La Terra dei cachi 139/ Dancing in the darkness

di Kantor


Ancora sul gioco vs. la coreografia del gioco.

 

[mks_dropcap style=”square” size=”52″ bg_color=”#F2F2F2″ txt_color=”#000000″]M[/mks_dropcap]i dicono sempre che  su Sarri sono monotematico, ovvero che alla fine dico sempre le stesse cose. Ma non è colpa mia, perchè è Sarri che continua sempre a fare le stesse cose. Attenzione non voglio dire che Sarri ha giocato con uno schema solo in carriera; questo è falso, perchè  per esempio a Empoli giocava col trequartista e a Napoli no. Ma una volta deciso uno schema si rimane con quello: in inverno, in primavera, col sole, con la pioggia, con il Real, con il Palermo etc.etc.

E a me non rimane altro che fare la stessa considerazione; se tu alleni il Sansovino in Eccellenza, ti viene una buona idea tattica e hai il grande merito di essere capace di insegnarla agli amabili brocchetti che alleni, un anno almeno vai avanti sicuro. E se sei fortunato anche due o tre. Ma se sali di livello le cose cambiano, perchè non solo gli avversari ti studiano, ma hanno anche le capacità tattiche di disegnare delle contromisure ad hoc.

Quando tutti hanno incominciato a lodare Sarri l’anno dell’Empoli c’era qualcosa che non mi quadrava; ma siccome non sono un tattico non ho mai avuto modo di formulare correttamente il mio pensiero.  Ma quando l’anno dopo mi sono accorto che Giampaolo all’Empoli stava facendo meglio di lui (con una squadra peggiore) ho cominciato ad osservare il Napoli con più attenzione. Non voglio entrare nel tattico; d’altronde nell’ultimo podcast Enrico ha spiegato perfettamente come gioca il Napoli di Sarri. Ma una cosa mi sento di dirla: Montali, che è stato un grande allenatore di volley, diceva sempre che non bisogno confondere il gioco con la coreografia del gioco. E quello che fa il Napoli è al 90% coreografia; certo gli allenamenti coi droni, i gesti ripetuti mille volte, i triangoli stretti fatti anche da gente non particolarmente tecnica, sono cose molto accattivanti. Ma poi, quando si va a stringere, ti accorgi che il Napoli concede un sacco di palle goal agli avversari forti e nelle partite impegnative non dura più di 45′.  Quest’anno poi ha perso pure male gli scontri diretti: malissimo in casa contro la Roma e, al di là delle solite chiacchere, piuttosto male anche a Torino.

Ma in quest’ultimo mese secondo me le cose si sono chiarite ulteriormente, perchè abbiamo  visto tre squadre fare a pezzettini il meccanismo del Napoli usando tre contromisure totalmente diverse.  Il Real Madrid si è  basato essenzialmente sulla forza dei suoi singoli; ha giocatori che sono di una/due categorie sopra quelli del Napoli in tutti i ruoli e ha puntato su quello. E il Napoli nel secondo tempo è stato devastato e poteva prenderne sei; e Koulibaly è finito col culo per terra due/tre volte, segno inequivocabile della differenza di livello tra le due squadre.

L’Atalanta invece ha esasperato il gasperinismo; gran corsa, marcature a uomo a tutto campo, continue verticalizzazioni e arate clamorose sulle fasce. E il Napoli è stato ridicolizzato a casa sua e ha persino subito l’Atalanta quando era in superiorità numerica.

La Juventus infine, dopo un primo tempo giocato un pò a pene di segugio, nel secondo ha semplicemente occupato militarmente il centrocampo con Pjanic che giocava a due tocchi. E il Napoli non è riuscito a tirare una volta in porta, rischiando anche   di essere seppellito di goal. E proprio il fatto che si siano lamentati in modo così clamoroso e ingiustificato dell’arbitraggio ne certifica la confusione.

Qualcuno penserà che ce l’ho con Sarri; in realtà l’uomo, al di là di qualche manifestazione tipica dell’allenatore italiano di provincia, mi sta anche simpatico. Come uomo di campo e come creatore tattico non si discute ed è soprattutto  uno dei pochi ad avere le idee chiare sulle possibilità e le potenzialità del Napoli.  Ma non sopporto tutti i suoi sicofanti, tutti quelli che ci hanno devastato gli attributi per mesi col gioco più bello d’Europa, tutti i nerd delle statistiche e degli xG che vanno in brodo di giuggiole per un triangolo stretto a metà campo e non si rendono conto che la prima misura della qualità è l’efficacia.  Sono loro il vero oggetto dei miei strali e ho intenzione di continuare a frustarli finchè i fatti me ne daranno l’occasione.

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