Pjanić è ancora un equivoco

Miralem Pjanić non sta più offrendo prestazioni all’altezza e c’è chi vedrebbe bene un cambio di ruolo per lui. Ma non è facile operare cambiamenti così profondi a questo punto della stagione. 


Un anno e mezzo fa scrissi un articolo dalla notevole risonanza, che si chiedeva come mai Pjanić fosse stato spostato stabilmente nel ruolo di mediano nonostante non collimasse perfettamente con le caratteristiche del giocatore. Andavo in tal modo ad argomentare le ragioni per cui sebbene si trattasse di un ruolo necessario alla squadra, non era proprio la posizione migliore per li bosniaco. In effetti, Allegri ce lo mise più per venire incontro si bisogni della squadra che non per assecondare l’inclinazione del giocatore.

Dopo un anno e mezzo (e un allenatore diverso) mi trovo costretto ad aggiornare questo articolo. Alle dichiarazioni al miele dell’estate (“un giocatore come Pjanić deve giocare 150 palloni a partita”) ha fatto seguito l’impiego in pianta stabile del numero 5 bianconero come vertice basso del centrocampo, ma con prestazioni altalenanti. Tanto che parte del pubblico si chiede se non valga la pena provarlo altrove.

A tal fine, è forse utile ricordare che Pjanić è un giocatore molto particolare, nel bene e nel male. Non è affatto un giocatore monodimensionale, e in carriera ha dimostrato di saper giocare su registri molto diversi (pensiamo all’OL, alle diverse Rome, alla Bosnia, senza nemmenio arrivare alla dicotomia Allegri-Sarri). È un giocatore che spicca per tecnica individuale, e sa spostarsi molto bene lungo il campo per trovare il punto di ricezione migliore, ma non eccelle né per dribbling né per velocità d’esecuzione. Sembra soffrire molto le marcature a uomo, anche se nel tempo ha migliorato il proprio posizionamento ed ha imparato ad evitare le schermature. In tal senso, e grazie al lavoro svolto con Allegri, ha sviluppato un ottimo senso della posizione che gli permette di ovviare a situazioni ingarbugliate, ma non è un centrocampista adatto a distruggere il gioco avversario e i contrasti rimangono sporadici.

Credo sia lampante che dia il meglio di sé con il pallone tra i piedi. Tuttavia, Pjanić non è un metronomo né un direttore in grado di dare i tempi all’orchestra (e lo stiamo vedendo proprio nei commenti di Sarri, quanto imputa al ritmo del palleggio i principali problemi della Juventus). Non è a suo agio tra gli spazi stretti né tantomeno spalle alla porta: in questi frangenti preferisce liberarsi velocemente del pallone, senza nemmeno tentare di controllarlo. Pjanić non è né un regista né tantomeno un giocatore pronto a prendere porzioni di spazio più avanzate. È una via di mezzo, ma siccome è un giocatore dal talento enorme non bisogna abbandonare la ricerca delle condizioni per farlo rendere al meglio.

Seguirà dunque un’analisi ponderata circa la futuribilità di uno spostamento in campo.


MEZZ’ALA

Utilità nella Juventus 19/20: 8
Fattibilità: 4

La Juventus ha un disperato bisogno di mezz’ali che sappiano giocare il pallone con velocità e qualità. Per ragioni divese, nessuno dei centrocampisti in rosa è riuscito nel compito. Un centrocampista tecnico che faccia progredire la manovra in diagonale e/o in verticale serve come il pane e le qualità in trasmissione di Pjanić sarebbero oro in quelle zone del campo. 

Le perplessità sono legate più che altro al modulo entro cui si troverebbe a dover operare Pjanić. Il 4-3-1-2 prevede un grande dispendio energetico da parte delle mezz’ali, che devono occuparsi dell’ampiezza sia in fase di possesso che in quella di non possesso. Ricordiamo le mezz’ali dell’Empoli di Sarri, disposto con lo stesso modulo? Croce e Vecino. Secondo chi scrive Pjanić non è adatto ad operare le tante sovrapposizioni verso l’esterno in appoggio al terzino, né ad andare a prendere lo spazio dietro il terzino avversario che il modulo (in mancanza di attaccanti dinamici sulle tracce orizzontali) richiede. Il fondo atletico del bosniaco sarà sufficiente a coprire queste richieste?

Le cose potrebbero migliorare leggermente (ma neanche tanto) se Sarri trovasse il modo di continuare con il 4-3-3. 

Per inciso, lo spostamento di Pjanić aprirebbe il dibattito su chi, tra i giocatori in rosa, dovrebbe rimpiazzarlo nel ruolo di mediano. Bentancur ha nelle proprie corde il ruolo, ma deve limitare al massimo gli errori di gestione. Avrebbe senso fare esperimenti così profondi a questo punto della stagione?


TREQUARTISTA

Utilità nella Juventus 19/20: 7
Fattibilità: 5

La genesi di questo articolo, non è difficile intuirlo, nasce dalla curiosità di molti che si chiedono se non sia il caso di virare di nuovo verso il 4-3-1-2, magari con un nuovo nome nella casella di trequartista e specialmente a seguito dell’infortunio di Costa che potrebbe (come non) aprire la strada ad un utilizzo stabile del rombo.

Una squadra che ha l’ambizione di rimanere corta e di giocare il pallone nella metà campo avversaria non può però presceindere dalle qualità associative del suoi interpreti. A maggior ragione, se la volontà dell’allenatore è quella di attaccare solamente per vie centrali. 

Pjanić potrebbe portare le sue doti di rifinitura finalmente in porzioni di campo decisive, andando a dar manforte ad un fraseggio corto in zona 14 che per il momento ristagna. Con il bosniaco in vece di trequartista, potrebbe vedere finalmente il gico di palla-dentro-palla-fuori-palla-nello-spazio che tanto piace(va) a Sarri, e che è imprescindibile per trovare il terzo uomo libero dietro la linea di pressione avversaria. E quindi per far progredire la manovra con velocità ed imprevedibilità. 

Quali dubbi? Il primo è legato all’applicazione di Pjanić nella pressione alta. Il bosniaco versione invernale è stato molto cauto nel coordinare il pressing dalla difesa e non ha sempre saputo mantenere la distanza ideale dal proprio punto di riferimento nel sistema del rombo: quando il trequartista (Ramsey, Dybala o Costa) si alzava sui difensori, Pjanić ristagnava con qualche tempo di ritardo tenendo la linea e lasciando praterie per la ricezione dei ceotrncampisti avversari. 

Qui si schiaccia sulla linea dei difensori senza badare alla propria zona di competenza, dove riceverà Pellegrini

La preoccupazione legata al suo gioco spalle alla porta (una situazione che inevitabilmente si trovera a dover affrontare in questo ruolo) rimane legittima, pur in misura minore. Pjanić non è in grado di difendere il pallone con il corpo, ma sa liberarsene con sufficiente velocità: basterà ad evitare le uscite aggressive dei difensori?


INTERNO

Utilità nella Juventus 19/20: 9
Fattibilità: 2

Nel 2018 scrivevo che secondo me il ruolo migliore per Pjanić è l’interno destro di un centrocampo a due. Quella convinzione non ha vacillato e anzi, se possibile, è stata confermata dalle prestazioni “buone ma non ottime” del bosniaco nel ruolo di mediano. Un centrocampo a due permetterebbe secondo me di risolvere diverse criticità della manovra della Juve. Andrebbe ad ovviare al numero sempre troppo elevato di giocatori sotto palla, offrirebbe un contraltare maggiore all’anarchia di Cristiano Ronaldo sulla sinistra, moltiplicherebbe le possibili ricezioni nei mezzi spazi. 

Tuttavia, da quando allena ad alti livello Sarri non ha mai dismesso il centrocampo a tre, né si è mai allontanato dalla formula 4-3-X. Un cambiamento in tal senso rappresenterebbe una rivoluzione per il tecnico toscano, che si porterebbe dietro effetti a cascata: in primis, quello di dover riadattare la coppia e i meccanismi di uscita dal basso; in secondo luogo la necessità di trovare un terzetto stabile di trequartisti con annessa difficoltà a reperire ali in questa formazione. Da qui, l’esigua fattibilità dell’opzione. 


MEDIANO

Utilità nella Juventus 19/20: tra il 4 e 10
Fattibilità: sconosciuta

Ecco che anche quest’anno ci si presenta l’idea che Pjanić debba giocare nella casella di mediano. Tuttavia, rispetto ad un anno e mezzo fa, la prospettiva è completamente diversa: se prima Pjanić sarebbe dovuto andare a giocare là perché nessun’altro poteva giocarci, ecco che oggi gli si prospetta lo stesso ruolo perché è lui che non potrebbe giocare altrove

Dopo un anno e mezzo, due allenatori e due sistemi completamente diversi, rimane valido l’assunto con cui concludevamo quell’articolo: 

Pjanić è sì un giocatore creativo, ma non può e non deve essere l’unico con questa incombenza; non è un caso che nella Juventus abbia dato il meglio di sé quando poteva contare su due registi aggiunti come Bonucci e Dani Alves. Pjanić deve potersi muovere senza la palla, senza l’ansia che la squadra non riesca ad avanzare se non è lui a portare avanti il pallone. 

Il successo di Pjanić da mediano quest’anno però dipende più che altro da due fattori. Il primo, endogendo, è la sua capacità di tornare sui registri ravvisati in autunno: un Pjanić coraggioso, concentrato, che ha assorbito i concetti chiave del proprio allenatore e che sa applicarli con costanza all’interno dei 90 minuti e di quel che rimane della stagione; un Pjanić che riesce ad imprimere i giusto giri ed il giusto ritmo al pallone, che vede e premia gli scatti di Ronaldo, che offre sempre un appoggio corto (c-o-r-t-o) ai compagni in uscita. Il secondo fattore, esogeno, rimanda ai problemi del centrocampo bianconero, ignorati dal mercato e irrisolti dall’allenatore. La mancanza endemica di profili qualitativi deve accelerare il processo di apprendimento degli altri componenti, che devono riuscire a fare ciò che Sarri chiede loro: un humus fertile in cui se migliorano i compagni, migliorerà anche Pjanić, e viceversa. 

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