La lezione di Juventus-Barcellona 2020

Vorrei dire “trust the process”, ma in questo momento sarebbe solo un atto di fede non riuscendo a cogliere come si stia sviluppando questo processo, la strada che deve portare a dominare le partite vincendo. Fermandoci alle prestazioni, posso notare questo:

  • Come insegna Velasco: “gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono”. Questa stagione della Juventus non è stata annunciata come di transizione e di costruzione, ma di vittorie. Un allenatore è stato mandato via perché i risultati non sono stati ritenuti soddisfacenti. Sta quindi ora ad Andrea Agnelli – che essendo il capo si è preso la sacrosanta responsabilità di scegliere anche se tale scelta è un azzardo e una grossa scommessa – Andrea Pirlo, ai giocatori trovare le soluzioni per ottenere le vittorie. Senza alibi, senza età giovane (che è una scusa banale), senza nulla altro;
  • La Juventus non sa gestire spazio e tempo, esegue malamente quello che vorrebbe fare sbagliando troppo. In fase di non possesso il 4-4-2 è scolastico, i reparti sono sfilacciati, non si riesce ad accorciare il campo, uscendo coi tempi giusti per pressare il portatore di palla. Semplicemente gli avversari possono trovare uomini liberi alle spalle e ai fianchi delle linee di pressioni con irrisoria facilità;
  • Il contro pressing è abbozzato. Troppi giocatori non hanno quello scatto mentale necessario per accorciare immediatamente una volta perso il pallone; troppe volte la squadra è messa male quando perde il pallone;
  • Anche qui è una questione di spazio e di tempo. La Juventus ora imposta a 3 per avere superiorità, ma le contromisure sono stata prese facilmente dagli avversari. Senza movimenti coordinati la manovra diventa a U, i centrocampisti stanno fermi, non si riesce ad avanzare di linea in linea. L’intenzione è quella di occupare tutti i corridoi interni e garantire ampiezza, ma per creare superiorità serve riempire gli spazi dinamicamente, non staticamente. Il principio è “se sono marcato, creo spazio da occupare da un compagno”, i giocatori ora stanno fermi (tranne spesso Danilo e Ramsey), mentre bisogna correre coordinando il proprio movimento con quello dei compagni con l’obiettivo unico di creare spazio e riempirlo per dare a chi ha il pallone linee di passaggio pulite;
  • La Juventus ora ha bisogno di certezze e qualche elemento semplice in più. Alcune scelte creano confusione – come quella di ieri con Dybala e Kulu che si son pestati i piedi – e si rivelano unicamente controproducenti. La squadra che aveva fatto bene con la Sampdoria era schierata razionalmente, aveva giocate pre ordinate provate in allenamento: sicuri che avere ora qualche schema provato non ci possa dare un grosso supporto in questo momento?
  • Non è questione di moduli, ma le scelte devono aiutare la squadra a rendere. Ora questo 3-2-5 che diventa 4-4-2 non crea equilibrio; abbiamo bisogni di schierare giocatori intensi e non superficiali, che sappiano cosa fare, come farlo e quando farlo. A oggi la Juventus produce poco, occupa male il campo, lascia molti spazi. Serve leggere la situazione e intervenire, tenendo fermi i principi, senza intestardirsi in soluzioni tattiche;
  • La mentalità. Serve aggredire la partita, la Juventus non lo fa mai. Si è parlato d’entusiasmo, ma finora è degli altri. Serve credere in quello che si fa, servono giocatori abituati in questo. I giovani possono essere forgiati, ma va ricreata una mentalità da squadra affamata, incazzata.
  • De Ligt e CR7, tornate presto.
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