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Serie A, 3a giornata: Parma – Juventus 1-2

Tra una battuta e l’altra Massimiliano Allegri è stato chiarissimo in conferenza stampa: da Parma bisogna uscire con i tre punti. La Juventus, dopo due vittorie molto diverse tra loro contro Chievo e Lazio, cerca il terzo successo consecutivo al “Tardini” per poter poi rifiatare a bottino pieno durante la sosta nazionali. Poi si potrà  preparare con il giusto clima un ciclo di numerose partite tra Serie A e Champions League, il cui sorteggio ci farà incrociare Valencia, Manchester United e Young Boys.

Il Parma, reduce da tre promozioni consecutive dopo il fallimento nel 2015 che l’ha riportata in Serie D, giunge a questo match dopo aver racimolato un solo punto in due teorici scontri salvezza con Udinese e Spal.  La squadra emiliana, sotto la sapiente guida di D’Aversa, ha subito una mezza rivoluzione nel corso del mercato estivo e sono stati aggiunti numerosi titolari: Sepe in porta, Bruno Alves e Gobbi in difesa, Grassi e Štulac a centrocampo, Inglese (pezzo pregiato del mercato) e il ritorno di Gervinho (feticcio per tanti fantallenatori) in attacco. Inoltre in terra ducale sono approdati i giovani Bastoni e Di Marco e i più navigati Rigoni e Biabiany. L’impianto di gioco dei crociati è un 4-3-3 che vuole sfruttare continuamente le catene laterali con le mezz’ali che si allargano per creare densità sugli esterni e  che contemporaneamente svuotano il centro del campo per togliere riferimenti allo schieramento avversario (si è visto anche contro la Juve). Fondamentale è la presenza di Roberto Inglese come terminale offensivo che ha il compito di fare sponde per favorire l’intervento sulle seconde palle degli esterni alti o dei centrocampisti. D’Aversa inoltre cerca sempre di adottare un gioco immediato e verticale per risalire il campo e per sfruttare la rapidità degli esterni ad attaccare la profondità. La formazione recita: Sepe; Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Gobbi; Rigoni, Štulac, Barillà; Di Gaudio, Inglese, Gervinho. Rispetto alle precedenti uscite la novità è costituita da Rigoni in luogo di Grassi e dal debutto dal primo minuto di Gervinho.

Allegri invece ripropone il 4-3-3 visto contro la Lazio ad eccezione di Cuadrado in luogo di Cancelo per la casella di terzino destro. Il resto dello schieramento vede Szczęsny tra i pali; Bonucci, Chiellini ed Alex Sandro insieme al colombiano per la cerniera difensiva; Khedira, Pjanić e Matudi a centrocampo; Bernardeschi, Cristiano Ronaldo e Mandžukić per il tridente offensivo. Le scelte di Allegri sono dettate dalla consapevolezza delle insidie che le partite di inizio campionato prima della sosta possono celare e pertanto ha ritenuto opportuno affidarsi ai giocatori ritenuti più in forma e che si conoscono maggiormente tenendosi armi come Dybala e Douglas Costa per il secondo tempo. In questo momento ciò che conta sono i tre punti  senza troppi fronzoli.

Pronti, via e la Juventus, come alla prima giornata contro il Chievo, si porta in vantaggio alla prima azione con una combinazione che tante gioie ha regalato in questi anni: dopo un prolungato possesso palla Cuadrado effettua un cross dalla trequarti a rientrare, tipologia di giocata in cui il colombiano eccelle, che Mandžukić sfrutta vincendo, fortunosamente, il mismatch contro il terzino avversario. Sembra il miglior inizio per una partita in discesa ma come ugualmente accaduto contro il Chievo la partita riserverà più di una difficoltà alla compagine bianconera.

Nonostante la rete iniziale il piano partita delle due squadre non cambia: è la Juventus in virtù del più elevato tasso tecnico a fare la partita con un Parma intenzionato a contenere per poi ripartire in verticale con rapidità soprattutto grazie alla velocità di Gervinho e al brio di Di Gaudio che più volte si sono scambiati posizione nel corso della partita. L’ivoriano in particolare è stata una spina nel fianco per quasi un’ora di gioco e più volte ha creato scompiglio in una Juventus distratta.  In fase di non possesso la squadra di D’aversa si schiera con un 4-5-1 abbastanza elastico con gli esterni alti che in base alla posizione del pallone e degli uomini avversari si abbassano o si alzano a piacimento. Ciò non impedisce alla Juventus di poter agire e sviluppare la manovra sugli esterni in maniera tutto sommato agevole. D’Aversa spinge i suoi ad adottare anche un pressing orientato sull’uomo ma talvolta non è ben coordinato e la Juve più volte riesce a uscire.

Le marcature sono a uomo ma Matuidi è solo e libero di ricevere al centrocampo. Cuadrado nella circostanza ritarderà troppo e tornerà indietro da Bonucci

La Juventus in fase di non possesso assume il classico 4-4-2 in cui Bernardeschi scala sulla linea dei centrocampisti e Matuidi si allarga a sinistra mentre Mandzukic rimane più schiacciato verso il centrocampo rispetto a Ronaldo abbassandosi talvolta a fianco di Matuidi. In fase di possesso palla i bianconeri, come già visto contro la Lazio, fanno fatica a rendersi pericolosi passando per il centro sia per un centrocampo troppo piatto sia per una partita sottotono di Pjanić e Khedira. Soltanto quando il bosniaco è riuscito a giocare palloni in “zona 14” e quando Bernardeschi ha ricevuto palloni in verticale nel mezzo spazio destro la squadra di Massimiliano Allegri ha creato qualche presupposto pericoloso per vie centrali. Per il resto la manovra si è sviluppata per lo più sulle fasce con Cuadrado a destra e con le combinazioni tra Sandro, Matuidi, Mandzukic e Ronaldo sul lato sinistro. Se a sinistra però le azioni hanno quasi sempre creato presupposti pericolosi riuscendo a bucare più volte la difesa emiliana, a destra il colombiano è stato molto impaziente e poco concreto tentando quasi ossessivamente il cross piuttosto che optare per giocate più associative.

La passmap sovrastante fornisce qualche interessante suggerimento: in primis evidenzia come la Juventus abbia attaccato maggiormente sul lato sinistro mentre si sia affidata a Bonucci e Cuadrado per l’uscita palla al piede. A tal proposito è apparsa evidente la differente interpretazione del ruolo del colombiano rispetto a Cancelo. Cuadrado ha un’attitudine più diretta e meno di ragionamento rispetto a Cancelo che invece grazie a un primo controllo sublime riesce a gestire con più pazienza e calma il pallone anche sotto pressione. Tornado al grafico si evince un Pjanić meno centrale nello sviluppo della manovra (quinto giocatore bianconero per palloni toccati) e un Bernardeschi operativo in una zona più centrale grazie alla sua capacità di venire dentro al campo. Nel video sottostante si può osservare un’ azione già vista contro la Lazio: Ronaldo si abbassa per giocare palla, passaggio a Bonucci con Matuidi che intanto si è buttato nello spazio lasciato libero dal movimento del portoghese. CR7  si presenta puntualmente a rimorchio ma gli viene rubato il pallone. Contro la Lazio la palla andò a Khedira che colpì il palo

 

 

In questo contesto tattico la Juventus però gioca una primo tempo pieno di distrazioni in cui concede grandi spazi a Gervinho e Di Gaudio che spesso hanno molti metri da poter percorrere indisturbati palla al piede o che si trovano in 2 vs 1 contro il terzino bianconero grazie al supporto della mezz’ala. Inoltre la manovra è abbastanza compassata con una circolazione lenta in cui il centrocampo non riesce a dare il cambio di ritmo necessario. Le squadre sono spesso lunghe, la Juve complice anche un po’ di sfortuna non riesce a raddoppiare e viene punita al minuto 33 da un’azione del Parma sviluppata sulla catena laterale sinistra.

Nonostante il cambio di punteggio l’andamento del match non cambia con una Juve che mantiene di più il pallone (67% di possesso palla a fine primo tempo) ma che non concretizza e concede troppe sortite offensive agli avversari.

Per il secondo tempo entrano in campo gli stessi ventidue che hanno concluso la prima frazione di gioco ma fin da subito la Juve sembra più quadrata e riesce a tenere meglio il campo. Inoltre la volontà di segnare porta i bianconeri a ridurre qualche tempo di gioco nello sviluppare l’azione e i benefici si vedono pressoché immediatamente. Qui sotto si può osservare Chiellini che senza cincischiare troppo serve Ronaldo, sempre abilissimo nel farsi trovare pronto in campo aperto.

 

Insomma, non serviva molto per essere pericolosi

Poco prima dell’ora di gioco arrivano il primo cambio del match: dentro Douglas Costa per Bernardeschi nella Juve. Al minuto 58 i bianconeri ritornano in vantaggio con una splendida azione confezionata sull’out di sinistra che premia l’inserimento di Matuidi.

Bravino il numero 17

Anche D’aversa effettua i primi cambi: dentro Da Cruz e Deiola per Gervinho e Rigoni. Con l’uscita dell’ex giallorosso, il più pericoloso fino a quel momento, il Parma vede ridursi drasticamente le sue possibilità in proiezione offensiva  e in effetti nel prosieguo del match la sua assenza si sentirà. In ogni caso per l’ultima mezz’ora la Juventus occupa molto meglio il campo, soprattutto in ampiezza e va più volte vicina al terzo gol. Allegri poi al minuto 73 inserisce Emre Can per Pjanić e a 1o minuti dal termine Dybala per Khedira passando al 4-2-3-1. Fino al termine la Juve rischia poco o nulla, ad eccezione di un contropiede ben gestito dal Parma su un pallone recuperato nella propria trequarti.

La Juventus porta a casa i tre punti ed è questo che conta in questo preciso momento della stagione. I meccanismi sono da affinare e la squadra bianconera, soprattutto nel primo tempo, non è stata precisa e concreta in fase offensiva nè tantomeno imperforabile in fase difensiva. Sono ancora parecchi gli aspetti che vanno limati: la conoscenza tra gli attaccanti con un CR7 che comunque ha avuto delle buone occasioni ma le ha sprecate come può capitare a tutti gli attaccanti; la gestione degli spazi in transizione negativa; le troppe occasioni concesse al Parma.  Una Juve compassata e non brillante è comunque a punteggio pieno. Ora la sosta, e poi si riparte.

 

 

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Classe 1996, di Novara, aspirante magistrato, allenatore alle prime armi, appassionato (anche) di tennis e tifoso juventino fin da piccolo.

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