà un evento che andrà affrontato a sé.

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