Checkpoint Sarri III – comunicazione e gestione

Dopo aver parlato di risultati e di progetto tecnico, concludiamo il nostro viaggio attraverso i primi mesi in bianconero di Maurizio Sarri parlando dell’aspetto comunicativo e della sua capacità di gestione del gruppo. 


Sarri comunicatore

L’arrivo di Sarri alla Juventus ha scatenato fin da subito reazioni contrastanti. C’è chi ci ha visto una sorta di liberazione, paragonabile – per toni e contenuti – alla vittoria della Resistenza sul Nazifascismo e chi ha commentato il suo ingaggio con un registro più adatto alla descrizione di una catastrofe naturale piuttosto che ad un normale avvicendamento su di una panchina di calcio. In mezzo a queste opinioni così polarizzate troviamo tanti argomenti interessanti e dubbi legittimi.

Una delle principali perplessità sul neo-tecnico juventino era legata all’aspetto comunicativo. Se, infatti, la bontà del lavoro sul campo viene riconosciuta anche dai suoi più fermi detrattori, più preoccupante era il Sarri davanti al microfono.  Resosi protagonista soprattutto durante l’esperienza partenopea di dichiarazioni quantomeno discutibili, fin dalla sua conferenza di presentazione (qui la nostra opinione a riguardo) ha avuto le luci dei riflettori puntate addosso. A dispetto di una palpabile emozione, si dimostra lucido, autoironico, calmo e pacato. Parla di campo e di calcio, senza fuggire davanti alle domande sul passato sotto il Vesuvio. Mette dei paletti chiari, cosa che gli eviterà tante domande scomode per tutto il resto della stagione:

“Ho vissuto 3 anni con il pensiero di battere la Juve perché eravamo in quel momento l’alternativa più credibile. Ho dato il 110% non ci siamo riusciti. Lo rifarei. […] La mia professionalità mi porterà a dare il massimo per questa squadra. Quello che ho fatto, posso averlo fatto con modi sbagliati, ma penso sia intellettualmente apprezzabile. Se ho un avversario che voglio sconfiggere in tutti i modi lo posso odiare, ma apprezzare”.

“Non so cosa sia lo stile Juve […] Certe cose le ho dette, certe le ho sbagliate, altre sono state strumentalizzate. Ho visto in questi giorni una polemica sulle maglie a strisce che stanno strumentalizzando perché in realtà è una litigata con Orsato e in realtà era dopo Empoli-Milan. La questione del dito è un errore da parte mia, una reazione esagerata che ho avuto, ma penso che fu ben spiegata fin da subito anche nel post partita. Io andai in sala stampa e dissi che avevo fatto un brutto gesto, un eccesso di reazione nei confronti di 10-15-20 stupidi e non nei confronti della Juventus. Non ho niente contro i tifosi della Juve […] poi se in mezzo a 45.000 persone ci sono 20 stupidi che ti sputano e ti dicono terrone di merda, dovevo non reagire, ma non li considero tifosi della Juventus”.

Lungo le settimane Sarri si è dimostrato un comunicatore decisamente superiore rispetto a quello di Napoli: abile a parlare sempre di calcio giocato, a spiegare problemi ed obiettivi di campo, mai rifugiatosi in puerili alibi, nonché bravo nel gestire a livello mediatico l’unico (apparente) problema di spogliatoio, ma – soprattutto – bravissimo a non farsi trascinare mai nel fango delle inevitabili polemiche giornalistiche.

Tutto liscio fino a domenica sera. La Juventus disputa una brutta prestazione e perde contro il Napoli. A fine partita, davanti ai microfoni di Sky, alla domanda “Fa più male perdere a Napoli?” Sarri risponde: “Ma no, sinceramente no. Sono contento per i ragazzi a cui sono e rimarrò affezionato per sempre, e quindi, se proprio devi perdere, perlomeno (che) siano contenti i ragazzi. Perché io gli devo molto e quindi se si tolgono dai problemi sono, alla fine, contento. Preferivo che cominciassero fra una settimana però…” 

Mentre in conferenza stampa, alla domanda:  “Sei sempre d’accordo che per avere i rigori bisogna avere la maglia a strisce?” Sarri risponde: “Infatti noi quest’anno non si ha più a strisce. Noi abbiamo avuto sei rigori e sei contro. Sarà quello…abbiamo giocato il doppio dei palloni nell’area avversaria però il conteggio dei rigori è sei a sei. Quindi…probabilmente è l’ora di rifare le maglie vecchia maniera”. 

Queste dichiarazioni hanno alzato un polverone tanto inaspettato quanto ingiusto. La risposta “sulle strisce” rientra esattamente nel filone del “Sarri buon comunicatore”: coglie al volo l’occasione per uscire da una domanda insidiosa, malandrina, ricordando a tutti quanto finora la Juventus sia stata sfortunata nell’assegnazione dei calci di rigore (a favore e contro), pur essendo prima in Serie A per passaggi effettuati nella trequarti avversaria e per minor numero di occasioni concesse su azione.

Un commento più approfondito lo merita la risposta all’emittente britannica. È davvero triste che si continui a chiedere al mondo del calcio un cambio di rotta a livello comunicativo e, alla prima occasione di dimostrarlo, agire nella solita maniera. In questo caso, Sarri è semplicemente sincero davanti al microfono nell’ammettere quanto debba a un gruppo che gli ha permesso di salire alla ribalta internazionale e, per questo, spera che possa risollevarsi. Dovremmo incominciare a capire che i rapporti umani che vanno a crearsi tra i professionisti non seguono le logiche settarie del tifo italiano.  Davvero vogliamo vederci qualcosa di strano?


Sarri gestore

L’ultima remora su Sarri era legata alla sua capacità di gestire uno spogliatoio ricco di campioni come quello della Juventus. Se nell’esperienza napoletana si è conquistato l’appellativo di Comandante anche grazie alla sua capacità di creare un gruppo coeso ed estremamente fiducioso dei suoi metodi e delle sue idee, al Chelsea ha avuto qualche problema. Infatti durante la scorsa stagione, dopo un ottimo avvio, dal centro di Cobham sono emerse indiscrezioni riguardo problemi di spogliatoio, confermate successivamente dallo stesso Sarri.

Alla Juventus l’approccio del gruppo è stato fin da subito positivo, cosa per niente scontata. Così i dubbi vengono pian piano fugati durante le settimane, sia dalle dichiarazioni dei calciatori (Pjanić, Bonucci, Dybala e Chiellini solo per citarne alcune) sia dall’assenza di “casi spinosi”, fatta eccezione per l’esagerato clamore mediatico dopo le sostituzioni di Ronaldo contro Milan e Lokomotiv.

Proprio la gestione dell’asso portoghese dovrebbe aver convinto anche i più diffidenti; questi, infatti, in base ad una presunta visione egualitaria del sarrismo, ipotizzavano un Ronaldo trattato da semplice pedina dello scacchiere e non da re del tavolo quale è, ed è sempre stato. Invece, nel corso delle settimane, il tecnico toscano non perde occasione per ricordare a tutti che – banalmente – “I giocatori? Non sono tutti uguali” e Cristiano è il meno uguale di tutti.

Concludiamo con un’ultima considerazione. Spesso, negli ultimi anni, abbiamo letto: “Sarri fa giocare sempre gli stessi giocatori”. Sarà vero? 

In questi primi mesi Sarri ha messo in campo 24 giocatori, gli unici a non scendere mai in campo sono Mandžukić e Pinsoglio. 

Line-up degli 11 più presenti in stagione

Schiera solo 4 giocatori con un minutaggio superiore ai 2.000 minuti (in ordine: Bonucci con 2.506′, Ronaldo, Pjanić e Alex Sandro) e ben 14 sopra i 1000 minuti. Sono solo 5 i calciatori con meno di 500 minuti: Douglas Costa, Rugani, Emre Can e gli infortunati Chiellini e Pjaca.

In definitiva, anche in questo caso, parte della narrazione su Sarri si è dimostrata errata e pretestuosa. Come già evidenziato al Chelsea, avendo a disposizione una rosa importante vi ha attinto a piene mani.

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