RONALDO OUT #1 – Come lo abbiamo sfruttato in campo?

Dalla “Juve di Manchester” (ottobre 2018) a “Ronaldo a Manchester” (agosto 2021).

Una parabola, un’era.

Questa felice sintesi del nostro amico Francesco Gioffredi rappresenta il triennio di Cristiano Ronaldo alla Juventus, acquistato per portare la squadra di Agnelli al vertice della Europa vincendo la Champions League. Come è andata a finire lo conosciamo ed è cronaca di questi giorni, ma quello che giustamente viene definito come un fallimento tecnico nasce dal campo e da nodi mai risolti dalla società e dai tre allenatori che si sono succeduti.

Cristiano Ronaldo arriva a Torino e trova una Juventus reduce da un campionato vinto col fiatone, un finale mozzafiato in cui hanno trionfato i guizzi dei campioni juventini e i fantasmi napoletani. In panchina siede Massimiliano Allegri, il tecnico degli scudetti e delle finali di Champions. Il mercato estivo è scoppiettante con l’arrivo di Cancelo ed Emre Can, oltre al ritorno di Spinazzola e Kean; la società, guidata ormai da Fabio Paratici, alza il livello tecnico della squadra e consegna al tecnico una delle formazioni giudicate maggiormente complete e profonde nella storia juventina. Il grande sacrificato è Gonzalo Higuain, eroe di San Siro, cui viene preferito come possibile partner del mito portoghese Mario Mandžukić.

Il debutto in quel di Verona con il Chievo vede schierata una Juventus offensiva, un 4-2-3-1 con Ronaldo vertice centrale libero di muoversi e alle cui spalle agiscono Douglas Costa-Dybala-Cuadrado. Non vedremo più questo schieramento (ed è un grande rimpianto). Con il passare delle giornate, Allegri cerca la quadratura del cerchio per trovare un maggiore equilibrio e per i primi mesi sceglie Dybala come partner di Cristiano Ronaldo in un 4-3-3 nel quale il dieci juventino agisce da falso centravanti, il sette agisce nella sua zona preferita di centrosinistra; a completare il tridente un giocatore meno attaccante, spesso Bernardeschi o Cuadrado.

Negli ultimi anni al Real Madrid, Cristiano è diventato sempre maggiormente uno specialista del gol, toccando palloni dentro area di rigore con un limitato contributo allo sviluppo della manovra. Nella squadra spagnola, la zona di centrosinistra è quella in cui la squadra sviluppa maggiormente le proprie trame di gioco, potendo contare sul contributo magistrale e maestoso di un terzino offensivo come Marcelo e di un signore del centrocampo quale Toni Kroos; spesso nelle zone di centrosinistra si trova a muoversi anche Isco nei suoi delicati compiti di raccordo tra centrocampo e attacco. Il classico partner di attacco di Cristiano è Benzema, un fuoriclasse troppe volte e troppo spesso sottovalutato: il francese possiede sensibilità tecnica e tattica, mobilità lungo il campo, intelligenza calcistica superiore, doti che lo rendono ideale per compensare col suo movimento i tagli dentro area di rigore del portoghese.

Alla Juventus la situazione è opposta. La zona scelta per costruire maggiormente il gioco è quella di destra, dove si trovano i vari Bonucci-Cancelo-Cuadrado e spesso anche Dybala. L’argentino, infatti, predilige svariare dalla zona centrale, svuotando l’area di rigore, creando un problema ad Allegri. Il tecnico quindi preferisce Mandzukic, quasi identificando il lui il giocatore più simile a Benzema, ma il croato, pur avendo forza fisica e rappresentando un riferimento tecnico, non ha quella sensibilità tecnica e tattica del francese del Real, costringendo di fatto la Juventus ad avere sempre più un gioco verticale e diretto, in cui il crossing game diventa fondamentale.

La presenza di Cristiano Ronaldo sul centro sinistra, in fase di non possesso, crea a cascata una altra situazione complicata da risolvere; il suo contributo difensivo pressoché nullo (a lui vengono chiesti solo compiti semplici che non vengono eseguiti con intensità costante e dedizione) cui si aggiunge la volontà di trovare un equilibrio difensivo, fanno scegliere ad Allegri utilizzo di un centrocampista di sinistra in grado di coprire il portoghese, permettendo così alla Juventus di passare dal 4-3-3 col pallone al 4-4-2 senza palla. Matuidi, così, diventa un giocatore centrale col doppio compito di adeguarsi ai movimenti di Ronaldo: col pallone, infatti, il francese deve leggere i movimenti in libertà di Cristiano, garantendo ampiezza quando il compagno stringe, oppure attaccando spazio centrale quando il 7 invece resta largo.

A sinistra la prima stagione alla Juventus, a destra l’ultima al Real.

La prima stagione si conclude con il bottino di 21 gol in campionato e una deludente esperienza in CL, dove la squadra viene eliminata ai quarti; felice eccezione la notte del RE, dove Cristiano è semplicemente letale e trascinante nella rimonta. Nella stagione in cui la Juventus aveva come obiettivo dichiarato (da Andrea Agnelli) quello di vincere la Champions, qualcosa è andato storto. Cristiano tocca un numero nettamente inferiore in area di rigore, complice un gioco diretto e verticale della squadra, non capace di risalire il campo con costanza e qualità tramite il palleggio; la presenza sulla sinistra di Alex Sandro e Matuidi indebolisce il tasso tecnico della squadra (il confronto con la zona di centrosinistra del Real è impietoso) e costringe Ronaldo ad abbassarsi e defilarsi per aiutare la squadra ad attaccare anche sulla sinistra, diventando sempre maggiormente il riferimento su quella corsia.

Estate. La Juventus insegue Guardiola, sceglie poi Sarri, che è dipinto come anti-Allegri. La società di fatto si ferma a questo cambiamento e non costruisce la squadra per il fuoriclasse portoghese, comprendendo la natura delle difficoltà del primo anno e intervenendo sul mercato per risolvere i problemi.

Sarri si presenta a Re Cristiano visitandolo sullo yacht, una gita che andava evitata e che termina con un fallimento. Ronaldo non vuole e non si sente un centravanti, rifiuta quanto offerto e chiesto da Sarri: è lui che decide dove giocare, sostanzialmente.

E allora partono gli esperimenti. Il rientro di Higuain, giocatore intelligente e tecnico, permetterebbe di avere sia presenza dentro area di rigore, così come avere giocatore in grado di coniugare i movimenti del portoghese, ma il calo atletico del nove argentino diventa sempre più evidente, tanto da rendere non praticabile questa pista. Resta Dybala come partner, ma con i tre problemi ereditati la stagione precedente: riempire l’area di rigore, coniugare presenza di Cristiano dentro sistema difensivo, togliere compiti a Ronaldo tramite una manovra più ragionata.

Non ha funzionato. Cristiano crea problemi a una Juventus che non è in grado di aiutarlo e finisce con mangiarsi lui la squadra. La necessità di avere un centravanti in grado di coniugare la sua libertà di movimento, la zona di centro sinistra come prediletta, la presenza di un centrocampista capace di leggere suoi movimenti e supportarlo senza palla non si possono sposare con un gioco spesso schematico in cui i giocatori devono muoversi in maniera sinfonica come una orchestra. Nonostante quanto detto, il contributo in termini di gol sale coi 31 gol in Serie A, grazie al numero maggiore di tocchi dentro area di rigore, ma la sua presenza non basta a una Juventus incapace di passare il turno agli ottavi.

Estate. Altro giro di panchina. Arriva Andrea pirlo con il calcio fluido. Il nuovo tecnico bianconero vuole attaccare riempiendo tutte le zone del campo, garantendo ampiezza e profondità: in questo sistema di gioco, Cristiano viene posizionato nel corridoio di sinistra, accompagnato da una punta come Morata chiamato ad attaccare la porta. Come sempre, Ronaldo parte dalla sua amata zona di centrosinistra, aprendosi a ricevere sulla corsia o scambiandosi posizione con il centravanti spagnolo. Dentro una squadra che ha crisi di identità e che non è in grado di rispondere positivamente alle volontà del tecnico, non funzionano la sua anarchia, la sua libertà posizionale. Lo vediamo spesso rallentare il palleggio della squadra, perdere palloni, sbagliare passaggi, sporcare e ostruire traiettorie di passaggio. In alcuni momenti della stagione, nonostante in serie A sia sempre mostruosamente realizzativo (ma sempre meno decisivo con le squadre top), viene percepito inizio di un declino fisico; le sue difficoltà vengono evidenziate nel terreno di caccia della Champions dove di fatto non riesce mai a incidere.

Inoltre, come accaduto con Sarri, la sua presenza non si coniuga affatto bene con la volontà di pressare alto e recuperare quanto prima il pallone. La sua pigrizia e la sua anarchia tolgono di fatto un elemento alla squadra.

Insomma, quello tra Cristiano Ronaldo e la Juventus è stato un fallimento tecnico. Lo specialista letale del Real Madrid viene sempre più coinvolto nello sviluppo del gioco causa mancanze croniche a centrocampo e utilizzato per risalire il campo sulla sinistra, allontanandolo dall’area di rigore. Le responsabilità sono anche dei tre allenatori che si sono succeduti, ma soprattutto di una società che ha di fatto trattato il portoghese come la più grande opportunità di mercato, pensando con eccessiva semplicità che bastasse la sua presenza per vincere la Champions. Non è stata costruita una squadra attorno alla presenza di Ronaldo, non sono stati risolti nodi tecnici tramite interventi sul mercato. Un fallimento che rappresenta esempio più alto e grande di come qualsiasi squadra debba essere costruita e disegnata attorno a una precisa idea di gioco.

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