E se la Juve tornasse a comprare giovani italiani?

Giovani, italiani, da Juventus. Chi vorreste alla Juve tra le giovani promesse della nazionale? Le nostre preferenze per la prossima colonna azzura in bianconero.


Alex Meret, di Andrea Lapegna

Juventino, fan di Buffon, e giocatore moderno. Incidentalmente, molto molto bravo. Se mi chiedeste il nome di un giovane azzurro da portare in bianconero tra un paio d’anni, non esiterei a fare quello di Alex Meret.

Il Friuli ha un’ottima tradizione di portieri, e Meret ne è certamente una delle stelle più luminose. Il giovane portiere del Napoli (23 anni in primavera) ha un grande talento, superato forse solo dal suo bagaglio tecnico. La pulizia degli interventi, il decision-making sempre impeccabile, la precisione nell’esecuzione dei gesti e l’efficacia degli stessi costituiscono un insieme di qualità impossibile da sottovalutare per chi, come il sottoscritto, punta molto sulla tecnica individuale. Meret è anche un portiere estremamente moderno, formidabile nell’attacco della palla e straordinario nelle uscite, sia alte che basse. Non ho alcun dubbio che Meret possa riprendere la brillante consuetudine dei portieri azzurri e longevi abituati a vestire il bianconero.

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Passaggio di consegne?

Emil Audero, di Andrea Costanzo

Quest’estate al mare mi sono fatto male ad un piede e mentre il resto della famiglia andava in spiaggia io me ne stavo in paese, al fresco di un dehors, a guardare gli highlights della serie A. Le parate di Emil Audero si sono fatte largo tra caffè shakerati e saccottini al cioccolato, riportando a galla il dispiacere per la sua cessione a titolo definitivo alla Sampdoria. Vedovo inconsolabile di Marchisio, avevo infatti riposto tutte le mie speranze di una Juve “glocal” in questo ragazzone nato in Indonesia ma cresciuto a Cumiana, a pochi chilometri da Torino. Audero è diventato maggiorenne in bianconero, allenandosi per anni con il più forte di tutti, Gigi Buffon.

Dopo una prima, ottima esperienza in B nel Venezia, nel 2018 Audero ha esordito in Serie A con la Samp, prendendosi il posto da titolare grazie alla sua affidabilità, una dote rara nei portieri così giovani (basti pensare ai tanti errori di Donnarumma e Meret, ma non ditelo ad Andrea Lapegna qui sopra). Molto concreto e poco spettacolare, Audero è un portiere solido, con una forte etica del lavoro e grandi margini di miglioramento. Emil ha iniziato con le marce alte anche questa stagione, prima che le difficoltà difensive della Samp lo esponessero ad un vero e proprio tiro al bersaglio. Con l’arrivo di Ranieri, la squadra sembra aver finalmente trovato equilibrio e Audero è tornato a brillare. Titolare dell’Under 21, dopo l’Europeo di quest’estate arriverà il suo turno anche in nazionale maggiore. E a quel punto – come da tradizione – tra qualche anno il portiere delle nazionale sarà anche il portiere della Juventus. Perché Emil Audero è forte. E perché la porta bianconera è casa sua.

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Alessandro Bastoni, di Francesco Federico Pagani

Il 9 maggio del 2016 poteva essere un giorno come tanti, invece resterà una data che non scorderò mai. Fu quel pomeriggio, infatti, che andò in scena Italia-Olanda, valevole per la seconda giornata dell’Europeo under 17 dei classe 1999. Perché non lo scorderò mai? Perché il capitano Oranje era un tale che risponde al nome di Matthijs de Ligt, mentre a dominare al centro della difesa Azzurra c’era un certo Alessandro Bastoni. Certi giocatori ti colpiscono al punto tale da “aprirti” la testa, e quel giorno mi dissi che se fossi stato osservatore per un top club europeo avrei fatto carte false per acquistare immediatamente quei due e provare a farne la “mia” coppia difensiva del futuro. Giocando in un campionato modesto l’olandese ha avuto gioco facile ad emergere, ma oggi sta emergendo anche l’ex atalantino. Se mi chiedete un giovane italiano su cui la Juventus dovrebbe fondare il proprio futuro, quindi, non ho dubbi: Alessandro Bastoni!

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Sandro Tonali, di Michele Puntillo

Sandro Tonali è uno dei talenti più brillanti della nouvelle vague del calcio italiano. Esordisce ancora minorenne tra i professionisti nelle file del Brescia, prendendosi velocemente il posto da titolare, risultando nella scorsa stagione uno degli uomini chiave per la promozione in Serie A delle Rondinelle. Subito paragonato dai media ad Andrea Pirlo, sia per ruolo che per maglia indossata (e forse anche per la capigliatura), è un calciatore molto diverso dall’ex fuoriclasse bianconero. Sandro, infatti, è sì un mediano preferibilmente di un centrocampo a 3, ma la capacità di costruire gioco e dettare i tempi della partita non sono la sua caratterista principale. È però un giocatore tecnico, dotato di buon lancio e ottimo gioco sul corto, ma che si esalta soprattutto quando può mettere in campo dinamismo e intensità, doti che gli permettono di fare grandi break palla al piede e coprire ampie porzioni di campo.

Quello che impressiona più di tutto in Tonali è la maturità e la forza mentale: non solo non ha risentito del salto in Serie A ma, addirittura, sembra quasi averne beneficiato aumentando il proprio livello prestazionale.

Nella Juventus difficilmente potrebbe ambire subito alla titolarità, ma dovrebbe riuscire a ritagliarsi spazi nelle rotazioni, sia da mezzala che da vertice basso. Per riuscirci – in particolare nel ruolo di da vice-Pjanić – dovrebbe soprattutto migliorare la precisione media dei passaggi, oggi ferma a 73% a partita, che è sicuramente influenzata dal contesto tecnico e tattico del Brescia, ma che risulterebbe troppo bassa per il gioco di Sarri. Fatte queste premesse, se la Juventus dovesse decidere di acquistarlo metterebbe in rosa un tassello quasi certamente destinato ad imporsi nel calcio che conta.


Lorenzo Pellegrini, di Luca Rossi

Nonostante le esplosioni in questi ultimi anni di giocatori come Chiesa, Zaniolo e, più recentemente Tonali, la mia risposta a questa domanda non può che essere Lorenzo Pellegrini. Si tratta di un giocatore completo che ha ampliato notevolmente il suo repertorio tecnico e tattico negli ultimi due anni. Se qualche anno fa si apprezzavano perlopiù le sue doti in inserimento, ora Pellegrini è diventato uno di quei giocatori che vede prima degli altri la giocata, abbinando sensibilità tecnica, intelligenza e visione di gioco. È spesso lui, che sia trequartista, mezz’ala o mediano in un doble pivot, a prendere le redini del gioco della Roma. A un istinto molto verticale ha aggiunto un carattere cerebrale, in virtù del quale decide sapientemente quando accelerare la manovra o quando e come gestire le pause. Si tratta di un profilo di cui il nostro pacchetto di centrocampo avrebbe bisogno come il pane. I numeri dicono 1 gol e 9 assist finora tra Serie A e Europa League. Gli occhi ammirano giocate come queste.

Nicolò Zaniolo, di Enrico Ferrari

Minuto trentacinque di Roma-Juventus. Nella serpentina che porta Nicolò Zaniolo dalla propria metà campo a ridosso dell’area della Juventus c’è tutto ciò che il ragazzo è e che molto probabilmente sarà, difetti inclusi. Le sue qualità si specchiano in quella manciata di secondi, dai movimenti repentini alla capacità di girarsi in un fazzoletto, dal controllo palla impeccabile alla raffinatezza dei movimenti, dalla forza negli appoggi all’abilità di leggere lo spazio davanti a sé fino alla progressione palla al piede.

Va detto che il giovane classe ’99 ha caratteristiche fisiche particolari: ha una forza esplosiva abbinata ad una reattività neuromuscolare che non sono comuni in un giocatore con quella stazza e quel fisico, e che siamo abituati ad associare invece ad un individuo brevilineo. Si tratta di una combinazione con qualche rischio, specialmente in uno sport come il calcio in cui al gesto aerobico sono accostati strappi violenti. Una particolarità questa che lo favorisce in alcuni aspetti, ma che inevitabilmente va a penalizzarlo dal punto di vista fisico. C’è il rischio di vederlo infatti afflitto da infortuni muscolari (che grazie alla giovane età ancora non si sono manifestati) ma anche purtroppo con l’interessamento delle articolazioni. Questo perché il muscolo è capace di sprigionare una forza che il sistema articolare non riesce ad assorbire a dovere e finisce col cedere.

Dal punto di vista tecnica Zaniolo ha tutte le caratteristiche per diventare un top di livello mondiale (sperando che l’infortunio gli permetta di mantenere queste promesse). La rottura del crociato è un peccato proprio perché il percorso di Zaniolo è stato finora caratterizzato da una crescita continua e inarrestabile. Non solo il livello tecnico è straordinario, ma è soprattutto l’intelligenza calcistica a farne un profilo unico. A proposito: meglio mezz’ala o trequartista in un top team dalla mentalità offensiva che non esterno d’attacco.

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